Montecitorio, Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari
Da Net Mundial in Brasile all’Internet Governance Forum in Turchia – Un lungo viaggio verso una nuova governance di Internet
Buongiorno a tutti e a tutte. Saluto e ringrazio gli organizzatori di questo importante convegno e gli esperti che animeranno il dibattito. Mi fa piacere notare,a testimonianza del carattere dell'incontro, che tanti relatori sono internazionali. Welcome to all of you.
Saluto anche il Sottosegretario Antonello Giacomell, i deputati presenti, la componente dell'Autorità Antitrust Gabriella Muscolo e il Commissario Agcom Antonio Nicìta, tutti i partecipanti e chi ci segue via streaming.
E' ormai evidente a tutti che considerare Internet uno dei vari media è riduttivo e improprio. Internet è molto di più: è una dimensione, più che mai essenziale per il presente e futuro delle nostre società; una dimensione diventata in poco tempo un immenso spazio di libertà, di crescita, di scambio, di conoscenza, di partecipazione. Una dimensione che offre opportunità straordinarie anche per lo sviluppo della democrazia, ovunque nel mondo; e che infatti finisce sotto tiro ogni volta che un regime voglia bloccare le istanze di democrazia e di apertura del suo popolo.
Stiamo imparando, però, che la rete - esattamente come accade fuori dalla rete - può essere anche luogo di crescenti ingiustizie e di crescenti disuguaglianze. Stiamo iniziando a guardarci dall'invadenza degli Stati, dalle tracimazioni del potere politico: il Datagate è stato una lezione molto chiara, ha provocato un soprassalto di consapevolezza. Ma stiamo comprendendo anche meglio il ruolo che giocano poteri di altro tipo, smisurati poteri commerciali come quelli che esercitano i giganti della comunicazione, i cosiddetti Over The Top, che nelle nostre vite entrano in modo suadente - "è tutto gratis, non succede niente" - ma con lo scopo di perseguire i propri interessi. Cresce la conoscenza collettiva, crescono le domande, su temi che fino a poco tempo fa sembravano riservati agli addetti ai lavori: la net neutrality, l'accesso all'informazione sul web, il digital divide sono questioni - lo capiamo sempre meglio - che decideranno non dell'evoluzione di un settore, ma della qualità democratica delle nostre società. Mi ha colpito il fatto che la consultazione pubblica promossa dalla FCC (la Federal Communications Commission statunitense) sul possibile nuovo volto della net neutrality, che si è conclusa la scorsa settimana, ha registrato una partecipazione straordinariamente alta: 780mila commenti - quasi un record, a testimoniare che la questione è molto sentita nella società - contro la proposta che in Internet possa esserci una separazione tra linee superveloci e linee lente, con una distorsione del mercato e danni alla concorrenza e all'innovazione.
Ci sono domande che si stanno facendo sempre più incalzanti, come dimostra anche la crescente attenzione a questi temi da parte della Corte di Giustizia europea. Come garantire allo stesso tempo il diritto-dovere di informare e il diritto alla privacy, dopo la sentenza della Corte nei confronti di Google sul diritto all'oblìo? E chi deve assicurarlo, questo bilanciamento tra due diritti fondamentali? Basta l'accordo tra soggetti privati? E ancora: come proteggerci dal dover 'pagare' con la messa a rischio dei nostri dati personali l'accesso all'informazione? Anche in questo caso c'è un'importante sentenza alla quale far riferimento, quella con cui la Corte ha recentemente annullato la direttiva Ue sulla conservazione dei dati. E poi il tema delle minoranze e di quei gruppi sociali che talvolta in rete sono sottoposti ad attacchi tali da indurli ad abbandonare il campo. E le donne, spesso oggetto di insulti sconci e di minacce a sfondo sessuale. Come far sì che quello sia davvero uno spazio accessibile a tutti, e non un dominio dei violenti?
Sono interrogativi estremamente complessi, che ci mettono davanti a scelte di rilevanza strategica per le nostre società. E perché le risposte siano corrette è importante che siano elaborate con il metodo giusto. Le possiamo dare coinvolgendoci tutti in uno scambio, accrescendo la nostra consapevolezza e la volontà di essere'cittadini' della rete e non solo"utenti". Veri e propri cittadini digitali con diritti e doveri. In questo l'Internet Governance Forum gioca un ruolo fondamentale, perché fa della partecipazione di tutti al dibattito una ragion d'essere. Non si può, sarebbe una follia, prendere decisioni riguardanti la rete, bene comune per natura, senza assicurare la partecipazione più vasta possibile.
Appena un mese fa la Camera dei deputati ha organizzato un altro convegno, intitolato "Verso una Costituzione per Internet?", sul tema della cittadinanza digitale. L'abbiamo pensato guardando con attenzione e fiducia al semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea. Sono molto contenta che questa iniziativa di oggi possa inserirsi nel solco già aperto e far avanzare il dibattito pubblico, seppur con un'altra angolatura, su alcuni di quegli argomenti - l'evoluzione del modello di governance di Internet, la surveillance, la responsabilità degli internet providers, la net neutrality - che saranno al centro di alcune partite decisive dell'Unione europea per i prossimi mesi. Penso, ad esempio, al pacchetto di norme sulla protezione dei dati personali e quello sulla neutralità delle rete.
