07/03/2014
Perugia, Palazzo Gallenga, Aula Magna

Inaugurazione dell'Anno Accademico 2013-2014 dell'Università per Stranieri di Perugia

Mi fa molto piacere intervenire all'apertura dell'anno accademico di questa prestigiosa università. Ringrazio il Rettore, professor Paciullo, per l'invito e per la sua efficace relazione introduttiva, il Sindaco di Perugia Boccali, i rappresentanti del personale tecnico-amministrativo e degli studenti, il professor Fedi per la sua prolusione. Saluto la Presidente Catiuscia Marini, la Vice Presidente della Camera Marina Sereni e i parlamentari presenti. Saluto tutto il corpo docente, le studentesse e gli studenti presenti.

La vostra Università ha un ruolo speciale fra le istituzioni di alta formazione italiane. Fu fondata 88 anni fa, ben prima quindi che si potessero anche solo immaginare i fenomeni attuali della globalizzazione. Nacque da una intuizione straordinariamente anticipatrice e felice: dare vita qui - in una delle più vivaci città italiane, nel cuore del nostro paese - ad un ateneo rivolto agli studenti stranieri. Fu un atto di grande coraggio e lungimiranza, una vera e propria scommessa sull'importanza della nostra cultura e della nostra lingua. Si è trattato, soprattutto, di un atto di fiducia nel valore positivo del confronto e dello scambio fra diverse culture e visioni del mondo.

Un'università che per questa impostazione sento culturalmente molto vicina.

La sua apertura anche agli studenti italiani permette oggi straordinarie opportunità di arricchimento reciproco fra i giovani che frequentano l'ateneo. Qui, in questa università, il mondo è già insieme. A Palazzo Gallenga è oggi attiva una comunità cosmopolita di docenti e studenti fra le più interessanti e intellettualmente attive d'Europa.

La provenienza degli studenti che frequentano questa università ha conosciuto, nel corso degli anni, continui mutamenti. Oggi si registra una notevole percentuale di giovani che arrivano da paesi dell'estremo oriente e in particolare dalla Cina. Questo fatto è certamente la testimonianza dei cambiamenti intervenuti sulla scena globale ma dimostra anche quanto siano vitali i nostri legami con mondi ai quali l'Italia ha sempre guardato con grande interesse. Penso ad esempio all'opera di quel vero antesignano della mediazione fra le culture che fu il mio conterraneo Matteo Ricci, nato a Macerata e morto a Pechino. Teologo, scienziato, narratore e grande conoscitore della Cina, nella quale visse per lunghi anni al tempo della dinastia Ming.

Ma qui sono rappresentate, in proporzioni diverse, tutte le aree geografiche del nostro pianeta.

Lasciatemi dire che essere oggi insieme a voi mi trasmette una grande emozione. Vorrei davvero che questa apertura al mondo si potesse moltiplicare in tante altre città del nostro paese.

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Ospitare giovani di origini tanto diverse ha una doppia importanza per l'Italia. Per quelli fra voi che sceglieranno di rimanere , questo periodo di formazione costituisce la forma migliore per iniziare un'esperienza di integrazione in una realtà come la nostra che ha un grande bisogno di energie nuove.

Ma rimarranno preziosi per l'Italia anche coloro che fra voi decideranno, dopo l'università, di affrontare altrove il loro viaggio umano e professionale. Mi è capitato spesso di incontrare in altri luoghi del mondo uomini e donne che, dopo avere studiato a Perugia, si sono impegnati nelle organizzazioni internazionali, o nella vita civile e politica del loro paese, nel mondo della cultura e dell'impresa.

Nel corso del mio precedente impegno professionale - circa venticinque anni nelle agenzie delle Nazioni Unite - ho avuto modo di incontrare parecchi di loro e vi posso assicurare che gli anni passati qui lasciano un segno indelebile, costruiscono un legame così forte con il nostro paese da alimentare una rete globale, invisibile ma estremamente vitale, di persone che continuano a guardare all'Italia come al luogo che li ha aiutati a sentirsi davvero cittadini del mondo.

Il nostro sistema universitario ha una estrema necessità di poli di attrazione come questo per far tornare l'Italia ciò che è sempre stata: un luogo della cultura universale che ogni essere umano dovrebbe avere desiderio di frequentare per completare la propria formazione. Ma per riuscirci è necessario fare uno sforzo anche nell'offerta linguistica.

Le lingue devono essere sempre più un veicolo di comunicazione e di coesione e non una barriera!

Il multilinguismo è l'orizzonte della contemporaneità. La diffusione dell'inglese, ad esempio, offre oggi uno straordinario veicolo di comunicazione globale. E questo non deve essere considerato una minaccia al pluralismo linguistico, ma un volano per ulteriori opportunità.

Tra i principi fondamentali della nostra Costituzione c'è quello che impone alla Repubblica di tutelare con apposite norme le minoranze linguistiche. E l'Italia si è data una legge che ha lo scopo di attuare questo principio.

Ma oggi,nel nostro paese , siamo di fronte a nuovi rischi : primo fra tutti quello di negare riconoscimento e cittadinanza ad altre minoranze che arrivano da noi e che i fenomeni di migrazione rendono sempre più presenti ed attive anche in luoghi e comunità fino a poco tempo fa caratterizzati da un'assoluta omogeneità culturale e linguistica. E allora il prezioso lavoro di valorizzazione del pluralismo culturale che fate qui deve essere diffuso a tutti i livelli del sistema educativo, dagli asili nido all'università. E' un compito enorme, destinato certamente a conoscere difficoltà e a sollevare contrasti da parte di chi, spesso per mera propaganda politica, considera la società come un'entità statica e nel tempo sempre uguale a se stessa.

