17/10/2013
Montecitorio, Sala della Regina

Convegno "Maria Lai. L'arte tra gioco e magia"

Buongiorno a tutti. Un ringraziamento a tutti i presenti, ai molti amici, ai colleghi che hanno voluto essere qui oggi nel ricordo di Maria Lai. Un ringraziamento particolare va a Caterina Pes che ha fortemente voluto questo incontro.

L'onore di aprire i lavori di questo convegno mi offre la preziosa opportunità di accogliere simbolicamente Maria Lai in questa sede istituzionale, dopo che una delle sue opere più significative, "Le orme di leggi", vincitrice del premio Camera dei deputati per il centocinquantesimo dell'unità d'Italia vi ha già fatto ingresso, e si trova infatti nella nuova aula dei gruppi parlamentari.

Ma a parte la sua opera e dopo la sua opera, è lei che mi ha colpito. E' lei in persona dunque che nel ricordo mi piacerebbe accogliere qui oggi insieme a tutti voi, cercando di farne rivivere la straordinaria personalità di donna e di artista. Devo confessare che non conoscevo Maria Lai e quando mi sono avvicinata a questa figura, ho visto la straordinarietà delle sue idee, l'originalità, ma anche il senso profondo dell'accoglienza, della condivisione, della solidarietà, della politica nel senso più alto della democrazia. Mi ha affascinato come figura femminile e come artista.

La sua forza espressiva rispecchia sicuramente la Sardegna, una Sardegna mitica, quella dura, quella fatta di sassi, di vento, quella più vera, ma anche di montagna, di acqua. Lei questo lo interpreta fisicamente. Una donna di poche parole, mi hanno detto. Era di poche parole Maria, ma era anche una donna di molto pensiero. Parlava poco ma pensava molto. Una donna di raffinata sensibilità, una sensibilità umana, ma anche di una profonda saldezza, forza interiore e capace di sentimenti molto radicati, ma - mi dicono - mai ostentati. Un po' restia.

E' forse in ragione di questa indole, che dopo la poesia che aveva scoperto negli anni giovanili, è passata la scultura. Un'arte difficile in cui il vuoto ha la stessa dignità del pieno. All'inizio tutto sembra ostile, scoraggiante, senza prospettiva nella scultura, ma in fondo anche rispetto all'arte, chi si avvicina ad un'arte all'inizio pensa di non farcela.

E' stata dura anche la sua vita, non solo il suo avvio artistico; è stata dura la sua infanzia, come duri saranno gli anni di studio all'Accademia di Venezia tra il 1942 e il 1945. Eppure, dice Maria una bellissima frase, "in quegli anni ero carica di futuro", e questo forse l'abbiamo vissuto tutti noi penso, c'è un momento della vita cui pensiamo che non ci saranno barriere, non ci saranno ostacoli, che la vita ci appartiene e che potremo fare tutto. La nostra vita è carica di futuro. E quella carica le consentirà poi a Maria di intraprendere, subito dopo la guerra, un itinerario suo di maturazione artistica e sempre alla ricerca di una cifra personale molto originale, molto espressiva.

Da quello che ho capito, è che Maria Lai non è stata una donna distante dalla realtà, non si è nascosta nella fantasia per paura della vita. Al contrario, lo sguardo penetrante della sua sensibilità di artista la portò presto a maturare una profonda consapevolezza sia della precarietà, sia della solitudine, ma anche della fatica, della sofferenza, della condizione di tutti noi persone, di tutti noi esseri umani.

Credo che nasca da questa consapevolezza l'iniziativa del nastro celeste, ne parlavamo adesso con Caterina, questa idea di legare tutto un centro urbano, un intero paese con dei nastri; a dire che bisogna superare le contrapposizioni, il destino è comune, che è meglio nell'interesse di tutti unirsi in uno spirito di superamento delle debolezze e in uno spirito di solidarietà. Questa risposta spiazzante che dà Maria alla richiesta di fare un monumento. Quello era il monumento, quello era il messaggio. Leghiamoci tutti insieme, perché siamo tutti legati allo stesso destino. Spiazzante ma profondo, messaggio bellissimo molto emblematico.

Tutto questo ci fa riflettere anche sul senso della storia, sul senso della politica, della democrazia. Faceva politica Maria, politica nel senso migliore del termine, esercitava una democrazia, faceva qualcosa che poteva essere condiviso, qualcosa cui potessero partecipare tutti. E allora a che cosa si può partecipare, se non alla democrazia?

Quell'iniziativa venne definita un miracolo laico e forse un miracolo laico come solo lei sapeva fare. Quindi è questo il senso della presenza di Maria Lai nella sede della Camera dei deputati: la presenza di una donna che sapeva interpretare la democrazia. Mi sembrava giusto ricordarne la figura e manifestare tutta la nostra ammirazione, in un tempo in cui c'è tanto bisogno di figure femminili positive, pensanti, capaci di guardare avanti e sicuramente Maria Lai questo lo ha fatto al meglio. Grazie.