03/11/2017
Montecitorio, Sala Aldo Moro

Intervento nell’ambito dell’incontro ‘Il primo anniversario dell’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi: le opportunità per lo sviluppo sostenibile dell’Italia e dell’Unione europea’, promosso dal Kyoto Club

Buon giorno a tutte e a tutti.

Saluto gli organizzatori di questo incontro, il Kyoto Club, i relatori, i parlamentari, e do il benvenuto all'Ambasciatore di Francia Christian Masset, che interverrà tra poco. Mi fa piacere che sia qui oggi con noi. Partiamo da qualche dato. Come avete visto, pochi giorni fa l'Organizzazione meteorologica mondiale ha fornito dati aggiornati sulla concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera.

Sono dati assolutamente preoccupanti. Il livello di concentrazione ha continuato a salire anche nel 2016. Adesso, sempre secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale, saremmo al più elevato punto negli ultimi 800 mila anni. Io non se neanche come si possa fare una valutazione del genere, ma siccome sono gli esperti a farla io ci credo e ho paura, e penso che stiamo veramente arrivando al punto di non ritorno. E questo accade nonostante negli ultimi tre anni ci sia stata una stabilizzazione delle emissioni da parte dei diversi Paesi, compresa la Cina. Il fatto che non si riesca a ridurre l'accumulo di Co2 presente nell'atmosfera è qualcosa che forse ci deve far riflettere su quello che stiamo facendo. Forse bisogna pensare ad aggredire questa realtà con l'uso di nuove tecnologie. Bisogna inventarsi qualcosa di più, perché quello che stiamo facendo evidentemente non basta. Quindi più sforzi, più sforzi per tutti e anche per l'Italia. Come sta messo il nostro Paese? Pare che abbia raggiunto dei buoni risultati nella green economy, sta lavorando per raggiungere gli obiettivi concordati a Parigi. In questa legislatura ci siamo occupati di ambiente in più occasioni: abbiamo introdotto gli ecoreati, abbiamo lavorato sul cosiddetto "collegato ambientale", ci sono stati gli eco-bonus; c'è una legge che mi sta molto a cuore, che abbiamo approvato alla Camera e che sta al Senato, quella sul contenimento del consumo del suolo. Mi auguro che, insieme ad altre leggi importanti di questa legislatura, anche quella venga approvata nei prossimi mesi che ci rimangono. Ma nonostante tutto c'è stato un incremento delle emissioni anche nel nostro Paese negli ultimi due anni. E allora bisogna fare di più, bisogna fare uno scatto coraggioso. Questo sarebbe il compito della politica, fare uno scatto coraggioso, un compito che dovremmo eseguire a tutti i livelli, internazionale, europeo e nazionale. E spero che la prossima legge di stabilità dia segnali chiari a questo riguardo perché ogni cosa ha un costo, e se si vuole investire in un cambiamento bisogna metterci le risorse; altrimenti ci si limita a dichiarazioni di intenti. Credo che la lotta ai cambiamenti climatici sia forse la più importante questione politica dei nostri tempi. Che cosa c'è di più importante che occuparsi del destino del pianeta? Non c'è una cosa più importante che occuparsi del futuro delle prossime generazioni, dei nostri figli e dei nostri nipoti. Non c'è nulla che possa avere la precedenza su questo. Se solo noi riuscissimo a concepire la politica come qualcosa che guarda lontano, l'arte del futuro…. L'arte del futuro non può limitarsi a parlare di collegi, di soglie di sbarramento, di legge elettorale. Per carità, tutte questioni serie, ma non può essere solo questo. L'arte del futuro deve intravedere una prospettiva, la deve strutturare, la deve delineare, tratteggiare, su quella deve lavorare per avere anche la capacità di dare fiducia ai cittadini: perché se la politica non fa questo, se la politica non pensa in grande, come fa ad appassionare i cittadini, se pensa solo al sondaggio di domani? E' così che poi avviene quello scollamento che abbiamo visto negli ultimi anni. Occuparsi del futuro del pianeta non significa soltanto correre ai ripari: "abbiamo fatto il guaio, adesso vediamo come arginare il danno". Non è solo questo: significa progettare un mondo nuovo. E' un'impresa tra le più affascinanti, io penso. Ed è una occasione straordinaria per la politica, per la scienza, per la ricerca, per le forze sociali. Mettiamoci intorno a un tavolo ad immaginare un mondo che funziona diversamente: perché se noi continuiamo così questo mondo ce lo giochiamo. Con questo spirito quest'anno, il 13 novembre, ho invitato alla Camera centinaia di sindaci da tutta Italia, che entreranno nell'aula di Montecitorio. Lo faccio ogni anno da quando sono Presidente della Camera, alla vigilia della Legge di Stabilità, perché i sindaci sono l'avamposto: i sindaci conoscono le problematiche più dirette e allora bisogna ascoltarli, e poi decidere come usare le risorse sulla base anche di quelle istanze. E dove, se non alla Camera dei deputati, quelle istanze devono trovare cittadinanza? Per questo il 13 novembre ho invitato più di 600 sindaci e sindache a venire a discutere. E sapete quale è il tema? Il tema è "Le città del futuro". Non è un esercizio da utopisti, da anime belle, è un esercizio di realtà che noi dobbiamo fare. Le città del futuro come devono essere? Ci sono sindache e sindaci che cominciano a ragionare su questo, sull'esperienza della mobilità sostenibile, su come si raccolgono i rifiuti in modo da non creare problemi all'ambiente - si può fare raccolta dei rifiuti senza creare problemi all'ambiente, c'è chi lo sta facendo. C'è chi sta facendo politiche sociali lungimiranti, c'è chi considera l'accoglienza dei rifugiati una questione di interesse collettivo, di tutti, di chi arriva e di chi sta nella società, nelle comunità, nelle città, con un occhio proiettato al futuro.