Ma dobbiamo affrontarlo, questo compito, con consapevolezza e determinazione: è l'unica strada non solo per dare un futuro ai valori di rispetto della dignità umana, di giustizia e solidarietà sui cui si fonda il nostro progetto di democrazia, ma anche per aprirci a nuovi orizzonti sociali ed economici.

I nostri ragazzi devono poter essere competitivi nel mercato globale del lavoro e questo avviene solo se il sistema educativo è in grado di affrontare la sfida.

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Il vostro ateneo si è sforzato, nel corso degli anni, di aggiornare l'offerta formativa verso le esigenze attuali delle realtà produttive e professionali. Si sono avviati nuovi insegnamenti rivolti all'impegno nelle organizzazioni internazionali, al mondo della comunicazione d'impresa, alla promozione del nostro paese all'estero.

Queste iniziative costituiscono un servizio prezioso per il Paese e hanno uno speciale valore anche per la realtà territoriale umbra. Perugia non sarebbe Perugia senza la "sua" università per stranieri, che rappresenta uno degli ingredienti fondamentali dell'identità di questa bellissima città.

E lo dico essendo stata un'adolescente marchigiana che aveva il mito dell'Università di Perugia, proprio perché era il luogo dove si poteva fare amicizia con ragazze e ragazzi di tutto il mondo.

Negli anni settanta e ottanta, tra i giovani italiani, c'era una forte spinta a viaggiare per conoscere il mondo. E' stato il sogno e il progetto di tanti giovani. E' stato anche il mio progetto. Avrei potuto restare nella mia città, seguire il percorso già segnato dalla mia famiglia nello studio professionale di mio padre. E invece no, ho deciso di andare via, di entrare in contatto con altre storie ed altre culture.

Il viaggio conserverà sempre un grande valore simbolico. Ma la grande novità è che oggi il mondo ce lo abbiamo in casa. I nostri bambini lo conoscono fin dalle elementari attraverso i loro compagni di classe cinesi, indiani, africani. Come si fa a non cogliere la grande opportunità che tutto questo rappresenta !? E quale grettezza si nasconde nella testa di chi vede i fenomeni migratori come un pericolo, come una invasione che comprometterebbe la nostra identità nazionale !

Ma la nostra cultura non può che arricchirsi dal contatto e dallo scambio con altre visioni del mondo. E così l'Italia potrà essere, se lo vorrà, più pronta a svolgere un ruolo da protagonista nella globalizzazione.

Per questo ho definito spesso i migranti come l'avanguardia umana della globalizzazione. E penso che nel futuro lo stile di vita delle persone sarà sempre meno legato allo stesso fazzoletto di terra per tutta la vita e saranno sempre di più coloro che nasceranno in un paese, studieranno in un altro e lavoreranno in un altro ancora. Come si può pensare, d'altronde, che si affermi la libera circolazione di tutto ( beni, capitali, informazione ) ma non degli esseri umani !?

Sono sfide grandi e difficili, lo so. Ma proprio per questo vanno affrontate con coraggio e con curiosità. Quel coraggio e quella curiosità che hanno anche portato voi, care ragazze e cari ragazzi, a studiare qui a Perugia.

Ma non ci sono solo valori simbolici in gioco, per quanto importanti. La presenza a Perugia di una realtà così forte e consolidata come l'Università per gli stranieri costituisce un esempio molto concreto di come l'investimento nella cultura possa fare la differenza anche per lo sviluppo locale, perché rappresenta un traino alla offerta di servizi avanzati, all'innovazione tecnologica, alle attività ricettive e ricreative. Tutte cose che contribuiscono a dare durata e qualità allo sviluppo di un territorio.

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Vorrei concludere ritornando alla questione della lingua. Una lingua è molto più di un mero veicolo di comunicazione. Le parole che usiamo sono legate indissolubilmente al modo con cui vediamo il mondo, alle nostre passioni e alle nostre ragioni. Esprimono forse più di ogni altra caratteristica la nostra identità e personalità. Una sola parola può dare speranza, ma può anche umiliare e persino uccidere. E questo vale sia nei rapporti fra le persone che in politica. Ma vale anche tra i giovani.

Proprio per questo vi invito ad opporvi con forza all'utilizzo violento delle parole. Vi rivolgo un appello : dite NO alla violenza sotto ogni forma, di NO alla violenza verbale !

Mi riferisco in particolare all'onda montante di coloro che attraverso i mezzi di informazione e soprattutto attraverso il web e i social media vogliono sostituire all'argomentazione e alla critica la violenza dell'insulto. L'insulto sessista quando si tratta di donne, l'insulto turpe a sfondo sessuale, quello che nasconde l'incapacità di confrontarsi.

Care ragazze e cari ragazzi, siate radicali nelle vostre idee. Non rinunciate ad arrabbiarvi e ad indignarvi per fare valere le vostre convinzioni. Ma non venite mai meno a due cose : a vedere le ragioni dell'altro e ad un'etica del discorso che sia collegata in modo indissolubile al rispetto della persona.

Il vero linguaggio del cambiamento è quello di chi ha dalla propria parte la forza delle idee e della persuasione, anziché la brutale volontà di prevaricare l' interlocutore, considerandolo un nemico da abbattere o una "non persona".

E' solo questa forma di resistenza politica e morale che può salvare la nostra società dall'imbarbarimento.

Vi ringrazio.