08/10/2017
Montecitorio, Sala della Regina

Discorso della Presidente della Camera dei deputati in occasione della manifestazione 'Montecitorio a porte aperte' dedicata a Irma Bandiera

Buongiorno a tutti e a tutte.

Questa iniziativa si inserisce nell'apertura che noi facciamo ogni prima domenica del mese, "Montecitorio a porte aperte". Vogliamo attirare l'attenzione con un momento di riflessione, di cultura, perché c'è bisogno di non dimenticare il nostro passato e di guardare al futuro. Incontri come questi ci riportano al passato, ma ci danno anche la possibilità di capire meglio il nostro presente.

Do il benvenuto al sindaco di Bologna, Virginio Merola. Saluto la presidente dell'Anpi di Bologna, Anna Cocchi; il moderatore di questo incontro, lo scrittore Pino Cacucci, e l'attrice Piera Degli Esposti, che già ci ha introdotto alla figura di donna di cui ora ci occupiamo. Un saluto particolare alla signora Lia Marchesini, nipote di Irma Bandiera, che celebriamo oggi.

Saluto anche i membri dell'Anpi che sono in questa sala. Rappresentano i partigiani e le partigiane che per farci dono della libertà dal nazifascismo non hanno esitato a mettere in gioco la loro vita. Perché entrare nella Resistenza non era un passaggio da prendere a cuor leggero. Significava mettere in conto di essere catturati, torturati, uccisi. Già era un atto eroico decidere questo passaggio.

E allora noi dobbiamo essere grati a questi uomini e a queste donne non soltanto perché ci hanno restituito la libertà, ma anche perché tengono viva la memoria. Perché c'è anche chi si permette di dire che il fascismo è stato buono. Poi è arrivato il nazismo, ed è diventato cattivo anche il fascismo. La storia non è andata così, e noi dobbiamo essere sempre vigili rispetto ai revisionismi che oggi, purtroppo, ritornano a galla con una certa pressione. Vedo Jole Mancini, partigiana, seduta qui davanti a me. Grazie, Jole, di essere sempre presente alle nostre iniziative, di seguire la vita delle istituzioni con questa assiduità che veramente mi riempie il cuore.

Un ringraziamento a queste donne e a questi uomini partigiani l'ho voluto fare anche in un modo simbolico due anni fa: per la prima volta le partigiane e i partigiani sono entrati nell'aula di Montecitorio, l'Aula che forse avete già visitato, che è il luogo della sovranità popolare, e ci sono entrati nell'anno i cui celebravamo il 70° della Liberazione. Loro in quell'occasione erano seduti sui banchi dei deputati e delle deputate. Io non dimenticherò mai quel giorno: è stato uno dei più significativi di questa legislatura. Li abbiamo invitati da tutta Italia, si sono organizzati con i mezzi, le macchine, i pullmini, i nipoti che li aiutavano a venire, gli altri partigiani e chi fa parte oggi delle Associazioni che si sono messi a disposizione. L'Aula era piena di partigiane e partigiani con il fazzoletto al collo, c'era il Capo dello Stato, il Presidente del Senato e c'erano tanti deputati e deputate. Loro erano non ospiti ma padroni di casa, perché il nostro Parlamento oggi è libero lo dobbiamo a loro. Erano e sono i padroni di casa!

E non va dimenticato il contributo prezioso delle donne partigiane, caro Sindaco; e Bologna lo sa bene perché lo ha fatto, ha reso loro merito. Guardate, non è una mia fissa, è un atto di giustizia. Le donne partigiane erano tante, erano 35mila, oltre alle 70mila appartenenti ai Gruppi di Difesa della Donna. Quindi parliamo di numeri importanti. Più di 4600 donne subirono arresti, torture e condanne. Più di 2700 furono deportate in Germania. Più di 2800 furono fucilate o impiccate. Più di 1070 caddero in combattimento.