A questa fase così intensa la Camera è interessata a portare un contributo di proposta. Lunedì prossimo avvierà i suoi lavori - lo abbiamo annunciato venerdì scorso - laCommissione di studio sulla Rete,sui diritti e i doveri dei cittadini nell'età digitale, istituita dalla Presidenza della Camera dopo il convegno di metà giugno. L'abbiamo pensata prendendo spunto dal "Marco Civil", diventato legge ad aprile in Brasile, e da una ormai vasta produzione europea ed italiana: è qui da noi che il tema dell'Internet Bill of Rights è nato nel 2005, soprattutto grazie all'impulso del professor Rodotà, che infatti sarà uno dei membri della Commissione, composta da deputati, studiosi, operatori del settore e associazioni. Elaborerà alcuni principi e linee-guida da portare in autunno al confronto coi cittadini (ci sarà tramite consultazione pubblica su una piattaforma) e al tempo stesso da offrire al dibattito del nostro Parlamento e a quello dei Parlamenti europei, che saranno qui alla Camera a Roma in autunno per la conferenza interparlamentare sui diritti fondamentali nell'ambito del semestre europeo. E tra questi diritti ci sarà anche il diritto alla rete.
Ma la Commissione è solo l'ultima espressione di questo nostro impegno. L'adozione da parte della Camera dei social media per favorire l'interazione tra cittadini e l'istituzione;l'organizzazione di un primo Barcamp per raccogliere contributi finalizzati a migliorare la posizione dell'Italia rispetto agli indicatori dell'agenda digitale europea; lo svolgimento di un primo Hackathon per lo sviluppo di applicazioni volte a far comprendere meglio ai cittadini l'attività delle istituzioni; il convegno internazionale "From e-parliaments to smart parliaments" sono tutte iniziative che vanno in questa direzione.
Continueremo ad impegnarci su questa strada, convinti che grazie agli strumenti offerti dalla rete le nostre democrazie possano trovare nuovo impulso. Convinti che passi anche per questa via la possibilità di ridurre la distanza che oggi si fa molto sentire tra le istituzioni e i cittadini. Convinti che la cittadinanza digitale rappresenti la nuova grande opportunità di rinnovamento civico del nostro tempo, senza frontiere, per una società più aperta, più giusta, più inclusiva.
Da Net Mundial in Brasile all’Internet Governance Forum in Turchia – Un lungo viaggio verso una nuova governance di Internet
Buongiorno a tutti e a tutte. Saluto e ringrazio gli organizzatori di questo importante convegno e gli esperti che animeranno il dibattito. Mi fa piacere notare, a testimonianza del carattere dell'incontro, che tanti relatori sono internazionali. Welcome to all of you.
Saluto anche il Sottosegretario Antonello Giacomell, i deputati presenti, la componente dell'Autorità Antitrust Gabriella Muscolo e il Commissario Agcom Antonio Nicìta, tutti i partecipanti e chi ci segue via streaming.
E' ormai evidente a tutti che considerare Internet uno dei vari media è riduttivo e improprio. Internet è molto di più: è una dimensione, più che mai essenziale per il presente e futuro delle nostre società; una dimensione diventata in poco tempo un immenso spazio di libertà, di crescita, di scambio, di conoscenza, di partecipazione. Una dimensione che offre opportunità straordinarie anche per lo sviluppo della democrazia, ovunque nel mondo; e che infatti finisce sotto tiro ogni volta che un regime voglia bloccare le istanze di democrazia e di apertura del suo popolo.
Stiamo imparando, però, che la rete - esattamente come accade fuori dalla rete - può essere anche luogo di crescenti ingiustizie e di crescenti disuguaglianze. Stiamo iniziando a guardarci dall'invadenza degli Stati, dalle tracimazioni del potere politico: il Datagate è stato una lezione molto chiara, ha provocato un soprassalto di consapevolezza. Ma stiamo comprendendo anche meglio il ruolo che giocano poteri di altro tipo, smisurati poteri commerciali come quelli che esercitano i giganti della comunicazione, i cosiddetti Over The Top, che nelle nostre vite entrano in modo suadente - "è tutto gratis, non succede niente" - ma con lo scopo di perseguire i propri interessi. Cresce la conoscenza collettiva, crescono le domande, su temi che fino a poco tempo fa sembravano riservati agli addetti ai lavori: la net neutrality, l'accesso all'informazione sul web, il digital divide sono questioni - lo capiamo sempre meglio - che decideranno non dell'evoluzione di un settore, ma della qualità democratica delle nostre società. Mi ha colpito il fatto che la consultazione pubblica promossa dalla FCC (la Federal Communications Commission statunitense) sul possibile nuovo volto della net neutrality, che si è conclusa la scorsa settimana, ha registrato una partecipazione straordinariamente alta: 780mila commenti - quasi un record, a testimoniare che la questione è molto sentita nella società - contro la proposta che in Internet possa esserci una separazione tra linee superveloci e linee lente, con una distorsione del mercato e danni alla concorrenza e all'innovazione.
