30/05/2014
Aula di Montecitorio

Manifestazione finale dell'iniziativa 'Dalle aule parlamentari alle aule di scuola. Lezioni di Costituzione'

Buongiorno a tutti. Dichiaro aperti i lavori della manifestazione conclusiva del progetto "Dalle aule parlamentari alle aule di scuola. Lezioni di costituzione". Saluto il Presidente del Senato Piero Grasso che ha voluto essere presente a questo incontro. Ricordo che lo scorso anno le "lezioni di Costituzione " hanno avuto luogo proprio nell'aula di Palazzo Madama.

Saluto la Ministra Stefania Giannini e colgo l'occasione per ringraziare il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca che, come sempre, ha sostenuto con convinzione questo progetto.

Un saluto affettuoso, naturalmente, a tutti gli insegnanti e a tutti gli studenti presenti.

Care ragazze e cari ragazzi,

siete davvero in tanti e questo mi fa estremamente piacere. E' proprio un bel colpo d'occhio vedervi tutti qui seduti nei banchi dove siedono i parlamentari.

La vostra presenza, il vostro impegno, il vostro entusiasmo ci confermano nella convinzione che la collaborazione tra il Parlamento e il mondo della scuola continua a dare buoni frutti e che dobbiamo proseguire lungo questa strada.

Mi congratulo con voi perché siete riusciti a portare a termine con ottimi risultati il vostro lavoro nonostante i tanti impegni del calendario scolastico.

Le "Lezioni di Costituzione" sono state avviate sette anni fa dalla Camera dei deputati e dal Senato della Repubblica per celebrare i 60 anni della nostra Carta fondamentale. Il successo di questa iniziativa è la testimonianza della attualità dei valori della nostra Costituzione e di quanto essi si prestino a continui approfondimenti.

Quando io avevo la vostra età e frequentavo le scuole superiori, questi argomenti venivano trattati in una materia che allora si chiamava "educazione civica" ed era una materia piuttosto trascurata nei programmi scolastici.

Oggi lo studio sul funzionamento della nostra democrazia è affidato all'insegnamento pluridisciplinare "cittadinanza e Costituzione". In questo modo si valorizza una idea della Costituzione non come semplice testo giuridico, ma come concreta pratica di cittadinanza: la fonte principale dei diritti e dei doveri che debbono valere in tutte le situazioni della nostra vita in comune, nella scuola come nella famiglia, nei luoghi di lavoro come nelle istituzioni politiche.

Perché vedete, ragazzi, cittadinanza non significa solo appartenenza ad uno Stato, certificata dalla carta di identità che avete in tasca. Cittadinanza è soprattutto partecipazione attiva, è chiedersi che cosa posso fare io per il mio paese, è cura per il bene comune. Un bene comune che travalica i confini nazionali e guarda al rafforzamento della cittadinanza europea come qualcosa che non sostituisce, ma integra e completa quella nazionale.

Essere cittadini europei significa già oggi esercitare alcuni diritti fondamentali riguardanti le libertà di movimento e di lavoro o il diritto di voto nei paesi che fanno parte dell'Unione. Sono diritti ancora giovani che aspettano di essere pienamente messi a frutto per la costruzione di un vero popolo europeo.

E sarete voi i protagonisti di questa avventura insieme ai vostri coetanei degli altri paesi d'Europa. Voi, la generazione dell'euro, dell'Erasmus e del libero spazio di circolazione

Oggi, per passare da un paese all'altro dell'Unione non serve più mostrare il passaporto. Non ci sono più controlli di frontiera. E questo sembra incredibile se solo pensiamo che lungo i confini dei paesi europei si sono combattute guerre sanguinose e devastanti. Oggi, è possibile per un ragazzo o una ragazza immaginare di nascere in un paese, studiare in un altro e lavorare in un altro ancora. E' da questa libertà di movimento, da questa varietà di occasioni di vita che può nascere davvero un nuovo sentimento di appartenenza.