E sapete a quante di loro furono assegnate le medaglie d'oro al valor militare? Adesso ve lo dico e non ci si può credere: 19! Solo 19 medaglie, di cui 15 alla memoria. Allora c'è qualcosa che non va. I conti non tornano. Noi abbiamo il dovere di valorizzare quello che le donne hanno fatto per la nostra Repubblica. La nostra Repubblica nasce grazie all'impegno di tanti uomini e di tante donne. Quindi parliamo di padri e di madri della democrazia, non si può parlare solo di padri.

Ci tengo a dire che quelle donne facevano qualcosa di molto pericoloso. Donne che procuravano cibo, senza cibo gli uomini non ce l'avrebbero fatta. Procuravano gli abiti, le armi, le munizioni. Le donne curavano i feriti.

Le donne agivano da «staffette», consegnavano messaggi, tenevano i collegamenti fra le brigate. Le donne compivano attività di propaganda e informazione politica, nascondevano le famiglie ebree.

Questo facevano le donne. E lo facevano anche con la minaccia dello stupro, usato come arma, come strumento di guerra. In più con questa minaccia, doppiamente eroiche perché lo stupro è l'atto più disgustoso, più annichilente che si possa fare su una donna: si mira al suo annichilimento, quando si fa dello stupro un'arma politica. Ho il dovere di ricordare queste donne.

Fra queste donne c'era Irma Bandiera. E' stato già detto da Piera Degli Esposti che cosa capitò a Irma Bandiera. Io non lo ripeterò perché sarei meno efficace di lei. Mi limito a dire che ottobre è il mese in cui Irma iniziò il suo percorso di consapevolezza e di impegno.

Era il primo ottobre del 1943 e lei decise di diventare staffetta. In questa Camera ho voluto ricordare oggi Irma Bandiera perché quel mese vide l'inizio del suo impegno. «Mimma», Mimma era il nome, Mimma la chiamavano a casa. Sappiamo già da quanto letto e interpretato magnificamente da Piera quello che accadde in quei sette giorni.

Lo scorso 25 aprile con il Sindaco Merola, la Presidente dell'Anpi e con tanti altri, a Bologna abbiamo ricordato la Liberazione. Eravamo sullo stesso palco e davanti a noi c'era il Sacrario con tante piccole foto di tutti quelli che erano stati uccisi per liberare il nostro Paese. In quel sacrario c'è anche la fotografia di Irma Bandiera.

E non è l'unico posto dove c'è il bel volto di Irma Bandiera: il Sindaco m'invitò ad andare a via Turati. A via Turati c'è una scuola, se vi capita andateci, perché vale la pena vedere il bel volto di Irma Bandiera su una intera parete di questo edificio scolastico. Hanno fatto una bella iniziativa culturale per cui oggi quel volto è lì a ricordare ai ragazzi che vanno a scuola che per gli ideali si può anche morire, per gli ideali si può anche accettare di non parlare per sette giorni, per gli ideali, per lo slancio interiore verso un valore assoluto che è la libertà. Che non è scontato, non è gratuito, non è per sempre. Questo noi dobbiamo ricordare alle nostre figlie e ai nostri figli: non è gratuito e non è per sempre.

Poi andammo con il Sindaco a Villa Spada, dove c'è il monumento dedicato alle 128 partigiane bolognesi cadute per mano nazifascista. Allora, siccome ci sono le madri e ci sono i padri della Repubblica, io ho voluto fare in modo che in questa istituzione le figure femminili fossero visibili, perché finora non c'era traccia di loro. Ma vi pare possibile che in un'istituzione ci fossero solo busti di uomini - per carità, importantissimi, figure di primo piano - che non ci fossero segni di qualche peso delle donne che hanno avuto un ruolo nelle nostre istituzioni?

Ed è così che ho voluto istituire la Sala delle Donne, qui davanti, forse l'avete vista. Per la prima volta le donne della Costituente, le nostre 21 costituenti, hanno avuto uno spazio su una parete: i loro bei volti sono lì a raccontarci le loro storie incredibili di vita, di politica, di impegno, di abnegazione. Non si vive solo per pensare solo al proprio microcosmo, non si vive solo per l'interesse individuale, non è vita se non si pensa agli altri, al bene comune, a quante cose potremmo fare dedicandoci a qualcosa di più importante del nostro piccolo mondo.