Ci sono domande che si stanno facendo sempre più incalzanti, come dimostra anche la crescente attenzione a questi temi da parte della Corte di Giustizia europea. Come garantire allo stesso tempo il diritto-dovere di informare e il diritto alla privacy, dopo la sentenza della Corte nei confronti di Google sul diritto all'oblìo? E chi deve assicurarlo, questo bilanciamento tra due diritti fondamentali? Basta l'accordo tra soggetti privati? E ancora: come proteggerci dal dover 'pagare' con la messa a rischio dei nostri dati personali l'accesso all'informazione? Anche in questo caso c'è un'importante sentenza alla quale far riferimento, quella con cui la Corte ha recentemente annullato la direttiva Ue sulla conservazione dei dati. E poi il tema delle minoranze e di quei gruppi sociali che talvolta in rete sono sottoposti ad attacchi tali da indurli ad abbandonare il campo. E le donne, spesso oggetto di insulti sconci e di minacce a sfondo sessuale. Come far sì che quello sia davvero uno spazio accessibile a tutti, e non un dominio dei violenti?
Sono interrogativi estremamente complessi, che ci mettono davanti a scelte di rilevanza strategica per le nostre società. E perché le risposte siano corrette è importante che siano elaborate con il metodo giusto. Le possiamo dare coinvolgendoci tutti in uno scambio, accrescendo la nostra consapevolezza e la volontà di essere'cittadini' della rete e non solo"utenti". Veri e propri cittadini digitali con diritti e doveri. In questo l'Internet Governance Forum gioca un ruolo fondamentale, perché fa della partecipazione di tutti al dibattito una ragion d'essere. Non si può, sarebbe una follia, prendere decisioni riguardanti la rete, bene comune per natura, senza assicurare la partecipazione più vasta possibile.
Appena un mese fa la Camera dei deputati ha organizzato un altro convegno, intitolato "Verso una Costituzione per Internet?", sul tema della cittadinanza digitale. L'abbiamo pensato guardando con attenzione e fiducia al semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea. Sono molto contenta che questa iniziativa di oggi possa inserirsi nel solco già aperto e far avanzare il dibattito pubblico, seppur con un'altra angolatura, su alcuni di quegli argomenti - l'evoluzione del modello di governance di Internet, la surveillance, la responsabilità degli internet providers, la net neutrality - che saranno al centro di alcune partite decisive dell'Unione europea per i prossimi mesi. Penso, ad esempio, al pacchetto di norme sulla protezione dei dati personali e quello sulla neutralità delle rete.
A questa fase così intensa la Camera è interessata a portare un contributo di proposta. Lunedì prossimo avvierà i suoi lavori - lo abbiamo annunciato venerdì scorso - laCommissione di studio sulla Rete, sui diritti e i doveri dei cittadini nell'età digitale, istituita dalla Presidenza della Camera dopo il convegno di metà giugno. L'abbiamo pensata prendendo spunto dal "Marco Civil", diventato legge ad aprile in Brasile, e da una ormai vasta produzione europea ed italiana: è qui da noi che il tema dell'Internet Bill of Rights è nato nel 2005, soprattutto grazie all'impulso del professor Rodotà, che infatti sarà uno dei membri della Commissione, composta da deputati, studiosi, operatori del settore e associazioni. Elaborerà alcuni principi e linee-guida da portare in autunno al confronto coi cittadini (ci sarà tramite consultazione pubblica su una piattaforma) e al tempo stesso da offrire al dibattito del nostro Parlamento e a quello dei Parlamenti europei, che saranno qui alla Camera a Roma in autunno per la conferenza interparlamentare sui diritti fondamentali nell'ambito del semestre europeo. E tra questi diritti ci sarà anche il diritto alla rete.
Ma la Commissione è solo l'ultima espressione di questo nostro impegno. L'adozione da parte della Camera dei social media per favorire l'interazione tra cittadini e l'istituzione; l'organizzazione di un primo Barcamp per raccogliere contributi finalizzati a migliorare la posizione dell'Italia rispetto agli indicatori dell'agenda digitale europea; lo svolgimento di un primo Hackathon per lo sviluppo di applicazioni volte a far comprendere meglio ai cittadini l'attività delle istituzioni; il convegno internazionale "From e-parliaments to smart parliaments" sono tutte iniziative che vanno in questa direzione.
Continueremo ad impegnarci su questa strada, convinti che grazie agli strumenti offerti dalla rete le nostre democrazie possano trovare nuovo impulso. Convinti che passi anche per questa via la possibilità di ridurre la distanza che oggi si fa molto sentire tra le istituzioni e i cittadini. Convinti che la cittadinanza digitale rappresenti la nuova grande opportunità di rinnovamento civico del nostro tempo, senza frontiere, per una società più aperta, più giusta, più inclusiva.
Grazie dell'attenzione. Buon lavoro.