05/02/2017
Montecitorio, Sala della Lupa

Partecipazione alla proiezione del docufilm ‘Cuori connessi’, di Luca Pagliari, nell’ambito della manifestazione ‘Montecitorio a porte aperte’

Buongiorno a tutte e a tutti

Sono contenta di vedervi in tanti anche in questa edizione di "Montecitorio a porte aperte", l'iniziativa con la quale apriamo il palazzo ai cittadini e che si tiene ogni prima domenica del mese.

E' un'iniziativa a cui tengo moltissimo perché è l'occasione per i cittadini di entrare in questa istituzione, di conoscerla, di capire l'importanza del Parlamento in una democrazia. Questo palazzo è il cuore della nostra democrazia e, vedete, non ho mai conosciuto un paese democratico senza Parlamento, mai!

Lo sa bene Jole Mancini, partigiana, che insieme a tanti altri ha lottato per la democrazia nel nostro Paese. Mi fa piacere vederla qui e la saluto con affetto.

E' importante sapere i meccanismi di funzionamento delle istituzioni prima di avere un'idea completa. Certo, tutto si può migliorare, ma prima di arrivare alla delegittimazione - che purtroppo va un po' di moda, di questi tempi - è giusto sapere come si lavora qui.

Quando i ragazzi e le ragazze vengono io cerco di accompagnarli in questo percorso di conoscenza, e constato che quando escono dal palazzo hanno capito che l'istituzione è una cosa seria e che qui vengono rappresentate tante istanze del nostro Paese.

Mi piace ricordare che dall'inizio di questa legislatura abbiamo avuto un totale di 33.000 partecipanti alle domeniche di "Montecitorio a porte aperte" e oltre 1.070.000 visitatori a tutti gli eventi che si svolgono alla Camera: mostre, anteprime di film, pièces teatrali, presentazioni di libri.

La cultura è vitale per la politica, senza la prima la seconda non ha lo sguardo lontano che ci serve per fare i provvedimenti necessari al Paese.

E a questo proposito oggi parliamo di un tema sociale tra i più cruciali del nostro tempo: della rete e di una deformazione della rete, il cyberbullismo. Il bullismo sul web è cattivo, malvagio, diffuso e capace di distruggere la vita delle persone. Ma non tutti si fanno intimidire, non tutti soccombono, e si deve reagire.

Oggi qui dimostriamo che ci sono ragazze e ragazzi che hanno reagito, che continueranno a farlo. E mi fa piacere ospitare un docufilm di Luca Pagliari che si intitola "Cuori connessi".

L'autore è un giornalista che da anni si occupa di sensibilizzazione al cyberbullismo, collaborando anche con la Polizia di Stato, e nel fare questo conosce i giovani, va nelle scuole e parla con loro per fargli capire che rifiutare la violenza in rete si può, si può e si deve!

Luca è venuto oggi insieme a Flavia Rizza, che invito a venire accanto a me. Flavia è una ragazza 'tostissima' che ha deciso di far capire che sono i bulli a doversi nascondere, sono loro a doversi vergognare, non le persone che reagiscono. La insultavano sui social network, ma lei non si è fatta intimidire. Il docufilm parla proprio di lei, racconta la sua determinazione e il suo coraggio.

E c'è un'altra ragazza che voglio salutare. Si chiama Alessandra Antonini, una ragazza marchigiana di Visso, uno dei Comuni più martoriati dal terremoto che ha colpito il centro-Italia. In questo caso il web è stata un'opportunità, perché grazie alla rete Alessandra ha rotto l'isolamento.

Quindi ci sono aspetti positivi e aspetti negativi del web. Ringrazio anche Nunzia Ciardi, direttrice della Polizia Postale, per il lavoro di questo corpo dello Stato più che mai essenziale per evitare che quel grande dono che è la rete diventi qualcosa di infrequentabile, cioè luogo di violenti. Grazie per il vostro impegno! Mi auguro che avrete sempre più risorse, perché questa questione sarà cruciale per il nostro futuro.

