29/07/2013
Montecitorio, Sala del Mappamondo

Cerimonia di consegna del Ventaglio alla Presidente della Camera dei deputati da parte della Stampa parlamentare

Buongiorno a tutte e a tutti, giornalisti e deputati. Voglio cominciare con un pensiero commosso, a nome mio e dell'intera Camera dei Deputati, per le vittime della terribile tragedia avvenuta ieri sera sull'autostrada Napoli-Bari, nei pressi di Monteforte Irpino. Esprimo alle loro famiglie il cordoglio più sincero e partecipato. E oggi pomeriggio, in apertura di seduta, la Camera avrà modo di rendere omaggio alle persone scomparse. Ed ora un cordiale benvenuto ai componenti dell'Associazione Stampa Parlamentare. Un benvenuto particolare alla sua Presidente, Alessandra Sardoni, prima donna a ricoprire questo incarico (io sono arrivata "soltanto" terza, alla Presidenza della Camera).

Questo fa sì che il nostro incontro di oggi abbia una particolarità: è la prima volta che la Cerimonia del Ventaglio vede protagoniste due donne. Ci abbiamo messo un po' di tempo - 120 anni, per la precisione - ma infine anche il giornalismo e la politica stanno aprendo gli occhi, stanno comprendendo che l'emarginazione delle donne è uno spreco di risorse del quale tutta la società paga il prezzo, uomini inclusi.

Abbiamo vissuto insieme delle giornate intense, e colgo l'occasione per ringraziarvi dell'attenzione con la quale state seguendo i lavori della Camera.

Che vi sia un affanno nell'attività parlamentare è sotto gli occhi di tutti. Nel mese di luglio siamo stati chiamati ad esaminare sei decreti legge. Non è un problema di questo Governo, pressato peraltro da un'emergenza sociale che domanda risposte certe e rapide.

L'eccesso nella decretazione d'urgenza è una patologia strutturale del nostro sistema politico e istituzionale che ha coinvolto tutti i governi degli ultimi vent'anni. Perché accade questo? Perché si cerca di aggirare con i decreti la farraginosità e la lentezza della procedura legislativa di un sistema di bicameralismo perfetto che non risponde più alle esigenze del Paese. Ma in questo modo l'attività parlamentare viene indubbiamente compressa e ridotta troppo spesso a ratifica delle decisioni dell'esecutivo.

A problemi strutturali si risponde con riforme strutturali: del nostro impianto costituzionale - e se ne parlerà molto nei prossimi mesi - ma anche dei regolamenti parlamentari.

La riforma del regolamento della Camera è stata fin dall'inizio una mia priorità. Razionalizzare e snellire le procedure legislative, rendendole più trasparenti e più comprensibili per l'opinione pubblica; migliorare la qualità della leggi, oggi spesso difficili da decifrare; rendere centrale il ruolo delle Commissioni, dando anche una maggiore pubblicità ai loro lavori, a beneficio dell'opinione pubblica e dell'informazione; migliorare la funzione di controllo parlamentare; rafforzare le garanzie delle opposizioni; realizzare un più efficace raccordo tra Parlamento e società civile, garantendo un effettivo séguito alle proposte di legge d'iniziativa popolare. Queste le direttrici che stanno ispirando l'attività della Giunta per il regolamento, che sta svolgendo il suo mandato con grande impegno. Di questo voglio dare atto e ringraziare i rappresentanti di tutti i Gruppi che stanno lavorando con intensità e con grande consapevolezza della posta in gioco. I testi saranno perfezionati nelle prossime settimane, e l'obiettivo è di giungere a proporre soluzioni nel modo più condiviso possibile dopo l'estate.

Comunque, prima della fine dell'anno dovremo avere un testo aggiornato del regolamento.

Quanto all'ostruzionismo esso va giustamente considerato come un legittimo utilizzo di tutte le facoltà previste nei regolamenti parlamentari ed è uno strumento nelle mani delle opposizioni. Non è una novità. Non sarà l'ultima occasione.

D'altro canto, non possiamo ignorare il fatto che gli eccessi nella decretazione d'urgenza e il restringimento degli spazi per l'iniziativa propria del Parlamento producono uno stato di sofferenza, soprattutto per le opposizioni, che si sentono come messe all'angolo.

