05/10/2017
Camera dei deputati, Sala Conferenze di Palazzo Theodoli-Bianchelli

Partecipazione alla proiezione del cortometraggio 'La giornata' di Pippo Mezzapesa, dedicato a Paola Clemente, vittima del caporalato

E' difficile per me parlare adesso, dopo aver visto questo lavoro ed essere stata seduta accanto a Stefano Arcuri. Mi complimento con gli autori di questo lavoro, con il regista, con gli sceneggiatori, con le attrici, gli attori, che hanno restituito bene la fatica, l'umiliazione. Questo è un documento che deve circolare il più possibile. Saluto il Ministro Martina, con il quale su questo ambito della memoria ci eravamo già ritrovati: con Stefano Arcuri, il Ministro ha voluto ricordare Paola Clemente nel suo ministero. Saluto e ringrazio il Presidente Francesco Boccia per essere qui; saluto la Segretaria Generale della Cgil, Susanna Camusso. E saluto tutti quelli che si sono impegnati in questo lavoro: Pino Gesmundo, che è il Segretario Generale della Cgil Puglia e Ivana Galli, Segretaria Generale della Flai Cgil.

Saluto il giornalista Emanuele Di Nicola e i deputati che sono qui, voi che avete deciso di essere parte di questa visione. Questa sala oggi ci vede riuniti per parlare di un tema molto pesante, molto ingombrante, che tocca tanti ambiti. E questa sala io proporrò di intitolarla a una donna che ha segnato le istituzioni del nostro paese: proporrò all'Ufficio di Presidenza di dedicare questa sala alla Presidente Nilde Iotti, perché penso che la Camera debba riconoscere a questa donna, anche attraverso questa sala, il ruolo che ha avuto nella nostra Repubblica.

Il cortometraggio dice: "morta di fatica per 2 euro l'ora". Questa è una frase scabrosa, che toglie il fiato, una frase crudele. Come si fa a morire di sfruttamento per 2 euro l'ora nel mio paese, nel nostro paese? Perché io ho visto condizioni difficili di lavoro in tante parte dove ho lavorato ma erano anche paesi che non erano sicuramente nel G7. Quando lo vedo nel mio paese è ancora più feroce, perché non puoi darti pace che questo accada, che accada sulla pelle di chi è l'anello più debole della catena.

Abbiamo molte contraddizioni da risolvere: siamo davanti alla quarta rivoluzione industriale, parliamo di intelligenza artificiale, parliamo di robot e poi parliamo di morire per 2 euro l'ora. Io mi sono avvicinata a questa realtà da molti anni - vedo Lucia Pompigna che saluto, mi fa piacere vederti, Lucia - mi sono avvicinata a questa realtà nella mia precedente attività quando lavoravo come portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. In quegli anni erano soprattutto i migranti ad essere in quei campi e in quelle condizioni. Negli anni la situazione è cambiata: sempre più coinvolge le nostre donne, i nostri braccianti, a dire che la crisi ha fatto quello che le crisi fanno, cioè non fanno sconti. Quando si gioca al ribasso sui diritti non si sa mai dove si va a finire e coinvolge tutti questo gioco, coinvolge tutti senza nessuna esclusione.

Allora, da Presidente della Camera nel 2016 ho pensato che volevo andare più in profondità in questa realtà, che stava cambiando rispetto agli anni in cui io avevo la possibilità di conoscerla per altri soggetti coinvolti. E quindi si è organizzata una giornata, un Primo Maggio, in un'azienda confiscata alla mafia nella campagna di Mesagne. E' stata una delle cose che ricordo con più intensità. C'erano tantissime donne braccianti, erano centinaia e centinaia di donne che erano venute da diverse località della Puglia.

Certo, non fu una festa, non poteva essere una festa con quei racconti di Stefano Arcuri che era seduto accanto a me - me lo ha ricordato adesso, dicendomi "noi ci ritroviamo sempre seduti accanto". C'era Lucia, c'erano le altre donne che poi sono venute a trovarmi con la FLAI CGIL a Montecitorio. E sono entrata nel vivo di una realtà, una realtà che era fatta di tanti sentimenti, di rabbia,era fatta di voglia di farcela, di orgoglio, era fatta però anche di dolore. E c'era, però, anche la voglia di non rassegnarsi: dopo quello che era accaduto a Paola non ci si poteva rassegnare, quindi si voleva reagire, andare avanti, cambiare rotta. Dopo quella giornata lì è inutile che io vi dica che ho sentito una responsabilità aggiuntiva perché, avendo conosciuto quella realtà, non potendo dire "io non lo sapevo", dovevo fare tutto quello che potevo per migliorare la condizione di quelle lavoratrici e di quei lavoratori.

