19/12/2013
Montecitorio, Sala del Mappamondo

Incontro con i giornalisti dell'Associazione Stampa Parlamentare per lo scambio di auguri

Ricambio con molto piacere gli auguri - miei e dell'intera Camera, deputati e dipendenti - a lei e a tutti i giornalisti della Stampa Parlamentare. Il rapporto con voi è parte essenziale del nostro contatto con l'opinione pubblica, anche in tempi nei quali nuovi strumenti di comunicazione danno la possibilità di un rapporto diretto.

Legge elettorale, riforme istituzionali, situazione di incertezza

Lei mi chiede innanzitutto della legge elettorale. Voglio subito chiarire che non c'è stato alcun braccio di ferro tra Camera e Senato. Nessuna gara. Con il Presidente Grasso c'è una forte sintonia fin dai giorni della nostra elezione ai vertici delle due Camere, che venne accompagnata dalla manifestazione di una grande aspettativa e fiducia. Abbiamo quindi un obbligo comune: non possiamo tradire quella fiducia. Questo ci spinge a lavorare insieme, sempre con grande sincerità e spirito collaborativo.

Con questo spirito abbiamo affrontato anche l'intesa sulla legge elettorale. E lo abbiamo potuto fare agevolmente perché condividiamo lo stesso obiettivo : sbloccare l'impasse e arrivare il prima possibile ad una nuova legge elettorale. Dopo la decisione della Consulta non è più una facoltà : è un obbligo !

Ma attenzione. I Presidenti delle Camere possono intendersi su dove si svolge l'esame, tenendo conto della volontà della maggioranza delle forze politiche. Non possono fare di più. I tempi e la qualità della soluzione dipendono dal lavoro dei gruppi. Per questo, nel comunicato congiunto con il Presidente Grasso abbiamo sottolineato - ed io lo ribadisco ancora una volta oggi -che "tale percorso richiede evidentemente una conseguente e chiara assunzione di responsabilità da parte dei gruppi politici di entrambi i rami del Parlamento".

Saranno loro, le forze politiche, a dare conto ai cittadini di quanto riusciranno a fare. Ho ricordato spesso, nei mesi scorsi, che durante l'ultima campagna elettorale e poi nel momento della rielezione del Presidente Napolitano, e ancora durante la fiducia al Governo Letta, tutti i partiti, di maggioranza come di opposizione, dichiararono solennemente che avrebbero lavorato ad una nuova legge elettorale.

Son passati dieci mesi dalle elezioni politiche e ancora non si vede un risultato. E' arrivata prima la Corte Costituzionale. E non è stata una bella cosa per la politica.

Ora, davvero, non ci sono più alibi. Questo abbiamo voluto dire Grasso ed io, con la nostra intesa.

Quanto alla domanda sulle sorti del governo, non mi posso ovviamente pronunciare.

Io ho soltanto una stella polare, nelle prossime settimane: definire una nuova legge elettorale.

E mi auguro che questo avvenga con il consenso di una maggioranza la più ampia possibile.

Quanto ad una presunta "situazione di incertezza" dopo la sentenza della Corte costituzionale, io non vedo alcuna incertezza. La stessa Corte costituzionale, nel suo comunicato, fa presente che le Camere possono legittimamente pervenire all'approvazione di una nuova legge elettorale. Mi rifaccio a questo proposito a quanto ho avuto già modo di dire in Aula circa la piena legittimità della Camera, che è quindi in grado di continuare ad operare nella assoluta pienezza dei suoi poteri. Non solo può, ma - direi - deve: deve lavorare e recuperare il tempo perduto. E' l'inazione che ci delegittima, non certo la sentenza della Corte.

Renzi e le primarie

Voglio innanzitutto ribadire il mio giudizio positivo sulla partecipazione alle primarie che hanno eletto Renzi segretario del PD. Se quasi tre milioni di persone, nel tempo della disillusione e dello scetticismo, hanno voluto manifestare con il voto la loro voglia di esserci e di far sentire la propria voce, questa è sicuramente una bella notizia per la democrazia, ben oltre i confini degli elettori di quel partito.