Rinnovo l'auspicio che sulle riforme costituzionali si ricerchi e si determini il massimo coinvolgimento di tutte le forze parlamentari, e non si ripropongano meccanicamente steccati tra maggioranza e opposizione.

Lei mi chiede anche della legge elettorale. Non c'è dubbio che a valle del processo di riforma della seconda parte della Costituzione, una volta definite le misure riguardanti la forma di governo, il superamento del bicameralismo paritario e la riduzione del numero dei parlamentari, si dovrà elaborare la legge elettorale conseguente.

Ma penso che intanto sia utile mettere in sicurezza una normativa elettorale che dia ai cittadini la facoltà di scegliere i parlamentari e la possibilità di avere maggioranze stabili in tutti e due i rami del Parlamento, modificando una disciplina del premio di maggioranza che oggettivamente àltera la rappresentanza democratica.

Ricordo, se ce ne fosse bisogno, che l'impegno a modificare la legge attuale è stato assunto in campagna elettorale, in modo spesso assai solenne, da tutte le forze politiche. E non credo sarebbe un bel segnale se, qualora si tornasse a votare, lo si facesse ancora una volta con una legge che tutti hanno dichiarato di voler cambiare. La necessità di una modifica è stata ribadita dal Presidente del Consiglio Enrico Letta nel suo discorso programmatico e ancora venerdì scorso, dal Ministro Quagliariello e dallo stesso Presidente Napolitano nel forte intervento reso alle Camere dopo la sua rielezione.

Ricordo infine che il prossimo 3 dicembre si riunirà la Corte Costituzionale per pronunciarsi su questo tema.

Ce ne è abbastanza per richiamare tutti noi a un dovere di coerenza e di responsabilità, procedendo anche in tempi rapidi ad una modifica della legge elettorale in vigore. La fiducia dei cittadini si riconquista anche così, mantenendo una promessa da troppo tempo disattesa.

Quanto alla riflessione sul ruolo del Parlamento, ho letto con attenzione le due lettere pubblicate sul Corriere della Sera.

Nella risposta alle preoccupazioni ampiamente argomentate del Presidente Bertinotti, il Presidente Napolitano ha ribadito i capisaldi di una Repubblica parlamentare e in particolare il potere che il Parlamento sempre ha di conferire e di negare la fiducia ai governi. Per me si tratta di una sottolineatura importante.

Ma colgo l'occasione per dire che, se ci si preoccupa che venga rispettato il ruolo del Parlamento, allora vanno anche evitati la polemica che scade in rissa verbale, la critica che diventa denigrazione personale, il turpiloquio, le espressioni violente.

Anche questo mortifica l'istituzione parlamentare e l'allontana sempre più dai cittadini i quali, giustamente, non tollerano che in un luogo così importante, nel centro della vita democratica, ci si abbandoni alla volgarità e a comportamenti aggressivi. E ha fatto benissimo il Quirinale a ricordare che "ai Presidenti delle Camere spetta di garantire, nel dibattito parlamentare, il rispetto di regole di correttezza istituzionale e di moderazione del linguaggio".

Questo, per me, è un punto irrinunciabile.

I cittadini torneranno a innamorarsi delle istituzioni quando queste torneranno ad essere fino in fondo il luogo della sobrietà e delle decisioni utili.

Lei chiede anche - ed è una domanda che circola vorticosamente, in queste ore - delle possibili conseguenze politiche dell'imminente sentenza della Cassazione. Io credo che singoli casi giudiziari, anche quando riguardano personalità importanti della politica, non debbano interferire nella vita e nell'attività delle istituzioni.

Ritengo quindi che, qualunque sia la decisione della Cassazione, essa non debba avere ripercussioni nel lavoro del Parlamento.