E la risposta all'impegno di tanti - c'è scritta nei titoli di coda - è stata la legge:

il Parlamento italiano ha approvato - purtroppo a seguito di una morte, potevamo arrivarci prima della morte - una legge contro lo sfruttamento, contro il caporalato.

E vi dico che, quella sera del 18 Ottobre di un anno fa, penso di non essere stata la sola a vedere il tabellone che diventava verde e a pensare a Paola Clemente. Penso che nell'Aula di Montecitorio in molti abbiamo avuto questo pensiero: vedevo tutte quelle lucette verdi, era l'unanimità tranne 20 astensioni. E quando l'ho firmata quella legge - perché la Presidente poi deve certificare la legge - ho sentito il senso profondo di rappresentare le istituzioni, il cambiamento che si poteva mettere in atto. Si poteva fare qualcosa di buono per la vita vissuta delle persone, cercare di riscattarle con una legge.

Quella approvata credo che non sia solo una buona legge. Certo, poi una legge bisogna seguirla, bisogna fare il monitoraggio, bisogna capire se ci sono disfunzioni e poi intervenire. Però come impianto credo che sia una buona legge, che sicuramente va monitorata. Ma quello che trovo importante è il percorso della legge, come ci siamo arrivati a quella legge, il percorso che dovrebbe essere un esempio per tutti i provvedimenti di legge: Perché in quel percorso abbiamo visto tutti fare la propria parte: c'era il Governo, c'era il Parlamento, c'erano le organizzazioni sindacali, le organizzazioni imprenditoriali. E poi c'erano i lavoratori e le lavoratrici. C'erano tutti quelli che ci dovevano essere, non mancava nessuno per fare quella legge.

E' utile che ci sia un ruolo attivo dei lavoratori e delle lavoratrici quando si parla di una legge, perché una legge che riguarda il lavoro non può prescindere da chi ne è destinatario; e in quel momento i destinatari erano le donne braccianti che erano venute a Montecitorio, erano quelli che si stavano spendendo.

Questa è stata una vicenda - lasciatemelo dire - in cui si vede netta, in maniera molto chiara, la funzione del sindacato, se non fosse chiaro a qualcuno - mi sembra che nel nostro paese a volte si dimentica il ruolo del sindacato. Ecco, questa è stata una situazione in cui è emerso chiaramente il ruolo del sindacato: accanto all'anello debole e in nome della legalità. Io torno qui a ribadire, ancora una volta, come tante altre ho già detto, che in una democrazia è fondamentale il ruolo del sindacato: io non conosco una democrazia senza sindacati. Ho girato parecchi luoghi in cui i sindacati non c'erano, e non c'erano perché non c'era la democrazia. Io penso che il sindacato appartiene alle lavoratrici e ai lavoratori, e dunque saranno le lavoratrici e i lavoratori a decidere come avviare il processo di cambiamento, come rinnovarsi. Ma questo spetta a loro e solo a loro. Penso che questo sia un compito che noi dobbiamo rispettare, perché è vero che la realtà del mondo del lavoro è in continua evoluzione, ma io penso che il cambiamento necessario deve necessariamente scaturire da un processo di consultazione con i lavoratori e le lavoratrici; e nessuno dovrebbe pensare mai di metterci mano.

C'è il processo in corso per Paola. Io mi auguro e spero che si vada fino in fondo e che la magistratura sappia stabilire le responsabilità. Perché - il cortometraggio lo restituisce bene, no? - "non è colpa di nessuno". Penso che quelle responsabilità debbano essere accertate e ci debba essere un giudizio approfondito.

Per quello che riguarda noi, noi tutti che abbiamo senso civico, noi dobbiamo continuare nell'impegno della memoria, la memoria di Paola Clemente. E dobbiamo anche continuare a spenderci per affermare un lavoro che sia basato sulla sicurezza, che sia basato sulla dignità delle persone: un lavoro che non sia più in un crocevia per cui o lavori o muori. Tutto questo deve essere oggetto del nostro impegno: fare in modo di superare una condizione primordiale che non è degna di un paese civile.

Vi ringrazio.