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Raccogliendo l'invito contenuto nel bando di concorso, molti di voi hanno scelto di approfondire i temi legati all'articolo 10 della Costituzione. Un articolo che, come ho avuto modo di dire anche agli studenti che vi hanno preceduto lo scorso anno, è stato un faro della mia vita professionale : come forse molti di voi sapranno, prima di essere eletta Presidente della Camera, ho lavorato per quasi 25 anni per le agenzie delle Nazioni Unite e in particolare negli ultimi 15 anni per l'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati. Un lavoro che mi ha portato a stare molto vicino alle persone descritte dall'articolo 10. Persone costrette da guerre e persecuzioni a fuggire dalla propria casa, dal proprio Paese. Persone che non hanno scelta e che, anzi, se potessero scegliere, deciderebbero senz'altro di restare a casa propria.

L'articolo 10, come sapete bene, non a caso figura tra i principi fondamentali della Carta, in quanto esprime alcuni dei capisaldi della nostra civiltà giuridica come l' apertura al diritto internazionale, la tutela della condizione dello straniero, il riconoscimento del diritto di asilo alle persone cui sia impedito nel loro paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana. Si tratta di grandi principi - declinati anche nella convenzione di Ginevra del 1951 -che voi avete voluto mettere alla prova dei fatti, confrontandoli con le situazioni della vita reale.

Sono frequenti, infatti, le cronache degli arrivi sulle nostre coste di uomini, donne e bambini che hanno attraversato il deserto prima e poi il mare, rischiando la vita, per rincorrere la speranza di un futuro di pace e sicurezza. Un futuro lontano dalle condizioni di pericolo e paura in cui erano costretti a vivere nei loro Paesi d'origine.

Voi, ragazzi, siete nati in un Paese democratico. Per vostra fortuna e grazie alle battaglie dei vostri nonni e bisnonni, non avete conosciuto la dittatura. Non sapete cosa significhi essere privati della libertà di pensiero e di parola. Ma nonostante ciò avete colto pienamente nei vostri lavori il senso del dramma che vivono queste persone, lo strazio di dover lasciare la propria terra e i propri affetti senza sapere se e quando sarà possibile tornare.

Il nostro Paese, proteso com'è nel Mediterraneo, è per tanti richiedenti asilo e rifugiati la prima sponda che si incontra nel proprio cammino verso la libertà.

Ma i nostri non sono più soltanto confini nazionali, sono confini europei. E allora è giusto che l'Europa tutta contribuisca allo sforzo che l'Italia sta compiendo nel salvare migliaia di vite umane in mare.

La sensibilità e il coraggio con il quale avete affrontato questi grandi temi mi fanno ben sperare. I vostri lavori dimostrano maturità e capacità di ricerca critica, ma rivelano anche sentimenti importanti: la solidarietà, l'empatia, la capacità di indignarsi e il desiderio di impegnarsi in prima persona per rimediare alle tante cose che non vanno nel nostro paese. Siete stati capaci di esprimere tutto questo con linguaggi originali e sfruttando tutte le opportunità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione.

In una fase della nostra vita collettiva in cui sembrano spesso prevalere sentimenti negativi di sfiducia e rassegnazione, il vostro contributo di freschezza e di serietà è un dono prezioso per il quale vi ringrazio sentitamente.

La mia gratitudine va anche agli insegnanti, che come dico spesso sono veri e propri eroi del nostro tempo. In alcuni territori sono perfino baluardo di legalità.

Voi insegnanti, avete dimostrato, attraverso la generosa partecipazione a questo progetto, di interpretare la vostra professione in primo luogo come educazione alla libertà e alla responsabilità.

Si va a scuola non solo per apprendere delle nozioni, ma soprattutto per imparare a pensare con la propria testa, per sviluppare senso critico. Tutto questo non è facile , in un mondo che favorisce i messaggi semplificati, che pretendono di convincere magari solo perché più "urlati". La scuola italiana continua ad essere una forte barriera di resistenza contro queste degenerazioni.

E' stato detto che il migliore modo di prevedere il futuro è inventarlo. Ecco, con il vostro impegno in questo progetto, avete iniziato a costruire un pezzo del nostro e del vostro futuro. Un futuro con meno pregiudizi e discriminazioni.

Mi auguro che la bella giornata passata insieme in questa Aula , dove venne scritta la nostra Costituzione, possa rimanere a lungo nei vostri ricordi e vi aiuti, ragazzi, ad affrontare le sfide belle e importanti che la vita vi riserverà.