Quanto al rapporto col Movimento Cinque Stelle, è stato come in tutti i nuovi rapporti: è inevitabile una fase di assestamento, in cui ci si conosce e ci si studia. Ho apprezzato in questi primi mesi di legislatura l'impegno dei deputati del Movimento, e nel lavoro comune ho stabilito con alcuni di loro una buona relazione. Anche in conferenza di capigruppo e in ufficio di Presidenza c'è collaborazione. Per questo a volte mi sorprende che nelle dichiarazioni alle agenzie si dia sempre più risalto alle divergenze che ai punti di contatto. Io faccio esattamente il contrario: insisto sui punti di contatto per superare le divergenze. Resto comunque dell'avviso che alcuni loro comportamenti "provocatori", diciamo così, potrebbero essere evitati, e non ne risentirebbe l'efficacia della loro azione parlamentare. E poi credo che non giovino neanche a loro le esternazioni che il loro leader fa contro le istituzioni, con un tono spesso eccessivo, e quasi sempre sopra le righe. Parole che non solo mirano a delegittimare il Parlamento, che è il cuore della democrazia, ma che danneggiano anche il lavoro dei parlamentari che si impegnano per cambiare le cose, inclusi quelli del Movimento 5 Stelle. Ho apprezzato molto il loro recente atteggiamento a difesa dei dipendenti della Camera. Evidentemente, visto da vicino, Montecitorio è ben altro che una "tomba maleodorante".

Lei mi chiede anche delle maggioranze differenti che hanno eletto i Presidenti delle Camere e dato la fiducia al governo. Le rispondo che, nel momento in cui si è eletti alla Presidenza di una Assemblea parlamentare, si diventa Presidente di tutti. Non si è più espressione di una parte politica, che sia di maggioranza o di opposizione. Per me è la continuazione di un impegno di terzietà, che ho portato avanti per oltre 24 anni nella mia precedente attività per le agenzie delle Nazioni Unite. Per me questo ruolo di terzietà è consolidato e mi sento a mio agio.

Come è ovvio anch'io ho le mie idee su tante questioni, ma quando decido di esprimerle pubblicamente lo faccio sempre con argomentazioni generali, senza mai entrare nel merito di singole leggi o atti parlamentari.

Preferisco parlare - alcuni dicono che lo faccio in modo un po' ingenuo, un po' naif, di princìpi e valori, anche perché ritengo che alla politica italiana faccia bene confrontarsi più spesso sulle questioni che sono alla base del nostro vivere civile invece che su polemiche e liti di corto respiro. Faccio fatica a cogliere il senso di schermaglie politiche che si alimentano rilanciando continuamente dichiarazioni tramite le agenzie di stampa. Non lo capisco questo modo di fare politica.

Mi interrogo, al tempo stesso, su come dare seguito coerente agli impegni assunti, davanti alla Camera e all'opinione pubblica, nel mio discorso di insediamento.

Ho già avuto l'occasione di raccontare il modo con il quale mi venne proposto di essere eletta a Presidente della Camera e di come la cosa fu per me un'enorme sorpresa.

Ma dopo il primo impatto ho cercato di rispondere a una domanda: che cosa significa fare il Presidente della Camera in un tempo in cui la scelta cade su un rappresentante della società civile, esterno alla politica in senso stretto, quando è così bassa la fiducia dei cittadini nei partiti e nelle istituzioni? Significa fare di tutto, mi sono detta, per recuperare questo distacco, per ottenere che i cittadini tornino a credere nelle istituzioni.

E allora, se io mi limitassi al compito - pur importante, fondamentale - di assicurare il buon andamento dei lavori parlamentari, penso che tradirei la fiducia che è stata espressa nei miei confronti. Perché avendo scelto una persona come me ci si aspetta che io faccia qualcosa di diverso rispetto al ruolo "classico" del Presidente. A riprova di questo ci sono decine di migliaia di mail e lettere di cittadini che mi hanno scritto in questi quattro mesi, persone che chiedono ascolto e aiuto.

Le istituzioni devono essere tra le persone, in mezzo alla gente, e devono aprirsi alle loro critiche e alle proposte che vengono fatte fuori da questo palazzo. Per questo accetto gli inviti a partecipare a incontri in varie città italiane, che mi aiutano a comprendere ancora meglio le difficoltà in cui si dibatte la nostra società e anche le straordinarie potenzialità umane e materiali di cui è ricco il nostro Paese.

Per la stessa ragione, quando gli impegni istituzionali me lo consentono, incontro qui a Montecitorio delegazioni di lavoratori, di imprenditori, di amministratori locali, associazioni della società civile che, pur tra mille difficoltà, continuano a ritenere la Camera dei deputati un punto di riferimento, una istituzione alla quale rivolgersi per veder considerati i loro problemi e ascoltate le loro istanze, a volte basta solo questo per dimostrare che le istituzioni ci sono.

