02/07/2013
Montecitorio, Sala della Regina

Relazione annuale sull’attività svolta dalla Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali

Buon giorno a tutte e a tutti. Saluto il Presidente Alesse, i signori Commissari, le autorità presenti. Benvenuti alla Camera dei Deputati. È con profondo interesse che ospitiamo oggi la " Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali", in occasione della presentazione della Relazione annuale sulla sua attività. Da questa relazione, ne sono certa, scaturiranno elementi utili, di riflessione e di proposta, anche per l'iniziativa legislativa. La Commissione agisce su un tema quanto mai cruciale : come bilanciare fra loro diritti costituzionalmente tutelati, come sono quelli dei lavoratori e quelli dei cittadini utenti dei servizi pubblici. E' un tema non nuovo : sono passati ventitré anni dall'approvazione della legge 146, che ha istituito la Commissione. E quella legge, a sua volta, è stato il punto di approdo di un lungo dibattito tra i giuristi, le organizzazioni sindacali e datoriali, le forze politiche e le associazioni degli utenti.

Ma è un tema quanto mai attuale, in una fase storica di grande difficoltà e incertezza sul piano economico e di acute sofferenze sociali. La grande emergenza dell'Italia si chiama disoccupazione. Manca il lavoro e quando c'è, è precario e sottopagato. La morsa della crisi continua a infliggere colpi durissimi alla nostra struttura produttiva e soprattutto alle famiglie italiane.

Si attende, in alcuni casi da anni, il rinnovo di importanti contratti nazionali di lavoro. Gli enti locali non sono nelle condizioni di corrispondere alla domanda di tutela sociale che viene loro rivolta da fasce crescenti di nuovi poveri.

Tutto questo rende la tenuta del Paese e la credibilità delle istituzioni estremamente fragili, mentre si diffonde l'angoscia e cresce la tensione sociale.

Da quando sono stata eletta Presidente della Camera, in poco più di tre mesi, ho ricevuto oltre venticinquemila lettere e messaggi, la stragrande maggioranza dei quali sono di persone che denunciano o lamentano ingiustizie e difficoltà economiche insormontabili. Chiedono alle Istituzioni di essere ascoltati, di non voltare la testa altrove.

La disperazione tocca in particolare le donne, le prime ad essere escluse dal mercato del lavoro.

Cito questo dato per dare conto di una sofferenza grave, diffusa in ogni parte del Paese. Ne è drammatica testimonianza il numero di persone che si tolgono la vita, perché schiacciati dalla povertà, dalla perdita di ogni speranza e dalla solitudine.

Ma a differenza di quanto accade in altri Paesi ugualmente investiti dalla crisi, non c'è in Italia una situazione di scontro sociale aspro e incontrollato.

Le organizzazioni dei lavoratori stanno dando prova di tenuta e di grande senso di responsabilità. Dobbiamo riconoscerlo.

Questo non significa, ovviamente, che non ci siano mobilitazioni, scioperi, manifestazioni sindacali. Ci mancherebbe altro. E investono spesso anche i servizi pubblici, come nel caso dei trasporti, creando disagio alla popolazione e cioè ad altri lavoratori.

Ma queste mobilitazioni si svolgono entro i confini di una normale dialettica sociale.

E tuttavia, senza risposte concrete al dramma della disoccupazione, del precariato, della caduta verticale del potere d'acquisto degli stipendi e delle pensioni, la situazione potrebbe anche repentinamente cambiare in peggio. E questo deve essere chiaro a tutti noi.

Ecco perché risulta non solo importante, ma straordinariamente attuale il tema dell'incontro odierno.

La dialettica politica e il conflitto sociale sono il sale di ogni società democratica. A condizione, ovviamente, che si esprimano per via pacifica e rispettando le regole della civile convivenza.

Per questo il diritto di sciopero è riconosciuto dalla nostra Costituzione . E per questo, come recita l'art. 40, esso " si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano".

Ma la legge, su materie così delicate, non può consistere in vincoli calati dall'alto sulle spalle dei protagonisti della vita sociale.

E' la società stessa, attraverso le sue espressioni organizzate, che deve essere responsabilizzata.

Ecco il valore della legge 146. Essa è stata, come dicevo, il punto di arrivo di un dialogo che ha impegnato fortemente le parti sociali. E alle stesse parti sociali la legge ha affidato il compito di predisporre le regole mediante le quali è possibile esercitare il diritto di sciopero nei singoli settori dei servizi pubblici essenziali.

L' autorità di garanzia interviene soltanto in caso di inerzia delle organizzazioni sindacali e datoriali o in caso di inidoneità delle intese raggiunte.

Con queste modalità si è giunti alla definizione di un sistema concordato di norme sui livelli essenziali dei servizi da erogare.

Come sappiamo, uno dei capisaldi della legge del 1990 è quello per cui nei servizi pubblici essenziali occorre dare il preavviso prima di effettuare lo sciopero. E quando questo non accade la Commissione di garanzia deve far ricorso ai suoi poteri di sanzione.

Ma una prospettiva unicamente sanzionatoria, in un contesto delicato come quello attuale, non è certo sufficiente. E' altrettanto importante agire sul fronte della prevenzione dei conflitti e della limitazione degli effetti che ne possono derivare. Lo sforzo crescente dell'Autorità di entrare, fin dove consentito, nel merito delle controversie, al fine di mettere in atto procedure di raffreddamento e prevenzione dei conflitti, va nella giusta direzione, in quanto consente di esplorare a fondo , con il coinvolgimento delle parti sociali, tutte le strade che possono condurre a evitare l'interruzione di importanti servizi.

La Commissione ha dunque svolto un ruolo prezioso in tutto il processo di attuazione della legge. Un ruolo per il quale tutte le istituzioni vi debbono riconoscenza.

Ecco, in breve, le ragioni per le quali considero importante l'incontro odierno.

Impegni istituzionali già in agenda non mi consentono di restare e di ascoltare la relazione del Presidente Alesse. Me ne scuso. La leggerò con estrema attenzione, perché so quanto è importante il lavoro che la Commissione sta svolgendo.

A tutte e a tutti, i migliori auguri di buon lavoro.