25/10/2013
Montecitorio, Sala della Regina

Inaugurazione della quinta edizione dell'iniziativa "Il Volume della democrazia. Giornate del libro politico a Montecitorio"

Gentili ospiti, autorità, colleghe e colleghi ! Inauguriamo oggi la quinta edizione delle Giornate del libro politico a Montecitorio. Do il benvenuto a tutte e a tutti voi e rivolgo il mio grazie a chi, anche quest'anno, ha reso possibile questa manifestazione. Un saluto agli studenti del Liceo "Federico Caffè" di Roma. Le Giornate del libro politico sono promosse dalla Camera dei deputati d'intesa con l'Associazione Italiana Editori e con la collaborazione dell'Associazione Librai Italiani. Ringrazio e saluto quindi il Presidente dell'AIE, Marco Polillo, il delegato dell'AIE per il progetto "Il volume della democrazia", Enrico Iacometti, il Presidente dell'ALI di Roma e Provincia, nonché Presidente delle librerie Arion, Marcello Ciccaglioni.

Ringrazio infine gli editori che hanno aderito a questa iniziativa e le personalità che parteciperanno ai dibattiti, e il Comune di Roma per la collaborazione che ci ha offerto.

Nel corso di queste due giornate saranno presentate sedici pubblicazioni, con la partecipazione di oltre sessanta relatori e saranno esposti qui nella Sala della Regina, centinaia di volumi, tutti su argomenti che riguardano la politica interna e internazionale.

Considero le Giornate del libro politico una iniziativa di grande valore perché intende contribuire ad affrontare una doppia crisi : quella della politica e quella dell'editoria.

Il Rapporto BES ( benessere equo e sostenibile ) dell'Istat 2013, al sesto capitolo, "Politica e istituzioni", fornisce cifre a dir poco allarmanti.

Al momento della rilevazione ( marzo 2012 ) la fiducia media dei cittadini verso i partiti politici, su scala da 0 a 10, era pari ad appena 2,3 ; quella verso il Parlamento era 3,6 ; di poco più alta - il 4 - la fiducia media verso Regioni, Province e Comuni.

Dati appena più recenti ( ottobre 2012 ) dell'Istituto Demopolis davano una percentuale di fiducia nei partiti del 3%, a fronte del dato di cinque anni prima (2008) del 20 %. C'è da trarne amare conclusioni.

Un crollo vero e proprio che si è poi riscontrato nelle elezioni politiche del Febbraio scorso, quando si è raggiunto il record negativo di partecipazione al voto del 75 %. Non era mai successo nella storia della Repubblica, che la percentuale dei votanti scendesse sotto l'80 %.

Ma non credo che abbiamo bisogno di studiare le statistiche - sempre utili, per carità- per capire quello che pensa la maggioranza degli italiani sulla politica e sulle istituzioni.

Basta frequentare i propri conoscenti o passeggiare per strada.

C'è una profonda crisi di credibilità, perché la politica viene percepita come un mondo separato e autoreferenziale, che riguarda i politici e le loro carriere, non i cittadini, non le loro aspirazioni, le aspirazioni dei giovani, le loro vite.

Intendiamoci, certi giudizi sommari sono ingenerosi ed anche strumentali. Mi arrabbio molto quando sento dire che sono "tutti uguali", "tutti ladri": perché non è vero che siamo tutti uguali e perché in questa ancora breve esperienza parlamentare ho potuto conoscere, tra i deputati, molte persone perbene e in gamba, che fanno seriamente il loro lavoro, approfondiscono i problemi, si rapportano in modo corretto con i cittadini.

Ma il buon comportamento dei parlamentari, in quanto seri, non fa notizia: non vanno in tv, non fanno titolo. Fanno politica in altro modo, e allora non fanno notizia. Pagano il prezzo di una generalizzazione, ma la generalizzazione uccide, è la tomba della verità

Fanno notizia invece soltanto le ruberie, il clientelismo, l'uso distorto del denaro pubblico, la corruzione. Oppure l'insulto, lo sberleffo, il disprezzo per l'interlocutore, e per questo in Aula troppo spesso il clima si surriscalda e trascende. Va fatta anche una riflessione sul sistema mediatico. Un esempio: per la prima volta dal 1960 ad oggi diminuisce la dotazione chiesta dalla camera allo Stato. E' o no una notizia? Eppure si fa fatica a trovarla sui quotidiani di oggi. Perché le buone notizie non sono notizie: "good news, no news".

I comportamenti della cattiva politica producono un danno enorme alla democrazia : con questi atti si getta discredito su tutte le istituzioni e su tutte le persone impegnate nell'attività politica.

Comportamenti come questi non possono essere tollerati.