E per accorciare la distanza che separa le istituzioni dai cittadini ritengo importanti anche alcune scelte simboliche, come quella di rinunciare totalmente ai voli di Stato. Quando mi sposto uso la macchina, vado in treno o in aereo, con voli di linea ma anche low cost. Mi pare che sia la prima volta, per un Presidente della Camera.

Quanto al caso Shalabayeva, è un tasto dolente e non c'è dubbio sul fatto che questa vicenda abbia portato grande discredito al nostro prestigio internazionale. Le autorità di un Paese in cui il mancato rispetto dei diritti umani è stato ampiamente documentato dalle maggiori organizzazioni di tutela hanno preteso ed ottenuto l'espulsione di una donna e di sua figlia, trovando immediata compiacenza da parte delle autorità italiane e senza che venisse preventivamente verificata né la condizione di rifugiato di Ablyazov, né le conseguenze del rimpatrio della signora Shalabayeva e di sua figlia. Invece dovremmo sapere bene cosa fare, noi italiani: anche perché, quando l'anno scorso la Corte di Strasburgo ci ha condannato per i respingimenti in alto mare, la sentenza ha precisato che gli Stati hanno il dovere di verificare le conseguenze del rinvio verso il Paese di provenienza. La vicenda - sulla cui evoluzione non ho purtroppo motivo per essere ottimista - evidenzia comportamenti omissivi e superficiali, che devono essere contrastati con vigore anche sul piano culturale.

Lei mi chiede inoltre, Presidente, anche un commento alle volgarità che, ancora negli ultimi giorni, sono state indirizzate contro la Ministra Kyenge. Il mio commento è quello di milioni di nostri concittadini, indignati e preoccupati anche perché hanno visto che questi sentimenti razzisti coinvolgono perfino figure istituzionali. Ma vorrei sottolineare che, ogni giorno che passa, svetta sempre di più, sulle azioni di chi tenta di denigrarla, la reazione straordinaria di Cécile Kyenge: la sua misura, la sua compostezza, la sua efficacissima ironia sono già diventati un esempio per tutti; il suo stile le sta guadagnando consensi sorprendenti. Lei ci sta dimostrando come rimandare al mittente i messaggi razzisti, senza cadere nella trappola dell'odio. Gli insulti non riusciranno a fermarla, non la distrarranno da una battaglia culturale che Cécile sta già cominciando a vincere. E' anche grazie a lei se oggi sentiamo che una legge sulla cittadinanza è sempre più necessaria per mettersi al passo con gli avanzamenti che la società italiana ha già fatto. Inoltre spero che, anche grazie al gesto simbolicamente fortissimo di papa Francesco, cominceremo a contare in modo meno distratto le vittime del Mediterraneo - ieri altre 31, come hanno raccontato i sopravvissuti arrivati a Lampedusa - e ad adoperarci fattivamente per arginare questa dolorosa strage silenziosa.

E veniamo ai "tagli" alla politica, così ricorrenti nel dibattito pubblico. Questi primi mesi di legislatura sono stati densi anche per quanto riguarda il lavoro svolto per la razionalizzazione dei costi della Camera.

Credo che si debba guardare con molta attenzione al lavoro che è stato fatto e a quello che è stato impostato. Un lavoro complesso, con l'obiettivo di contenere le spese senza ledere il decoro e il funzionamento dell'Istituzione. Su questa linea si sono ritrovati la Presidenza, l'Ufficio di Presidenza, il Collegio dei deputati Questori, l'Amministrazione. Su questa linea proseguiremo.Una linea realistica, che vuole rafforzare l'istituzione Camera dei Deputati e porla all'altezza delle nuove sfide.

Un lavoro che ho cominciato intervenendo sul mio stipendio e sulle spese di segreteria della Presidenza, con un risparmio di 480mila euro all'anno. Il passaggio successivo è stato il contenimento delle spese per i deputati titolari di cariche e per i contributi ai gruppi, con un taglio di 8 milioni e mezzo e la rinuncia alle abitazioni di servizio.