Renzi usa il linguaggio del cambiamento. Se il cambiamento significa più trasparenza, maggiore richiamo ai princìpi, una nuova valorizzazione delle istituzioni, allora mi sento di dire che siamo sulla buona strada. Naturalmente lui, come tutti noi, sarà atteso alla prova dei fatti e della coerenza tra progetti e realizzazioni. E a quel punto potremo valutare gli effetti complessivi della svolta.

Viaggio in Sud Africa

E vengo, Presidente Sardoni, alla questione che ha suscitato qualche polemica in questi ultimi giorni: il mio viaggio in Sud Africa per l'estremo saluto a Nelson Mandela. Lei me l'ha posta in modo diretto e schietto, e voglio fare lo stesso io nel risponderle. Sgombriamo subito il campo dalla questione dei costi: lei li definisce "probabilmente non particolarmente elevati". Posso confermarglielo senza timore di smentite: non c'è stato un euro di spesa in più per le casse pubbliche, essendo la delegazione di Montecitorio ospite del volo di Stato che portava a Johannesburg il presidente del Consiglio, capo della delegazione italiana. E colgo l'occasione di questo incontro con voi per ricordare che, in 9 mesi di mandato, l'aereo di Stato l'ho preso in una sola altra occasione: il 4 novembre, per una manifestazione a Bari nella giornata delle Forze Armate, alla quale sono andata a rappresentare, su sua richiesta, il Capo dello Stato. Eppure le opportunità non sono mancate, viste le 96 iniziative alle quali come Presidente ho partecipato fuori Roma, talvolta all'estero. Avrei potuto usarli, i voli di Stato. Se qualcuno pensa che io abbia cambiato idea rispetto agli iniziali proclami di sobrietà, si sbaglia di grosso: questo dato è lì a dimostrarlo, incontestabile. Lei sembra intendere che io non fossi legittimata ad andare. O meglio: che la Camera stessa non fosse legittimata ad andare. Presidente Sardoni, questo non posso condividerlo; e le spiego perché. Le faccio presente che ogni Stato ha deciso in autonomia la composizione della propria delegazione, non essendovi un invito. E nel caso dell'Italia si è convenuto che fossero il Presidente del Consiglio e la Presidente della Camera. Di altri Paesi erano presenti folte delegazioni composte anche da esponenti delle istituzioni non più in carica. Riguardo a quelle che lei chiama "questioni sessiste", sì, ritengo che abbiano pesato. Non si ha memoria di obiezioni simili a generi rovesciati, né in Italia né altrove, come evidenziato dallo stesso Presidente Letta; ma anche dall'onorevole La Russa, col quale pure negli anni passati non sono mancati, come è noto, scontri aspri su altre materie. Colgo l'occasione per ringraziare i tanti deputati, dei più diversi orientamenti politici, che in questi giorni mi hanno espresso sostegno, dal vicepresidente Baldelli alla Presidente Bindi, dal Presidente Dellai al Presidente Migliore, dalla deputata Locatelli all'onorevole Martino, per citarne solo alcuni. Il cuore della sua domanda, però, attiene alla "dimensione simbolica" di questa trasferta, ed è a questa soprattutto che voglio rispondere. Mi rivolge un appello alla sobrietà che diventa - mi scusi se la traduco - "ma non se ne poteva stare a casa?". La mia risposta è "no"! Non perché la rinuncia mi sarebbe costata, come lei suggerisce, "in termini di storia personale". Sono andata lì per il lavoro che faccio oggi: presidente della Camera dei deputati, una Camera che ha avuto l'onore di ospitare per ben due volte Nelson Mandela, nel '90 e nel '98. Sono andata lì perché per la morte di Mandela ci si è mossi da tutti gli angoli della Terra. La "sobrietà" che lei chiede sento di averla pienamente praticata. Ma mi permetta di dirle che la partecipazione era importante proprio rispetto alla "dimensione simbolica" che lei ha richiamato: è scomparso un grande della Storia, un gigante della lotta per la libertà. Questo è il simbolo! E stare lì significava dire che il Parlamento italiano questi simboli li riconosce e li onora. Mi sente così determinata perché in questi giorni qualcuno ha provato a dire che tutto è uguale a tutto: l'estremo omaggio a Madiba varrebbe come un Gran Premio di Formula Uno oppure come una festa estiva privata. Ho fiducia piena nei miei connazionali: sono certa che sappiano distinguere tra il volo di Stato per partecipare ufficialmente alla cerimonia funebre di Mandela e il volo di Stato per andare a ballare il flamenco, o per trasportare pesce fresco!

