Cerimonia di sottoscrizione del primo Protocollo per il recupero abitativo tra Regione Puglia e FORMEDIL
Ringrazio il Presidente della Regione Vendola, che mi ha invitato, il Presidente del Formedil Puglia, Massimiliano Dell'Anna, e il Presidente di Anci Puglia, Luigi Perrone. Ringrazio e saluto tutti voi presenti. Ho accolto molto volentieri l'invito ad essere qui oggi, alla Fiera del Levante, per almeno tre ragioni. La prima è che si tratta di un'iniziativa del Sud.
Lo dico perché continuo a trovare sconcertante il quasi silenzio che avvolge, a livello politico e mediatico, la condizione economico-sociale del Meridione d'Italia. A fine luglio lo Svimez ha presentato a Montecitorio il suo Rapporto annuale. Quei dati sono duri. Sono numeri che denunciano una crisi e un divario tra nord e sud impressionanti, però hanno occupato l'attenzione pubblica per pochissimo tempo, quando dovrebbero essere un elemento centrale quotidiano nel dibattito degli opinionisti e dei decisori politici. Una rimozione che è segno di miopia, perché nessuno può immaginare una vera ripresa - quando arriverà - dell'Italia che non includa anche il Sud.
La seconda ragione è che si tratta di un'iniziativa che riguarda i giovani: perché sono le percentuali che si riferiscono a loro, alla disoccupazione giovanile, a toccare, qui al Sud, punte autenticamente drammatiche. Ed allora assume un valore speciale ciò che si fa per formare più moderne competenze professionali: una via per creare nuovo lavoro che giudico assai più utile della precarizzazione dei diritti dei lavoratori. C'è ancora chi sostiene che la responsabilità degli altissimi tassi di disoccupazione giovanile risieda in un presunto "eccesso di garanzie" per coloro che hanno un lavoro a tempo indeterminato. Mi sembra una concezione ideologica, nel senso che continua ad essere proclamata contro la realtà dei fatti e dei numeri: che dicono che l'abbassamento delle garanzie non ha portato alcun beneficio in termini di nuova occupazione. Serve piuttosto formare nuove competenze, come state facendo, serve lavoro qualificato, che dà valore maggiore alla produzione.
E poi c'è il tipo di prodotto al quale applicare le nuove competenze di questi giovani. Avete scelto di formarli in campo edilizio, ma non per costruire nuovi palazzi e così cementificare e rovinare spazi verdi. Avete scelto di puntare sul recupero e la ristrutturazione di edifici pubblici non più utilizzati e su lavoratori capaci di mettere in pratica principi di ecosostenibilità e di edilizia"verde". Due settimane fa al Festival della Letteratura di Mantova, insieme a qualche centinaio di persone, ho voluto assistere alla presentazione dell'ultimo libro di Jeremy Rifkin, studioso dei cambiamenti tecnologici e del loro impatto sociale, che in questi anni negli Stati Uniti e in Europa ha avuto grande successo nel prospettare un diverso modello di sviluppo, anche dal punto di vista energetico. Rifkin ha parlato anche dell'Italia, ed ha detto che uno dei compiti più importanti dei prossimi 30-40 anni è rifare le infrastrutture del Paese in modo smart: cioè ecologicamente sostenibile, intelligente, senza dissipazioni energetiche, senza consumo vorace e dannoso di territorio. Rifkin diceva: "Voi avete il sole, avete il vento, e il sole e il vento non mandano la bolletta a casa". Lì ho ascoltato scenari delineati in modo molto brillante. Qui ne vedo una concreta, promettente realizzazione. Questa regione ha dimostrato che si può fare. Perché è vero che tutto quello che facciamo possiamo farlo sviluppandolo in più modi, e non è sempre il modo tradizionale il modo migliore. Dobbiamo cambiare mentalità. "Nuovo" non vuol dire minaccia alle nostre sicurezze. Dobbiamo osare, dobbiamo liberarci dalla paura, capire che il mondo non è più uguale e che non torneremo a prima del 2008. Abbiamo dentro il nostro Paese i talenti per affrontare le nuove sfide e quelli fuori che sono pronti a tornare.
Nell'ultimo viaggio che ho fatto negli Stati Uniti d'America ho voluto incontrare la nostra comunità di immigrati e ho incontrato la vecchia immigrazione, quella che ha faticato, quella che ha lottato. Ho incontrato i parenti delle vittime del "Triangle fire". Allora eravamo noi ad essere chiusi a chiave al terzo piano quando la fabbrica andava in fiamme. Le lavoratrici si buttavano dalla finestra. Noi eravamo ad Ellis Island. Noi dobbiamo ricordarci sempre chi siamo, se vogliamo avere davanti una prospettiva da percorrere. Quel passato ci ha portato ad essere un grande paese e ora dobbiamo osare ed andare oltre. Durante lo stesso viaggio ho incontrato anche i migranti di oggi, come gli scienziati che lavorano al National Institute of Health. Centinaia di scienziati che rendono grande la ricerca medica negli Stati Uniti, le stesse persone che mi chiedevano "quando possiamo tornare?". Mi sono sentita orgogliosa di loro, ma a disagio come rappresentante dello Stato perché dirgli di tornare avrebbe significato ingannarli. Allora dobbiamo capire che noi abbiamo le carte in regola per farli tornare e per dare a chi sta qui la possibilità di farcela. Quindi vi prego di andare avanti, puntando sui giovani, sull'innovazione, come avete sempre fatto. Questa regione non ha avuto paura. Il presidente Vendola ha rotto un muro facendosi pioniere nell'innovazione in questo Paese e di questo oggi voglio dargli merito.