Si sta ora lavorando sul capitolo relativo al trattamento complessivo dei deputati, su cui è impegnato il Collegio dei Questori, in raccordo con i Questori del Senato, e su cui è importante che ci sia, per il buon esito di questo iter, la massima collaborazione dei gruppi parlamentari.

L'orientamento è quello di fare in modo che siano le Camere a fornire più servizi ai parlamentari, a partire dalla definizione di una nuova disciplina per i collaboratori, le cui retribuzioni verrebbero erogate dalle Amministrazioni delle Camere e non più dai singoli parlamentari. Insomma: migliori servizi, più trasparenza, stipendi dei parlamentari allineati a quelli dei colleghi di altri Paesi europei.

Per quanto riguarda il personale della Camera è stato messo a punto un complesso di indirizzi che, anche attraverso il confronto con le organizzazioni sindacali, sarà tradotto in misure operative volte a razionalizzare e contenere i costi e a rispondere a una domanda di maggiore trasparenza. Tra l'altro saranno messi on line i curricula delle figure di vertice e dei responsabili delle strutture, e le tabelle retributive dei dipendenti.

Anche in questo caso si tratta di mettersi in maggiore sintonia con il Paese. Ma questa operazione deve essere compiuta sapendo che si incide su un'amministrazione d'eccellenza che è indispensabile per il funzionamento del Parlamento. Si sta procedendo con efficienza e ragionevolezza, e di questo ringrazio il Comitato per gli Affari del Personale (Cap) e la sua Presidente Marina Sereni. E' facile fare proclami, più difficile trovare soluzioni concrete, percorribili e sostenibili, e che tengano conto del patrimonio umano e professionale di cui questa Istituzione dispone. Si tratta di un'amministrazione che merita rispetto, e a cui va il mio ringraziamento. E' da respingere perciò con forza la campagna di aggressione e diffamazione alla quale troppo spesso viene sottoposta, anche sulla base di notizie non veritiere.

Parallelamente agli interventi sul personale si sta ponendo mano ad una razionalizzazione dei Servizi. Il progetto passa in primo luogo per l'attivazione di ogni possibile forma di sinergia e di integrazione con il Senato: dalla documentazione all'informatica, dai contratti e le gare alle pubblicazioni, dalle relazioni internazionali al polo bibliotecario e alla libreria, è doveroso per le Camere realizzare tutte le forme di cooperazione che portino a ridurre la spesa e a migliorare la qualità dei servizi offerti.

Nel quadro di questo indirizzo di razionalizzazione e contenimento dei costi sono stati altresì ridotti del 50 per cento gli stanziamenti per consulenze professionali (in particolare in materia fiscale, di diritto del lavoro, di beni artistici e architettonici). Quanto alle collaborazioni esterne, di un'analoga percentuale sono state diminuite anche le spese in materia di servizi sanitari. E su questa linea si sta ulteriormente procedendo anche per gli altri settori.

Altro àmbito sul quale stanno lavorando i deputati Questori - che ringrazio in modo particolare per il loro impegno in questa direzione - è quello di confermare il taglio della dotazione di 50 milioni di euro anche per l'anno 2016, dopo quello già disposto alla fine della scorsa legislatura per il triennio 2013-2015, e di procedere alla restituzione al bilancio dello Stato di 10 milioni di euro di risparmi operati nel 2012. Si tratta di proposte importanti, che domani il Collegio dei Questori sottoporrà all'Ufficio di Presidenza, in sede di approvazione del progetto di bilancio interno.

Ho elencato nel dettaglio le misure adottate sul versante del contenimento dei costi, perché so - anche grazie al vostro lavoro - quanto forte sia la domanda di trasparenza e sobrietà che viene dall'opinione pubblica. Per questo ho voluto mandare fin dai primi giorni della mia Presidenza un segnale chiarissimo all'opinione pubblica in tema di risparmi. Credo che i partiti debbano rispettare regole chiare di trasparenza e rendicontazione. Anche per questo ho fiducia che le Camere non mancheranno al loro impegno di varare nuove norme sul finanziamento della politica, completando l'esame delle proposte di legge del governo e dei gruppi parlamentari. Fallire su questo punto getterebbe un discredito ulteriore sul sistema politico e farebbe crescere l'indignazione dei cittadini. Ma voglio ribadire ancora una volta che l'idea della "politica gratis", per quanto mi riguarda, è una pessima idea, un modello che non dobbiamo inseguire anche se può procurare grandi titoli e facili consensi. La politica non può essere una corsa permanente a tagliare se stessa, una competizione in cui non si arriva mai al traguardo. E trovo banale e offensivo il calcolo degli euro che si "sprecherebbero" in ogni seduta parlamentare (diurna o notturna), come se l'esercizio democratico fosse una permanente dissipazione di tempo e denaro. Ho la speranza che le misure già adottate e quelle alle quali stiamo lavorando contribuiscano anche ad invertire un "clima" che alla lunga rischia di logorare la tenuta democratica.

