07/05/2014
Montecitorio, Sala della Regina

Presentazione del libro 'I tempi di Aldo Moro. Quando la politica era una vocazione', di Luigi Ferlicchia

Buon giorno. Saluto le autorità presenti e tutti voi che avete scelto di partecipare a questo incontro. Ho accolto con piacere l'invito dell'on. Antonio Leone ad intervenire in questa discussione innanzitutto perché il libro di Luigi Ferlicchia si inserisce pienamente nel solco della riflessione che da anni la Camera dei deputati ha intrapreso sulla figura di Aldo Moro. Si tratta di un volume ricco, che abbraccia molteplici aspetti della vita di Moro, dalle sue relazioni con alcune importanti figure del cattolicesimo politico, al rapporto con la realtà pugliese, all'insegnamento universitario.

Ne emerge, accanto all'impegno politico diretto, la fitta rete di rapporti umani, intellettuali, politici e religiosi nella quale Moro fu immerso ed operò, a partire da quella più intima e cara di una famiglia molto coesa e molto solidale.

I relatori analizzeranno in dettaglio i diversi spunti di riflessione che emergono da questa ricerca.

Per quanto mi riguarda, vorrei soprattutto sottolineare un aspetto dell'agire politico di Moro, che trovo di particolare importanza per il dibattito attuale: l'idea della politica come vocazione che, non a caso, è richiamata nel sottotitolo del volume.

Erano quelli certamente tempi di grandi ideali e di una forte adesione ai valori democratici, ma erano anche anni funestati da una diffusa violenza politica e perfino da un diretto attacco terroristico nei confronti delle istituzioni. Anni nei quali le logiche della guerra fredda e della divisione del mondo in due blocchi contrapposti, frenavano la piena evoluzione della democrazia italiana. Non tutto quel passato della nostra storia politica merita di essere rimpianto.

Ma non c'è dubbio che in molti sentiamo oggi la mancanza di una politica che sia animata da principi e valori, che si interroghi sul futuro del mondo, che sia capace di proporre un progetto per le nuove generazioni. E' per contribuire a colmare questa carenza che una persona come me, insieme a tante altre, ha scelto di impegnarsi nella politica attiva. Una carenza che risulta particolarmente stridente in un'epoca come l'attuale nella quale i grandi processi di globalizzazione, che interessano tutti gli aspetti del vivere umano, pongono interrogativi ai quali si può rispondere soltanto se si è capaci di alzare lo sguardo e di indicare una visione della società che vada ben oltre la contingenza e i confini nazionali.

La politica come vocazione è certamente una scelta personale che non tutti fanno o hanno fatto. Una scelta fondata su solide convinzioni e spinte ideali. La politica come vocazione significa anche interpretare il proprio ruolo pubblico con sobrietà e spirito di servizio, guardando sempre non al proprio interesse particolare ma al bene del Paese. E' questo che io intendo come vocazione.

Per Moro, come per altri grandi statisti della nostra storia, la politica è stata soprattutto la ricerca del punto più avanzato possibile di incontro tra le istituzioni e la società: fare sintesi per garantire il progresso dell'Italia, sia dal punto di vista economico che da quello dei diritti della persona e dei gruppi sociali.

E' grazie a questa idea della politica che Moro fu protagonista di due momenti decisivi della storia repubblicana: negli anni '60, con l'avvio del centro-sinistra e negli anni '70, con l'avvicinamento tra la Democrazia cristiana e il Partito comunista per rispondere ad una crisi che stava investendo drammaticamente il nostro Paese.

Ma è proprio a quel punto che la sua esistenza fu spezzata dal fuoco del terrorismo. E con la sua vita fu interrotto anche quel progetto di piena maturazione della democrazia italiana, al quale aveva lavorato con tanto impegno. Si interruppe un filo, si interruppe un sogno.

Tra due giorni, il 9 maggio, nell'aula della Camera ricorderemo tutte le vittime del terrorismo. Questo "Giorno della memoria" è stato istituito per legge ed è stata scelta non a caso per le celebrazioni la data dell'assassinio di Aldo Moro.

Il rapimento e l'assassinio di Moro hanno costituito uno spartiacque nella storia repubblicana. Il terrorismo sembrava possedere la forza necessaria per colpire a morte le istituzioni democratiche.

Ognuno di noi ha una memoria personale di quei giorni.

Io ricordo il grande senso di smarrimento che prese me e tanti studenti del mio liceo. Non potevamo credere che una cosa così grave fosse possibile. Che lo Stato potesse subire una sconfitta tanto cocente.

Ma ricordo che quel giorno gli insegnanti, probabilmente vincendo la loro stessa preoccupazione, sospesero le lezioni e discussero con noi studenti. Anche loro eranop turbati, ma ci dicevano: "non sarà così, lo Stato ce la farà". Seppero rassicurarci, trasmetterci la fiducia nel fatto che i valori della democrazia e dello Stato di diritto avrebbero avuto la meglio sulle logiche della violenza e del terrore.

E questo poi accadde. Se alla fine i violenti sono stati sconfitti lo si deve innanzitutto all'iniziativa di coloro che garantirono la tenuta dello Stato ed alla reazione civile della società italiana di fronte alla barbarie del terrorismo. Tutti noi ci stringemmo intorno allo Stato.

Oggi la Camera dei deputati è fortemente impegnata a tenere ben viva la memoria di quella stagione e a rimuovere tutti i veli che ancora coprono la verità su quegli anni difficili e tormentati. Non è un'azione ovvia o scontata. Ma una democrazia matura non tollera zone d'ombra.

Per questo abbiamo avviato, come sapete, una vasta opera di desecretazione di atti parlamentari ancora classificati come segreti e abbiamo apprezzato il fatto che il Governo abbia deciso di muoversi nella nostra stessa direzione. La ricerca della verità è un fattore determinante per rendere sempre più forte e solida la nostra democrazia. Senza paure: ci potrebbero essere informazioni scomode, ma è un rischio che dobbiamo correre fino in fondo.

Questa ricerca cammina di pari passo con la riflessione storica e culturale.

A questa riflessione il volume che presentiamo oggi dà un importante contributo.

Per questo vi ringrazio.