28/11/2017
Montecitorio, Studio della Presidente

Consegna del Premio ‘Il Sole d’Argento 2017’ alla Presidente Boldrini da parte di Donne Impresa Confartigianato

Buon pomeriggio a tutte e a tutti.

Saluto il Presidente di Confartigianato Imprese Giorgio Merletti e la Presidente di Donne Impresa Confartigianato Daniela Rader, e vi ringrazio di cuore per il premio che avete deciso di conferirmi.

Ne sono sinceramente felice soprattutto perché proviene da un'organizzazione importante, Donne Impresa, e da donne che portano avanti l'economia del nostro paese.

Quindi il massimo riconoscimento per chi come me da tanti anni si spende per questo, per l'evoluzione della nostra società che passa attraverso le donne. Il 25 novembre, pochi giorni fa, qui alla Camera, ho voluto invitare 1400 donne di tutta Italia per dare loro la centralità che meritano. Donne coraggiose, donne che hanno sofferto, che hanno vissuto momenti molto difficili, che hanno subìto l'umiliazione di essere oggetto di violenza da parte di chi doveva amarle, ma che con coraggio si sono rimesse in piedi e affermano la loro forza in ogni parola che dicono. Nell'Aula di Montecitorio si è creata in quella occasione una tensione incredibile, dovuta non solo alla forza e alla potenza di quelle parole, ma anche alla determinazione delle donne di andare avanti e di essere ascoltate.

Quando poi donne che lavorano, come voi, fanno sacrifici e hanno fatto del lavoro una scommessa personale - perché questo oggi vuol dire fare impresa - riconoscono a me lo sforzo che ho cercato di fare in questi anni, questo mi ripaga di tante cose. Vuol dire anche ripagarmi per essere stata dileggiata per questo: perché occuparsi delle questioni delle donne vuol dire anche diventare oggetto di dileggio, di scherno. Però avere un riconoscimento come questo mi ripaga di tutto.

Ci sono purtroppo degli individui nella nostra società che guardano al passato invece che al futuro, che non vogliono prendere atto delle evoluzioni che noi abbiamo fatto nella nostra società. Sono ancorati a un modello patriarcale, non riescono a staccarsene e dunque negano quello che è sotto gli occhi di tutti, cioè che noi siamo il 51% della popolazione.

Noi abbiamo diritti ed è tempo di esigerli! Dobbiamo uscire dalla sindrome della minoranza che per troppo tempo ha colpito le donne. Le donne si sono sempre comportate come quelle che dovevano chiedere il permesso, quelle che dovevano ringraziare se ottenevano qualcosa. Noi siamo la maggioranza, il 51%, noi dobbiamo scrivere le regole del gioco, non subirle. E' chiaro?

Con la consapevolezza di questo dobbiamo andare avanti, noi e le nostre figlie, perché dobbiamo far capire a tutti che insieme, con il rispetto di ciascuno, si va avanti meglio. E allora c'è da fare anche un lavoro culturale importante: perché l'idea che ci siano ruoli prestabiliti, l'idea che qualcuno debba fare un passo indietro, si matura fin da piccoli, a scuola, e allora si maturano i presupposti per la discriminazione, per la diseguaglianza.

Questo non è accettabile. Io penso che noi dobbiamo fare le battaglie a più livelli: quello che voi fate ogni giorno nel vostro lavoro per affermarvi come imprenditrici, come attrici del mondo produttivo nel nostro paese; lo dobbiamo fare a livello culturale, facendo in modo che si insegni il rispetto anche nelle scuole, sempre di più; lo dobbiamo fare chiedendo rappresentanza, perché siamo il 51% e oggi noi siamo rappresentate in questo Parlamento al 30%. Ma come è concepibile questo? C'è qualcosa che non va, giusto?

Le donne in questo paese non hanno accesso al mondo del lavoro come gli uomini perché le donne oggi sono più discriminate: solo il 49% delle donne lavora nel nostro paese, e a fare impresa sono ancora di meno. Ma noi siamo il 51%! Sempre lo stesso discorso: se il 49% solo ha accesso, l'altro 51% delle donne, caro presidente Merletti, non sta a casa perché lo ha scelto, ma perché non ha accesso. Però le nostre figlie escono meglio dalle scuole, hanno i voti più alti all'università, vincono i concorsi, hanno meno chances di fare carriera. Le nostre battaglie vanno fatte unite, insieme e a più livelli.

Voi avete fatto egregiamente fino ad adesso e continuerete a fare la vostra parte di battaglia, perché avete portato avanti delle aziende in un tempo di crisi dovendo tenere botta su più piani: l'azienda, il lavoro, e per alcune il negozio, la bottega, la famiglia, il welfare che viene tagliato, i salti mortali coi figli. E' eroico tutto questo.

Ma poi noi dobbiamo far evolvere anche gli uomini, gli uomini che ci vogliono bene, quelli che hanno cura di stare bene insieme, quelli che si occupano di noi, delle figlie, del femminile in generale. Loro, che sono la gran parte, devono essere più capaci di fare loro questa battaglia perché ci guadagna il paese. Un paese è emancipato ed evoluto se le donne hanno un ruolo centrale nella società. Quei paesi che mettono i veli o il burqa alle donne non ci piacciono affatto. A noi piacciono quei paesi dove c'è il permesso di paternità quando nasce un figlio, e non per due-tre giorni ma c'è per lo stesso periodo che c'è per la madre, perché allora le donne non sono più penalizzate.

Dobbiamo spingersi avanti in questo, perché la nostra buona legislazione a favore della maternità può rischiare di essere un boomerang se gli uomini non sono coinvolti anche loro in questa fantastica fase della vita che è la genitorialità, che forse è la più bella in assoluto: io per lo meno la ricordo così, qualcosa che apre un mondo. Entrambi i genitori devono poterla vivere a pieno.

Tutto questo vuol dire che c'è tantissima strada da fare. Io ce l'ho messa tutta e continuerò a farlo perché queste battaglie non si delegano a nessuno. E vi prego, vi scongiuro: che non accada mai che per quieto vivere si abbassa la testa, che per quieto vivere si sta zitte, per paura, che si sta zitte perché non si ha fiducia nella parola. Perché il silenzio divide ed indebolisce; la parola, invece, ci serve ad aggregare e ad essere più forti.

Per questo abbiamo invitato le donne a Montecitorio a parlare: perché è con la parola che ci ritroviamo, è con la parola che facciamo un tutt'uno, non è con il silenzio.

Io continuerò comunque questo sforzo, non lo delegherò a nessuno; ma tutte noi abbiamo anche l'esigenza di trovare negli uomini la sponda necessaria. Il Presidente Merletti ha dato il via allo spazio del femminile in Confartigianato, ci ha creduto, ne abbiamo parlato in tante occasioni. Abbiamo bisogno di uomini che aprano la strada, in tutti gli ambiti, perché sanno che va a vantaggio del paese. Noi donne dobbiamo valorizzare gli uomini che hanno una visione allargata, perché questo aiuta tutta la società.

Ci sono degli uomini che hanno questa propensione e altri che invece assolutamente non ce l'hanno. Io vorrei che fossimo tutti insieme, uomini e donne, nella battaglia per l'evoluzione della nostra società.

Vi ringrazio per avermi riconosciuto questo sforzo. Questo mi motiva ancora di più ad andare avanti e spero di avere con me tante persone che credono nella stessa visione e nello stesso modello di società per il nostro paese, che ancora deve fare parecchia strada.