08/02/2017
Roma, Senato della Repubblica, Sala Koch

Partecipazione all'incontro con il Presidente della Repubblica Tunisina, Beji Caid Essebsi

E' per me un grande onore salutare il Presidente della Repubblica di Tunisia, Beji Caid Essebsi: signor Presidente, la sua autorevolezza e saggezza politica sono universalmente riconosciute e costituiscono un alto punto di riferimento nelle relazioni fra i nostri due paesi. La sua visita in Italia riveste per noi un grande significato..

Ho ancora vivide le immagini della mia visita a Tunisi, quando partecipai il 29 marzo 2015 alla grande marcia per ricordare le vittime del vile attentato perpetrato pochi giorni prima al Bardo, costato la vita di tante vittime innocenti, fra le quali, purtroppo, anche molti italiani.

C'erano le istituzioni ma c'erano anche tantissime persone comuni. Rimasi colpita dalla compostezza ma anche dalla determinazione con la quale una grandissima folla di donne e di uomini di Tunisi esprimevano il loro rifiuto alla violenza insensata del terrorismo.

Una forza fatta di coraggio, tolleranza, dialogo che si esprimono non solo attraverso la classe politica e le istituzioni tunisine, ma anche attraverso la società civile.

Una società nella quale hanno un ruolo fondamentale le donne tunisine, impegnate nella vita istituzionale, nell'imprenditoria, nell'associazionismo di carattere politico o culturale, che hanno lottato per avere una Costituzionale egualitaria. Ho avuto la fortuna di incontrare personalmente alcune di queste donne e mi sono resa conto di come esse rappresentino davvero la marcia in più di questa giovane democrazia.

Il mio viaggio a Tunisi mi ha anche rafforzato in una convinzione. La democrazia non si può esportare: il processo democratico è il frutto di situazioni storiche, di lotte politiche, di condizioni sociali e istituzionali che sono peculiari di ciascun paese.

Ma, se non si può esportare, la democrazia si può sostenere, e la comunità internazionale ha il dovere di farlo, soprattutto quanto ci sono rapporti di vicinato. E ha il dovere di farlo con iniziative concrete di collaborazione e dialogo fra paesi legati da antichi vincoli di amicizia.

Mi sono allora chiesta cosa potessimo fare noi, qui in Italia, per esprimere il nostro sostegno alla transizione democratica tunisina, perseguita nonostante gli attacchi e le minacce.

Un primo ambito di possibile intervento è quello della cooperazione parlamentare.

I frequenti contatti fra le nostre assemblee elettive attraverso le Commissioni affari esteri dei due rami del Parlamento hanno costituito in questi anni un canale di dialogo politico assai ricco e proficuo.

A tale dimensione ho proposto di affiancare una forma stabile di collaborazione fra l'Assemblea dei rappresentanti del popolo tunisina e la Camera dei deputati italiana attraverso un protocollo bilaterale che ho firmato nel gennaio 2016 insieme al Presidente Mohammed Ennaceur in occasione della sua visita in Italia.

Il protocollo prevede forme di cooperazione sul piano politico e amministrativo anche sulla base di un gruppo stabile di collaborazione di deputati delle due assemblee.

Sono lieta che anche l'Assemblea dei rappresentanti del popolo tunisina abbia recentemente nominato i componenti del Gruppo, rendendo così pienamente operativo questo prezioso strumento di collegamento fra le due assemblee.

All'azione sul piano politico, abbiamo affiancato la cooperazione sul versante amministrativo.

Il Senato e la Camera dei deputati italiani partecipano al gemellaggio europeo volto al rafforzamento delle capacità amministrativa del Parlamento tunisino. Si tratta di un progetto che ha al suo attivo ormai un anno di lavoro e che ha già conseguito risultati molto apprezzati che rafforzano ulteriormente i legami fra le nostre assemblee parlamentari.

Sono molto fiera di questo progetto perché noi abbiamo il dovere di sostenere lo sforzo degli amici tunisini.

L'impegno del Parlamento italiano è forte anche nelle sedi multilaterali, come l'Assemblea Parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo di cui l'Italia detiene quest'anno la presidenza di turno e che vede l'attiva partecipazione anche del parlamento tunisino.

Si tratta di un forum di dialogo e cooperazione fra le due sponde del Mediterraneo cui l'Italia annette la massima importanza, ma vogliamo valorizzare pienamente.

L'impegno della Presidenza italiana è quello di dare a questa Assemblea lo spessore politico che sinora non sempre ha avuto per renderla capace di affrontare le tante questioni urgenti che fanno del Mediterraneo oggi una delle aree più critiche del pianeta.

Dobbiamo rafforzare anche gli altri progetti di cooperazione avviati fra i nostri due paesi come quelli nel campo della sicurezza e dello sviluppo economico.

Pensiamo solo a quali potenzialità possono essere espresse dal rafforzamento delle iniziative di collaborazione economica fra le nostre regioni meridionali e la Tunisia, come si è già cominciato a fare con ottimi risultati, ad esempio nel campo agroalimentare.

Dobbiamo fare ponte e da sostegno perché abbiamo davanti futuro molto incerto e l'Italia, vicina geograficamente e culturalmente alla Tunisia, può essere un sostegno per i rapporti tra la Tunisia e l'Unione europea.

Ho già avuto modo di dire in altre occasioni che l'Italia si deve fare promotrice di un grande slancio dell'Unione europea per la stabilità nel Mediterraneo. Penso che un piano di sviluppo sarebbe necessario in questo momento, una specie di Piano Marshall europeo che aiuti il rafforzamento economico dei paesi della sponda Sud del Mediterraneo. Se l'Europa fosse lungimirante capirebbe che investire nei Paesi del Nord Africa, e la Tunisia in particolare, andrebbe a vantaggio di tutti noi e della stabilità dell'intera regione.

Sono convinta che la battaglia contro il terrorismo possa essere davvero vinta solo insieme e garantendo a tutti, e in primo luogo ai giovani, prospettive concrete di crescita sul piano economico ed umano.

Questa è la via anche per affrontare i fenomeni delle migrazioni fuori da una logica emergenziale. Serve la cooperazione perché non si può pensare di bloccare i flussi che devono essere, invece, gestiti. O si risolvono i problemi che stanno alla radice di questi spostamenti migratori oppure si tenta di gestirli, mettendo a punto con i nostri partner politiche condivise di gestione dei flussi migratori, come si sta facendo appunto con la Tunisia. Bloccarli, facendo sbarramento nei Paesi di transito, è velleitario oltre ad essere, dal punto di vista etico, totalmente discutibile.

Dobbiamo continuare, invece, sulla strada della collaborazione. Sono certa che la visita del Presidente della Repubblica tunisina costituisca un'importante occasione per confermare e rilanciare il nostro cammino insieme.