04/02/2014

Presentazione del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva della XI Commissione 'Lavoro pubblico e privato' sulle misure per fronteggiare l'emergenza occupazionale, con particolare riguardo alla disoccupazione giovanile

Buongiorno a tutte e a tutti. Saluto il Presidente della Commissione Cesare Damiano, Il Ministro Enrico Giovannini e i rappresentanti dei gruppi parlamentari presenti.

Sono molto lieta di rivolgervi un indirizzo di saluto in occasione della presentazione del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva, svolta dalla XI Commissione Lavoro della Camera, sul tema dell'emergenza occupazionale e, in particolare, della disoccupazione giovanile.

Nel ringraziare la Commissione per il contributo fornito a uno dei temi cruciali per il destino del nostro Paese, vorrei proprio partire - per questo mio breve intervento - dalla prima considerazione del documento conclusivo, ed è una considerazione abbastanza preoccupante : rispetto agli altri Paesi europei emerge che in Italia il rischio di rimanere disoccupati è molto più alto per i giovani rispetto alle altre classi di età.

Inoltre, i cosiddetti "scoraggiati" (ossia quelli che hanno addirittura rinunciato a ricercare un impiego) sono - caso unico in Europa - più numerosi rispetto ai disoccupati, cioè a coloro che sono in cerca di un lavoro e che sono iscritti presso i centri per l'impiego o si rivolgono alle altre forme di intermediazione.

Nel complesso, peraltro, il documento della Commissione Lavoro ci fa capire come i soggetti in situazione di disagio occupazionale siano ormai circa 7 milioni, con un divario ancora significativo tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno.

Di fronte a questi dati, la vostra indagine ci consegna una priorità: quella di indicare una strategia che si contrapponga finalmente alla logica della pura emergenza e che investa sul futuro, soprattutto dei giovani.

Il documento pone la domanda fondamentale : se gli interventi legislativi degli ultimi decenni abbiano davvero cercato e trovato una soluzione strutturale per incentivare l'occupazione giovanile.

Non è facile rispondere a un quesito così complesso, ma i dubbi sono certamente tanti. Le maggiori perplessità sulla reale ricerca di soluzioni strutturali vengono dalla sempre più frequente introduzione di contratti flessibili. Che tipo di occupazione hanno creato queste misure?

In Italia, così come nel contesto più ampio dell'Unione Europea, il lavoro sembra essere passato gradualmente da "diritto" su cui fondare le costituzioni laburiste del dopoguerra, a semplice bene da scambiare o "somministrare" sul mercato. Le imprese non ne hanno beneficiato in termini di competitività. Ma è la società nel suo complesso a non aver beneficiato di questa spinta alla mercificazione del lavoro.

È noto che la precarietà e l'insicurezza diffusa, la mancanza di prospettive di lavoro dignitoso, finiscono per minare le basi della coesione sociale. Lo dimostrano le conseguenze della lunga crisi economica che ancora stiamo attraversando e che mi vengono testimoniate molto spesso anche negli incontri che svolgo qui a Montecitorio con delegazioni di disoccupati, di precari, di lavoratori di aziende in difficoltà o nelle numerose email di cittadini che mi segnalano i devastanti effetti della crisi sulle famiglie e su intere comunità territoriali.

La mancanza di occupazione e di tutele, l'aumento delle disuguaglianze e dell'ingiustizia sociale, il progressivo incremento delle nuove povertà, rischiano di raggiungere livelli insostenibili per le nostre democrazie.

Per questi motivi, alla necessità di tutele e dignità del lavoro, dobbiamo essere in grado di coniugare l'esigenza della produttività e delle "opportunità".

I giovani, che incontro nei fine settimana dedicati ad ascoltare i cittadini, chiedono soprattutto di essere valorizzati. I nostri figli devono acquisire esperienze e competenze che consentano loro di affrontare il viaggio - in un mondo che oggi offre meno garanzie, è vero, ma non per questo è privo di opportunità - e di poter essere competitivi sul mercato del lavoro globale.

In questa direzione, una risposta positiva arriva dal progetto integrato "Garanzia giovani", che l'Unione europea ha promosso con grande determinazione. L'Italia è stata uno dei primi Paesi ad adottare questo progetto basato sul tentativo di integrare le politiche attive del lavoro con un rafforzamento dell'offerta formativa e il conseguente rafforzamento dei servizi per l'impiego.

Una migliore intermediazione tra domanda e offerta non basta, però. Prima di offrirli quei posti dobbiamo essere capaci di crearli. Non si possono offrire posti se manca il lavoro. Molto rimane da fare in termini di rilancio economico, di crescita, di nuovi investimenti. Ne sono consapevole e so che lo dobbiamo fare con scelte coraggiose, in un quadro di risorse disponibili che non ci consente più sprechi. E' ora di puntare sulla progettualità, sull'innovazione, sulla capacità organizzativa.

In sostanza, dobbiamo mirare alla migliore combinazione tra dignità e produttività del lavoro, tra tutele e opportunità, integrando formazione e lavoro, valorizzando la conoscenza, il saper fare, l'innovazione.

Sosteniamo in modo effettivo e non formale i giovani che cercano la propria via d'accesso al mondo - non solo "mercato" - del lavoro. E allora la mia esortazione è proprio questa: impegniamoci con coraggio e con determinazione per questo obiettivo!

Grazie e complimenti per il vostro lavoro.