Cerimonia di sottoscrizione del primo Protocollo per il recupero abitativo tra Regione Puglia e FORMEDIL
Ringrazio il Presidente della Regione Vendola, che mi ha invitato, il Presidente del Formedil Puglia, Massimiliano Dell'Anna, e il Presidente di Anci Puglia, Luigi Perrone. Ringrazio e saluto tutti voi presenti. Ho accolto molto volentieri l'invito ad essere qui oggi, alla Fiera del Levante, per almeno tre ragioni. La prima è che si tratta di un'iniziativa del Sud.
Lo dico perché continuo a trovare sconcertante il quasi silenzio che avvolge, a livello politico e mediatico, la condizione economico-sociale del Meridione d'Italia. A fine luglio lo Svimez ha presentato a Montecitorio il suo Rapporto annuale. Quei dati sono duri. Sono numeri che denunciano una crisi e un divario tra nord e sud impressionanti, però hanno occupato l'attenzione pubblica per pochissimo tempo, quando dovrebbero essere un elemento centrale quotidiano nel dibattito degli opinionisti e dei decisori politici. Una rimozione che è segno di miopia, perché nessuno può immaginare una vera ripresa - quando arriverà - dell'Italia che non includa anche il Sud.
La seconda ragione è che si tratta di un'iniziativa che riguarda i giovani: perché sono le percentuali che si riferiscono a loro, alla disoccupazione giovanile, a toccare, qui al Sud, punte autenticamente drammatiche. Ed allora assume un valore speciale ciò che si fa per formare più moderne competenze professionali: una via per creare nuovo lavoro che giudico assai più utile della precarizzazione dei diritti dei lavoratori. C'è ancora chi sostiene che la responsabilità degli altissimi tassi di disoccupazione giovanile risieda in un presunto "eccesso di garanzie" per coloro che hanno un lavoro a tempo indeterminato. Mi sembra una concezione ideologica, nel senso che continua ad essere proclamata contro la realtà dei fatti e dei numeri: che dicono che l'abbassamento delle garanzie non ha portato alcun beneficio in termini di nuova occupazione. Serve piuttosto formare nuove competenze, come state facendo, serve lavoro qualificato, che dà valore maggiore alla produzione.
E poi c'è il tipo di prodotto al quale applicare le nuove competenze di questi giovani. Avete scelto di formarli in campo edilizio, ma non per costruire nuovi palazzi e così cementificare e rovinare spazi verdi. Avete scelto di puntare sul recupero e la ristrutturazione di edifici pubblici non più utilizzati e su lavoratori capaci di mettere in pratica principi di ecosostenibilità e di edilizia "verde". Due settimane fa al Festival della Letteratura di Mantova, insieme a qualche centinaio di persone, ho voluto assistere alla presentazione dell'ultimo libro di Jeremy Rifkin, studioso dei cambiamenti tecnologici e del loro impatto sociale, che in questi anni negli Stati Uniti e in Europa ha avuto grande successo nel prospettare un diverso modello di sviluppo, anche dal punto di vista energetico. Rifkin ha parlato anche dell'Italia, ed ha detto che uno dei compiti più importanti dei prossimi 30-40 anni è rifare le infrastrutture del Paese in modo smart: cioè ecologicamente sostenibile, intelligente, senza dissipazioni energetiche, senza consumo vorace e dannoso di territorio. Rifkin diceva: "Voi avete il sole, avete il vento, e il sole e il vento non mandano la bolletta a casa". Lì ho ascoltato scenari delineati in modo molto brillante. Qui ne vedo una concreta, promettente realizzazione. Questa regione ha dimostrato che si può fare. Perché è vero che tutto quello che facciamo possiamo farlo sviluppandolo in più modi, e non è sempre il modo tradizionale il modo migliore. Dobbiamo cambiare mentalità. "Nuovo" non vuol dire minaccia alle nostre sicurezze. Dobbiamo osare, dobbiamo liberarci dalla paura, capire che il mondo non è più uguale e che non torneremo a prima del 2008. Abbiamo dentro il nostro Paese i talenti per affrontare le nuove sfide e quelli fuori che sono pronti a tornare.
Nell'ultimo viaggio che ho fatto negli Stati Uniti d'America ho voluto incontrare la nostra comunità di immigrati e ho incontrato la vecchia immigrazione, quella che ha faticato, quella che ha lottato. Ho incontrato i parenti delle vittime del "Triangle fire". Allora eravamo noi ad essere chiusi a chiave al terzo piano quando la fabbrica andava in fiamme. Le lavoratrici si buttavano dalla finestra. Noi eravamo ad Ellis Island. Noi dobbiamo ricordarci sempre chi siamo, se vogliamo avere davanti una prospettiva da percorrere. Quel passato ci ha portato ad essere un grande paese e ora dobbiamo osare ed andare oltre. Durante lo stesso viaggio ho incontrato anche i migranti di oggi, come gli scienziati che lavorano al National Institute of Health. Centinaia di scienziati che rendono grande la ricerca medica negli Stati Uniti, le stesse persone che mi chiedevano "quando possiamo tornare?". Mi sono sentita orgogliosa di loro, ma a disagio come rappresentante dello Stato perché dirgli di tornare avrebbe significato ingannarli. Allora dobbiamo capire che noi abbiamo le carte in regola per farli tornare e per dare a chi sta qui la possibilità di farcela. Quindi vi prego di andare avanti, puntando sui giovani, sull'innovazione, come avete sempre fatto. Questa regione non ha avuto paura. Il presidente Vendola ha rotto un muro facendosi pioniere nell'innovazione in questo Paese e di questo oggi voglio dargli merito.
Grazie per tutto quello che avete fatto.