13/09/2013
Roma, Palazzo Farnese

Cerimonia di adesione della Francia all'Expo 2015

Vorrei innanzitutto ringraziare l'Ambasciatore di Francia, Alain Le Roy, per l'invito a prendere parte alla cerimonia di adesione della Francia all'Expo 2015, e do il benvenuto a Roma - nella splendida cornice di questo Palazzo, che testimonia l'amicizia fraterna tra i nostri due Paesi - al Presidente dell'Assemblea nazionale francese, Claude Bartolone. Saluto inoltre le autorità presenti - Ministra Bonino, Vice Ministro Garot, Vice Ministra Dassù, Commissari all'Expo - e tutti voi.

Quest'anno, come accade sempre più di frequente, gli esseri umani consumeranno più alimenti di quanto ne saranno stati prodotti. Nel 1961 - il mio anno di nascita - si calcola che l'umanità utilizzasse solo i due terzi delle risorse naturali del pianeta. E nel 2050, quando la popolazione mondiale raggiungerà i 9,6 miliardi, un tale ritmo di consumo non solo non sarà sostenibile, ma sarà del tutto impossibile.

Già oggi, le persone definite come 'cronicamente sottonutrite' al mondo sono 870 milioni. Un essere umano su otto, che convive e combatte quotidianamente con la fame. Negli anni in cui ho lavorato per le agenzie alimentari delle Nazioni Unite - FAO e WFP - e nei campi profughi dei tanti Paesi che ho visitato per conto dell'Agenzia ONU per i rifugiati (l'UNHCR), ho potuto vedere di persona cosa significhi non avere cibo a sufficienza per poter vivere in salute e dignità.

Per poter assicurare cibo a sufficienza per tutta la popolazione mondiale nel 2050, la produzione agricola dovrà aumentare del sessanta per cento.

È un traguardo raggiungibile, quando anche in Paesi con un'industria agro-alimentare d'eccellenza - come l'Italia e la Francia - la produzione agricola si è stabilizzata da tempo? È un traguardo raggiungibile, a fronte di cambiamenti climatici che aggraveranno le situazioni di criticità già esistenti?

Assicurare cibo a sufficienza per tutti gli esseri umani deve essere un traguardo raggiungibile. Deve essere possibile 'nutrire il mondo', come recita lo slogan dell'Expo che Milano ospiterà tra meno di due anni. Ed i nostri due Paesi - l'Italia e la Francia - hanno molto da offrire e da contribuire per raggiungere questo obiettivo.

I nostri sono territori coltivati, addolciti dalla mano sapiente dell'uomo attraverso i secoli. Territori le cui produzioni agricole fanno parte del nostro patrimonio culturale tanto quanto i borghi che li popolano. Territori dove si è saputo coniugare il rispetto per la biodiversità con interventi che li hanno protetti e rafforzati. I nostri paesaggi - e qui mi riferisco soprattutto all'Italia - sono però sottoposti da decenni ad un'opera sistematica di distruzione, alla cementificazione ed all'inquinamento massiccio in nome di un modello di sviluppo insostenibile.

Dobbiamo tornare a salvaguardare queste nostre terre. Lo dobbiamo fare non solo per motivi ambientali, ma anche perché - come dicevo poc'anzi - sono una risorsa preziosa per il futuro. Sono e devono tornare ad essere modelli di sostenibilità, come peraltro sta già accadendo in molte zone. Zone dove si recuperano forme di produzione agricola e di allevamento che non impoveriscono i terreni e che garantiscono prodotti sani e di qualità.

Prodotti che sono sempre più richiesti dai consumatori. Prodotti che costituiscono una parte importante delle nostre esportazioni e che dobbiamo tutelare e promuovere.

L'alternativa al tentativo - forse impossibile - di aumentare in maniera così massiccia la produzione agricola è anche quella di cambiare gli stili di vita e le abitudini di consumo alimentare. Se 870 milioni di persone sono sottonutrite, quasi un miliardo e mezzo di persone al mondo è sovrappeso e 500 milioni sono obesi.

E' anche da escludere che tutti gli abitanti del pianeta possano mangiare le stesse quantità di carne e di pesce che oggi vengono consumate dagli occidentali. E, infine, dovremmo contenere l'enorme spreco di cibo che avviene quotidianamente: nella sola Europa, ogni anno 89 milioni di tonnellate di alimenti vengono gettati o lasciati marcire.

L'Italia e la Francia hanno sicuramente molto da dire, sia per quanto riguarda una nutrizione equilibrata e di qualità, che nella lotta agli sprechi, praticamente assenti nelle nostre ricette tradizionali. Ed è qui in Italia che si è sviluppato, negli ultimi decenni, una consapevolezza di cosa significhi produrre e consumare cibo in maniera 'sana, pulita e giusta', come indicato da uno dei movimenti più influenti nati in questi anni, Slow Food. Una consapevolezza che non è basata sulla ricerca elitaria di prodotti di nicchia, ma che contribuisce alla crescita in maniera sostenibile.

L'Italia e la Francia sono anche uno straordinario esempio di come il cibo sia un prodotto culturale, l'esito dei processi storici e degli scambi che da millenni coinvolgono i popoli del Mediterraneo e gli abitanti di terre più lontane. E' anche a quel patrimonio antico che dobbiamo attingere in questo momento, in cui la guerra e le violenze infiammano le sponde meridionali del Mediterraneo. Sponde meridionali dove le rivolte iniziali di oltre due anni fa sono deflagrate anche a causa dei prezzi troppo alti dei generi alimentari, spinti al rialzo non da ultimo dalle sciagurate speculazioni che sempre di più coinvolgono i prodotti agricoli.

Per nutrire il mondo e fornire 'energia per la vita' abbiamo ovviamente bisogno anche della tecnologia e delle tecniche che hanno reso possibile lo straordinario incremento di produzione agricola degli ultimi decenni. Ma non possiamo affidarci alla sola tecnologia. E non abbiamo bisogno di un eccessivo sfruttamento dei terreni e dell'utilizzo massiccio di sostanze chimiche.

Come non abbiamo bisogno di coltivare cereali per produrre carburanti per le nostre automobili: i cambiamenti climatici non si combattono sottraendo cibo agli esseri umani per sfamare i motori a scoppio. Si combattono, tra le altre cose, progettando e realizzando sistemi di trasporto sostenibile. Un impegno parallelo, questo, promosso anche da Expo 2015.

Ed è proprio l'Expo 2015 che offrirà una straordinaria opportunità per discutere dei temi cui ho brevemente accennato e per raccogliere i contributi dei tanti Paesi che hanno aderito al progetto. Come - ed è questo l'auspicio di tutti noi - saprà contribuire alla crescita del nostro Paese, riflettendone e promuovendone le eccellenze. Le eccellenze - e le energie creative che le sottendono - di cui dobbiamo tornare ad essere fieri.