Il cambiamento, cari amici e care amiche, non basta invocarlo in un convegno, né tantomeno attenderlo: "Attendiamo questo cambiamento, poi qualcuno, prima o poi, lo metterà in atto". Facciamolo! Nel mio piccolo cerco di fare tutto quello che posso per stimolare il pensiero sul cambiamento, la curiosità sul cambiamento, la visione sul cambiamento, a tutti i livelli. Sicuramente su quello ambientale, che è prioritario, ma non solo. Anche sulle dinamiche sociali, su come si vive oggi, sul fatto che l'altro non è più portatore di arricchimento, di novità, di sorpresa, ma diventa automaticamente minaccia, pericolo. Ragioniamo su questo: non è normale che siamo obbligati a vivere in questo modo, tutti viviamo con la paura di qualcosa. La paura è un sentimento che va affrontato con azioni concrete, non bisogna subire né convivere con la paura, bisogna gestire il mondo che viviamo. Investire nell'ambiente non è una spesa, è una proiezione al futuro che fa bene anche alla politica e che crea anche lavoro. Questo global warming sta consumando anche il nostro ottimismo: noi stiamo diventando grigi, cupi, perché pensiamo che tutto questo sia ineludibile, che non si possa fermare, e invece sì, si può. Ragioniamo: quanto ci costano questi fenomeni, in termini di disastri naturali? Quanti rifugiati ambientali noi avremo nei prossimi anni? Sono tenuta a parlare rispetto anche ai rapporti che vengono fatti dagli organismi internazionali, perché da lì vengo e non improvviso. E allora, se i dati, se la scienza, se chi osserva vuole far capire che è necessario prendere decisioni, noi dobbiamo mettere al centro della nostra agenda questi rapporti, queste ricerche. Ci dicono gli esperti dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati che entro il 2050 i profughi ambientali - che è una nuova categoria, non lo devo dire a voi, lo sapete bene - supereranno i 250 milioni. E allora è nell'interesse di tutti occuparci del cambiamento climatico, delle conseguenze che questo ha sulla tenuta globale del nostro Paese. E allora voglio dire una cosa al Presidente statunitense, a Donald Trump, che ha fatto una campagna tutta incentrata su quello slogan "America first". Io penso che forse è più appropriato dire che lui abbia messo al centro un altro slogan: "oil first" o "coal first". Perché se lui avesse messo al centro gli interessi degli americani non sarebbe uscito da quell'accordo di Parigi che ci ha messo tutti insieme in quel momento importante, storico lo definirei. Se veramente volesse fare gli interessi degli americani, se "America first" avesse un senso, allora dovrebbe essere promotore dell'implementazione di quegli accordi di Parigi, non uscirne come invece ha fatto.

In conclusione, a Bonn, tra dieci giorni, avrà inizio la Conferenza Cop 23 per fare il punto sugli accordi di Parigi. Noi come Unione Europea, noi come Italia, in quella occasione siamo stati leader, siamo stati protagonisti, abbiamo svolto un ruolo importante, abbiamo parlato, noi Stati membri, con una sola voce. E io penso che, oggi più che mai, quel ruolo ci imponga una responsabilità aggiuntiva, proprio perché il nostro partner statunitense è uscito da quegli accordi. Noi abbiamo ancora di più la responsabilità di portarlo avanti. E quindi io spero che noi si abbia anche la lungimiranza di coinvolgere i giovani, i ragazzi, le ragazze, perché loro devono capire che anche il loro stile di vita ha un impatto sull'ambiente: la vita di ogni giorno può fare la differenza nella salvaguardia dell'ecosistema. Non posso, in conclusione, non ricordare una frase di Papa Francesco, una frase semplice, lapidaria ma molto efficace, che dice: "Non dimentichiamo mai che l'ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l'umanità e responsabilità di tutti". Responsabilità di tutti, appunto, vuol dire responsabilità di ciascuno. Quindi la dobbiamo sentire forte, questa responsabilità, ognuno sulle proprie spalle. Evitiamo che le future generazioni ci giudichino come coloro che, pur sapendo, decisero di non agire; pur sapendo, fecero un passo indietro. Evitiamo di essere ricordati così. Io vorrei che venissimo ricordati come coloro che si sono trovati di fronte ad un enorme problema, scientificamente provato, e di fronte a questo siamo stati in grado di trasformare un grande problema in una grande opportunità.

Vi ringrazio perché voi siete le punte di diamante di questa consapevolezza, voi da anni vi spendete per questo, da anni svolgete un servizio alla collettività e alla politica. Mi auguro che la politica riesca ad ascoltare questa voce, perché altrimenti ne pagheremo tutti le conseguenze. Vi ringrazio.