Infine la risposta alle questioni che riguardano il vostro lavoro.

Mi associo anch'io al suo appello per Domenico Quirico. Per anni ho lavorato in zone di conflitto, dove ho incontrato molti inviati italiani, e ho visto i pericoli ai quali vanno incontro pur di restituirci la durezza e la complessità di certe situazioni. So bene che rischiano anche i giornalisti più esperti, come è Quirico, perché in certe aree le variabili sono impossibili da controllare. Partecipo dunque in maniera particolarmente sentita all'ansia dei suoi familiari e colleghi, e spero che presto Domenico Quirico possa tornare ad abbracciarli.

Circa l'archivio della Rassegna Stampa, sin dai primi giorni di Presidenza ho ricevuto, fatto mia e rilanciato la richiesta che esso torni accessibile a voi, così come a studenti e a studiosi della vita istituzionale. Si sono sviluppati da sùbito i necessari contatti con la Fieg (la Federazione degli editori) , che hanno ad oggetto anche il ripristino dell'accesso online alla rassegna-stampa quotidiana, sia pure dopo la prima parte della giornata. Ho fiducia che a breve potremo annunciare un accordo che, nel rispetto del lavoro editoriale e dei suoi diritti, riapra quel canale di dialogo con l'opinione pubblica. Sarebbe una vittoria per tutti, poter affermare anche per questa via la funzione di "servizio pubblico" dell'informazione.

Quanto al provvedimento sulla diffamazione, come ho già ricordato prima non è mio compito entrare nel merito di singole leggi. Mi è però ben chiara l'importanza di un provvedimento che l'informazione italiana reclama da anni. Ed ho molto apprezzato, Presidente Sardoni, la chiarezza con la quale ha escluso che dal giornalismo italiano venga una richiesta di impunità: questo fa onore a voi, rafforza le vostre richieste e rinsalda la vostra credibilità presso i cittadini, che talvolta vedono usare il diritto di cronaca come una clava. Non escludo che il provvedimento possa arrivare in aula nel mese di agosto, pur fitto di impegni (ne sapremo di più dopo la conferenza dei capigruppo di oggi pomeriggio). In ogni caso, quale che sia la calendarizzazione, lo seguirò con grande attenzione, sapendo che, quando si parla dell'importo delle sanzioni pecuniarie, nessuno può dimenticare quanto pesante sia la precarizzazione che in questi anni ha investito anche il mondo del giornalismo, e quanto leggera sia la busta-paga dei precari. Né mi sfugge il ricorso che in questi anni troppe volte è stato fatto a richieste di risarcimenti spropositati allo scopo evidente di intimidire la libera informazione. Mi auguro che a breve esca dall'Aula di Montecitorio un testo equilibrato, capace di rispondere anche alle vostre preoccupazioni.

Nel ringraziarvi di questo incontro e nell'augurarvi buone ferie - anche se temo per tutti noi che saranno brevi - voglio in conclusione esprimere la speranza che si possano incrementare i momenti di lavoro comune. Vi ho detto dell'intento di far vivere il ruolo della Presidenza anche nel contatto diretto con le istanze che la società italiana pone nei suoi territori. La riuscita di questo tentativo, dello sforzo di portare Montecitorio "in esterna", per dirla in gergo, dipende anche dall'attenzione con cui l'informazione politica, cioè voi tutti, riterrete di raccontarlo. Nel massimo rispetto delle vostre scelte - perché l'autonomia dei giornalisti è un valore prezioso per l'intera comunità civile - spero veramente che ci si incontri più spesso, dentro il Transatlantico, ma anche fuori.