Tagli

Lei mi chiede anche un aggiornamento su due questioni che avevamo affrontato al "Ventaglio". I risparmi di questa Camera, innanzitutto.

Sin dai primi giorni della legislatura, tutti insieme - Presidente, Collegio dei Questori, Ufficio di Presidenza - abbiamo messo in cantiere interventi concreti di riduzione dei costi della Camera. Ciò non con l'intento di dare segnali effimeri o di conquistare qualche titolo benevolo, ma con la volontà di contribuire seriamente allo sforzo che il Paese nel suo complesso sta facendo e per riportare nella vita pubblica un più elevato tasso di sobrietà e di responsabilità nell'utilizzo delle risorse pubbliche.

Di questi risultati già raggiunti si è dato conto in precedenti occasioni. Rilevo con qualche rammarico che di tutto ciò non ho ravvisato sugli organi di informazione un adeguato riscontro.

Appare quindi utile ricordare le tappe di questo percorso:

A.nei primi mesi della legislatura sono state adottati interventi che hanno

· ridotto le attribuzioni della Presidente e degli altri deputati titolari di cariche interne, per un valore annuo di risparmio pari a 6 milioni di euro

(abolizione degli alloggi di servizio; riduzione degli importi delle indennità di carica; soppressione dei rimborsi per le spese telefoniche previsti per i deputati titolari di cariche; riduzione del 25 per cento della spesa per il personale delle segreterie della Presidente e dei deputati titolari di carica; soppressione dei fondi forfettari dirappresentanza e riduzione del 50 per cento di tali spese da rendicontare in modo specifico; ridefinizione in senso restrittivo delle regole di utilizzo delle autovetture di servizio)

· tagliato di 3 milioni di euro l'anno il contributo finanziario ai gruppi parlamentari

· ridotto le indennità di funzione dei dipendenti dal 30 al 70 per cento, per un valore annuo di risparmio pari a 1,5 milioni di euro.

B.Ad ottobre,quando si è esaminato il bilancio 2013 (approvato dall'Assemblea all'inizio del mese di novembre), si è dato conto che, anche grazie alle suddette misure, è stato possibile registrare i seguenti risultati:

· la spesa di funzionamento della Camera nel 2013 è diminuita di 32,7 milioni di euro rispetto al 2012.

· la richiesta di dotazione allo Stato per il 2013 è stata ridotta - per la prima volta dal 1960 - di 50 milioni di euro. Questa riduzione è stata confermata anche per l'anno 2016. Nel triennio 2014-2016, il bilancio dello Stato risparmierà dunque complessivamente, per il funzionamento della Camera, 150 milioni di euro.

Il cammino sulla strada dei risparmi non si fermerà a questi risultati. La spesa di funzionamento della Camera diminuirà in modo consistente infatti anche nel 2014. L'entità di questa riduzione - cospicua - sarà stabilità domani dall'Ufficio di Presidenza, sulla base del lavoro preparatorio svolto dal Collegio dei Questori. Non sarebbe serio da parte mia anticipare in questa sede decisioni importanti e delicate sulle quali ci confronteremo domani con i colleghi.

Il lavoro di contenimento e riqualificazione della spesa intrapreso con determinazione proseguirà nel corso della legislatura. In questo senso, ad esempio, su una voce importante del bilancio della Camera - quella dei trattamenti previdenziali dei dipendenti e di deputati - l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori si sono impegnati a lavorare, accogliendo un ordine del giorno al bilancio interno, insieme al Senato e agli altri organi costituzionali, per valutare la possibilità di spostare dal bilancio interno queste voci, come avviene in altri ordinamenti stranieri. Anche in questo caso non ci sono soluzioni già precostituite o facili da percorrere. Si tratta di trovare insieme, nel confronto, soluzioni percorribili e sostenibili, nella convinzione che questa è la strada da fare.