E loro ce lo dimostrarono: erano donne che in bicicletta andavano nella campagne a insegnare a leggere e scrivere ai braccianti, in un tempo in cui non si andava a scuola se non si avevano i mezzi, non c'era la scuola dell'obbligo. Donne che facevano politica di nascosto, pioniere dell'affermazione femminile.

E poi ci sono le 11 sindache: parliamo sempre del 1946, il grande anno della svolta. Le donne si liberano del giogo nazifascista che le voleva mogli e madri, non dovevano avere nessun ruolo sociale. Si liberano da questo giogo ed entrano nelle istituzioni. Il voto consente alle donne di affermare la loro esistenza. Vi immaginate? Prima le donne non avevano diritto di esprimere una propria idea. 1946, l'anno della svolta.

Lì ci sono anche la prima donna Ministra, la grande Tina Anselmi, scomparsa recentemente; la prima donna Presidente di questa Camera, la grande Nilde Iotti; e poi la prima Presidente di Regione, Nenna D'Antonio, della Regione Abruzzo.

E in un'altra parete tre specchi: non essendoci foto io non potevo mettere foto con sotto scritto "la prima Presidente della Repubblica", "la prima Presidente del Senato", "la prima Presidente del Consiglio".

Ci ho messo tre specchi e accanto ho voluto anche dire alle nostre ragazze che siccome nessuna donna mai ha ricoperto quei ruoli "potresti essere tu la prima", a dire che se le donne si impegnano, se le nostre figlie ci credono, studiano, si fanno valere, la Costituzione non pone ostacoli. L'articolo 3 e l'articolo 51, che sono lì, ce lo ricordano ogni volta.

Questa operazione l'ho fatta per dire che le nostre figlie devono andare avanti senza temere di non essere all'altezza e quindi anche per dare l'autostima che spesso manca e impedisce dei percorsi.

E allora che dire oggi? Oggi noi siamo in un momento molto complicato della nostra storia. La nostra bella Costituzione è la nostra bussola e noi dovremmo ritrovare sempre i punti che ci orientano.

Nella nostra Costituzione è vietata «la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Nel 1952 il nostro Parlamento approvò la legge Scelba, che dice chiaramente che è reato fare apologia di fascismo, è reato fare manifestazioni fasciste. Visti i tempi che corrono, però, dico che noi dobbiamo pendere atto che non è decontestualizzato occuparsi di questo tema: ultimamente abbiamo visto troppe manifestazioni fasciste!

Poi basta fare un giro sulla rete per vedere quante pagine di Facebook - l'Anpi ce lo ricorda sempre, e io sempre ribadisco questo concetto - sono dedicate al fascismo e al nazismo. L'Anpi ha fatto una ricerca secondo cui ci sono 2700 pagine di Facebook che sono chiaramente simpatizzanti, e 300 di queste sono dichiaratamente apologetiche. L'apologia di fascismo è un reato, nel nostro Paese. Non può essere che solo su Facebook questa cosa venga considerata normale: non è normale. Più volte ho insistito su questo, più volte ho cercato di sollecitare il tema, più volte ho scritto a Mark Zuckerberg, per dire che deve cancellare le pagine della vergogna.

Se i nostri giovani si identificano a migliaia con il nazifascismo, noi non possiamo stare a guardare, non possiamo pensare che queste siano manifestazioni goliardiche: non c'è nulla di goliardico in questo.

Noi in questa Camera abbiamo approvato la proposta di legge Fiano. E' un provvedimento che vieta la propaganda fascista, che è altra cosa, e quindi la vendita di gadget e tutto quello che esalta il fascismo. Io spero che questa proposta di legge, che adesso è al Senato, possa avere una conclusione in questa legislatura, perché penso che sia qualcosa di calato nella realtà di oggi. Cercano di farla passare come una legge per chi non ha niente da fare, di delegittimarne il senso, e invece a me sembra che questa legge sia proprio espressione di presa d'atto di una realtà che dovrebbe preoccuparci tutti. Io credo, oltretutto, che sia anche un passo doveroso nei confronti di coloro che hanno fatto tanto per ridarci la nostra libertà.

Vi ringrazio.