Ma la politica deve cambiare, deve mostrare umiltà, sobrietà, rispetto per le idee altrui, deve proporre programmi per i quali valga la pena impegnarsi.

E deve alzare lo sguardo sui grandi problemi del mondo ! Oggi le sfide sono globali, e dunque la politica o è globale o non è. Non si può più tornare alla situazione che c'era prima del 2008

Non si può tergiversare in polemiche continue e di corto respiro, quando c'è da rispondere alle grandi contraddizioni del nostro tempo: alla globalizzazione dei mercati, alla crisi energetica, alle continue violazioni dei diritti umani, al proliferare di violenze (ricordiamo che in ogni fase della storia le persone scappano dalle guerre, e finché non risolveremo i problemi nei loro Paesi di origine non ci saranno misure di contrasto che tengano), alle conseguenze del riscaldamento climatico (un tema rilevante, di cui vorrei veder traccia nel nostro dibattito.

Le risposte non sono scritte nelle ricette del passato, perché mai abbiamo dovuto fare i conti con problemi di questa natura. Serve una politica che sia al passo coi cambiamenti, che non arrivi dopo di essi, come troppo spesso accade, perché la società nel frattempo è già andata avanti.

C'è bisogno quindi di una politica che recuperi anche la dimensione dello studio, della ricerca, dell'analisi sociale. Qualcuno mi ha detto: la Presidente della Camera si occupi dell'Aula. E non dovrei occuparmi anche di come cambiano le famiglie, la società? Non dovrebbero interessarmi anche le grandi sfide sociali? Di cosa si occupa la politica, se non si occupa di questo? E se recupera questa dimensione, saprà riconquistare anche un maggiore livello di credibilità. Ne sono certa.

Ecco perché è importante, oggi più che mai, scrivere, pubblicare e conoscere libri che parlano dei temi politici nel senso alto e impegnato che ritengo sia necessario. Così la politica può essere più interessante e percepita come più utile dai cittadini. Ed a voi ragazzi dico che è importante che mettiate per iscritto i vostri pensieri. E' importante che leggiate, che sviluppiate il vostro senso critico: la democrazia vive di senso critico. E voglio ringraziare ancora i librai, che svolgono un servizio col quale non ci si arricchisce.

Questo ci rimanda ad un'altra crisi che stiamo attraversando : quella dell'editoria.

Mi è stato suggerito di organizzare un incontro specifico su questo tema nelle prossime settimane. Mi pare una buona idea : è un argomento decisivo non solo per i suoi aspetti economici, ma per il livello culturale e civile della nostra società.

Presentando il rapporto sullo stato dell'editoria in Italia nell'ambito della Fiera di Francoforte, il Presidente dell'AIE, dott. Marco Polillo, non ha usato mezzi termini : "In due anni " ha detto " il fatturato è diminuito del 14 % - ma nel frattempo il dato è ulteriormente peggiorato, mi ha comunicato poco fa - e ogni giorno abbiamo notizie di librerie che chiudono. Il settore si aspetta molto da una buona politica : non sussidi, ma un supporto basato su regolamentazione, misure in favore dell'innovazione e promozione culturale". Ma ci pensate, ragazzi? Per ogni libreria che chiude perdiamo di vista la strada. Non è la stessa cosa comprare un libro in libreria o su internet. Se siamo andati avanti nella vita, è perché siamo stati in libreria, perché ci siamo appassionati ai libri. Passateci del tempo, in libreria, non è tempo perso!

Si tratta in poche parole di reggere la sfida dell'era digitale, dell'E-book, della vendita on-line. E non è cosa facile.

E' l'ennesima dimostrazione del fatto che affidandosi totalmente a mercati non regolati, si finisce per impoverire il tessuto economico e culturale della società.

E' in questo contesto, allora, che devono intervenire le istituzioni, con scelte lungimiranti e selettive.

Perché non ha nessun futuro un Paese che non si preoccupa della cultura e della salvaguardia di tutti gli strumenti - i libri tra questi - di trasmissione della conoscenza. E' il libro che ci mette in condizione di non perdere la memoria di tutto quello che vale la pena di portare con noi.

Questo è il senso profondo della quinta edizione de "Il volume della democrazia. Giornate del libro politico a Montecitorio".

Giornate durante le quali tutti potranno avere accesso a questo Palazzo, vedere l'esposizione dei libri che c'è in questa sala, assistere ai dibattiti.

La Camera dei deputati organizza iniziative come queste anche per proporsi agli occhi dei cittadini come un luogo aperto, fruibile, sede di incontri politici e di dibattito culturale.

Anche in questo modo, aprendo le sedi istituzionali alla partecipazione dei cittadini, si contribuisce ad affermare nel concreto una nuova idea della politica.

Di questa novità la democrazia italiana ha un grande bisogno.

Grazie ancora di essere qui.