E visto che stiamo misurando gli avanzamenti di questi mesi, mi faccia sottolineare che a meno risorse è corrisposto un aumento dell'attività dell'Aula e delle Commissioni nel raffronto con i periodi iniziali delle due precedenti legislature. Sia per l'Assemblea che per le Commissioni si registra infatti un incremento tanto del numero delle sedute quanto delle ore complessive di attività. E ciò vale soprattutto per le attività di indirizzo e controllo. Per chi lo volesse riscontrare nei dati, è disponibile sul sito della Camera questo lavoro (vedi libro su "Attività della Camera dei Deputati nei primi nove mesi della XVII legislatura"), che dà conto tra l'altro anche delle iniziative di apertura ai cittadini e di quelle svolte sul piano internazionale.

Riforme del regolamento

Quanto al regolamento, quando ci siamo visti a luglio vi avevo anticipato che l'apposito Gruppo di lavoro sulle riforme costituito nell'ambito della Giunta per il Regolamento stava lavorando alacremente e che avremmo presto potuto vederne i frutti.

Ebbene, dopo un'intensissima attività istruttoria informale - della quale intendo dare atto a ciascuno degli 8 componenti - il Gruppo ha concluso la sua istruttoria ed ha trasmesso alla Giunta per il Regolamento un ampio articolato, illustrato giovedì 12 dicembre, recependo proposte provenienti da tutti i Gruppi parlamentari.

L'articolato spazia su molti istituti:

[procedimento legislativo nel suo complesso; qualità della legislazione; questione di fiducia; attività di indirizzo, di controllo e di monitoraggio delle politiche pubbliche; apertura della Camera alle esigenze della società civile; modernizzazione delle regole del dibattito; revisione degli strumenti di pubblicità e di pubblicazione degli atti parlamentari; programmazione dei lavori; rapporti con l'Unione europea; statuto dell'opposizione; revisione e aggiornamento di istituti antichi o superati (come, ad esempio, alcuni tipi di votazione o le modalità di esame del processo verbale delle sedute)].

La cosa importante è che i testi delle riforme sono stati così pubblicati sul resoconto della seduta della Giunta del 12 dicembre e sono dunque visionabili da tutti anche sul sito internet della Camera. Si è quindi finalmente aperta una fase pubblica di discussione. Spero che il confronto si svolga con la più ampia condivisione possibile ed in un clima rispettoso e sereno. Ciò consentirà alla Giunta a gennaio di esaminare gli emendamenti al testo, per giungere subito dopo alla discussione in Assemblea.

Il dato che già in questa fase tengo a sottolineare è che, dopo anni di discussioni, il confronto tra le forze politiche è giunto ad un momento di massima concretezza: c'è un testo di riforma complessiva su cui lavorare e sul quale i gruppi politici hanno ora il compito di esprimere nel merito le loro posizioni definitive.

Lampedusa

Infine Lampedusa. Purtroppo Lampedusa. Perché quelle immagini che da 3 giorni l'Europa intera e tutto il Mediterraneo conoscono sono la testimonianza di qualcosa di inaccettabile, che colpisce l'onore di un Paese - direi così - peggio di un arretramento del PIL. Uomini e donne che, con questo freddo, vengono fatti denudare all'aperto, davanti a tutti, in nome della necessità di un trattamento sanitario. Fatti tanto più insopportabili perché arrivano dopo i due tragici naufragi di ottobre, e dopo gli impegni che l'Italia aveva assunto. E invece il Centro di Lampedusa continua ad essere sovraffollato; le conseguenze dell'incendio del 2011 sono ancora lì; non c'è stato il ripensamento del sistema di accoglienza.

Ma questa vicenda ci dice anche un'altra cosa, Presidente Sardoni, e credo di sottolinearla nel luogo giusto, visto che sto partecipando ad un incontro con voi giornalisti. Ci dice quanto sia ancora importante la buona informazione, che ci aiuta a non rassegnarci, a non cedere al cinismo e al disinteresse di fronte alle vergogne del nostro tempo. Il mio augurio a voi lo formulo così: vi auguro di sentire ancora forte, sempre più forte, la responsabilità sociale che avete. Un servizio ben fatto, un'inchiesta ben preparata, ha ancora grande impatto. La politica e le istituzioni hanno bisogno di buon giornalismo. Deve essere così. Auguri!