Non posso e non devo dimenticare che uno degli incontri più difficili di questa legislatura è stato quello con la madre di Carolina Picchio, una ragazza di 14 anni di Novara che si era uccisa perché non era riuscita a sostenere la gogna e la vergogna di cui era stata vittima in rete. In quella sede ci impegnammo a fare un provvedimento legislativo contro il cyberbullismo. Quella proposta di legge è stata approvata alla Camera, poi è passata al Senato e adesso tornerà da noi perché è stata modificata. Mi auguro che la legislatura non si concluda prima che quel provvedimento venga approvato, perché la politica può riacquisire fiducia dei cittadini solo se fa quello che dice.

Credo però che, parallelamente all'azione legislativa, sia fondamentale un impegno delle istituzioni sul fronte dell'educazione digitale.

Siccome mi è molto chiaro il tema e la sua importanza, ho voluto istituire nel 2015 una Commissione Internet. E' stata la prima volta che in sede parlamentare è stato creato un organismo dedicato al digitale. Questa Commissione, composta da deputati ed esperti, ha prodotto una 'Dichiarazione dei diritti e dei doveri in Internet'.

All'articolo 3 di questa Carta parliamo del diritto alla conoscenza e all'educazione in rete e sottolineiamo che le istituzioni hanno il dovere di occuparsi della formazione e dell'educazione dei cittadini italiani.

Il 17 ottobre scorso, poi, insieme all'allora Ministra dell'Istruzione Giannini abbiamo firmato un protocollo nel quale abbiamo stabilito che la Dichiarazione venga fatta conoscere nelle scuole. Per questo i componenti della Commissione inizieranno un tour e andranno nelle scuole a formare insegnanti, ragazze e ragazzi ad un uso corretto della rete.

Sono contenta che i membri della Commissione passino dall'aspetto legislativo a quello pratico per dare seguito, anche materialmente, a quella Carta che abbiamo sottoscritto.

Sono convinta che in questo tempo tutti siamo chiamati alla responsabilità: noi istituzione non possiamo ignorare il tema e non lo possono fare i cosiddetti stakeholder, sicuramente i social network. Questi ultimi hanno una responsabilità aggiuntiva e dovrebbero mettere in atto politiche efficaci contro l'odio e contro il cyberbullismo.

A questo proposito voglio sottoporvi un caso nel quale mi sono imbattuta di recente. Riguarda una ragazza che mi ha scritto disperata, Arianna Drago. Navigando in rete si è ritrovata in 'gruppi chiusi' di Facebook nei quali venivano pubblicate foto di ragazze ignare date in pasto ai commenti degli utenti di queste pagine chiuse. Un meccanismo che scatena la bestia che è nell'essere umano. Arianna ha visto questo orrore abominevole e lo ha denunciato nella sua pagina Facebook. Si è portati a pensare che il social network abbia dato seguito a questa denuncia. Invece Arianna è stata oscurata, mentre i gruppi chiusi violenti no, stanno ancora lì. Allora Arianna si è rivolta a me e io ho rilanciato nella mia pagina la sua denuncia, che condivido al 100%, perché le donne hanno una dignità e la dignità va tutelata.

A quel punto Facebook risponde: "Ci siamo sbagliati, non volevamo oscurare la pagina di Arianna!". Certo, l'errore è umano, tutti possiamo sbagliare; ma le pagine dei violenti, quei gruppi chiusi, sono ancora lì. E allora mi chiedo: da che parte sta Facebook? Da quella dei violenti o da quella di chi denuncia la violenza? E poi perché la mia pagina non viene oscurata, se io faccio la stessa operazione di Arianna?

Questi sono gli interrogativi a cui non so dare una risposta. Per questo mi auguro che si riesca a collaborare con queste grandi piattaforme, con queste media companies, per trovare un modo di arginare questa deriva. Lo dico perché noi donne non abbiamo fatto anni di battaglie per i nostri diritti per poi trovarci in quei siti ed essere trattate da carne da macello. Non possiamo tollerare tutto questo. Dunque, io porterò avanti questa battaglia senza risparmiare nulla.

Perché lo faccio? Perché sento questa responsabilità, perché da terza carica dello Stato devo fare tutto il possibile perché i nostri giovani possano usare piattaforme digitali libere e non violente.

Con questo impegno, adesso, lascio la parola a Luca Pagliari.

Grazie.