24/02/2015
Montecitorio, Sala Aldo Moro

Partecipazione alla presentazione del 'Rapporto sulla sicurezza e l'insicurezza sociale in Italia e in Europa'

Benvenuti, benvenute. Grazie per essere qui con noi alla presentazione del Rapporto sulla sicurezza, un appuntamento annuale giunto ormai alla ottava edizione e che la Camera è ben lieta di ospitare. Ringrazio e saluto monsignor Nunzio Galantino, che è il Segretario Generale della Cei; il professor Ilvo Diamanti, e con lui Fabio Bordignon per Demos e Antonio Nizzoli per l'Osservatorio di Pavia, che illustrano la ricerca; così come Pierluigi Stefanini che è presidente della Fondazione Unipolis. Doveva essere con noi anche Monica Maggioni, ma purtroppo ha l'influenza e quindi è costretta a stare a casa.

Voglio dire subito che agli autori di questo Rapporto io devo un ringraziamento specifico, una sorta di debito di riconoscenza, lo accennavo prima quando ho incontrato i relatori, perché per anni questo rapporto ci ha aiutato a capire. Perché da un lato c'è la percezione sociale del fenomeno della sicurezza, dall'altro c'è la rappresentazione mediatica della sicurezza. Quindi attraverso questo rapporto siamo stati aiutati anche a misurare la distanza tra la situazione reale della sicurezza e la rappresentazione mediatica che ne veniva fatta.

Nel leggere, sia pur velocemente, i dati di questo rapporto, l'elemento più bruciante per me che oggi rappresento le istituzioni è sicuramente quello della sfiducia, della forte, fortissima sfiducia che i cittadini italiani continuano a manifestare verso le proprie istituzioni. E qui diciamo che abbiamo questo triste primato, siamo i primi, in termini percentuali, a non avere fiducia nello Stato, nelle istituzioni dello Stato. Siamo quindi al 14 per cento del tasso di fiducia contro il 65 per cento dei cittadini tedeschi. Quindi c'è veramente uno spread, in questo caso, uno spread che a mio avviso pesa ancora di più degli indicatori economici. Ecco, perché siamo così angosciati noi italiani? Siamo così angosciati perché l'inefficienza e la corruzione politica ci preoccupano quasi più della disoccupazione, quindi questo è veramente un dato preoccupante.

Io, lo sapete, come tanti italiani ho voluto muovermi verso la politica proprio perché avevo una grande insoddisfazione rispetto a come andavano le cose, quindi questa domanda di cambiamento la sento moltissimo nel mio lavoro proprio perché capisco da dove nasce, da dove ha origine, proprio perché mi sento parte di questo, sono stata mossa io stessa da questo bisogno di cambiamento a mettermi in gioco, quindi a accettare anche di fare questo salto nella politica. Quindi questo significa per noi che siamo nelle istituzioni sobrietà, sobrietà nel modo di svolgere il ruolo, sobrietà nella spesa, significa anche - cosa che abbiamo fatto - fare cose magari difficili come la riforma delle retribuzioni dei dipendenti della Camera, toccando anche il maturato. Significa prendere decisioni pesanti rispetto a altri aspetti di spesa, quindi fare dei tagli come abbiamo fatto, dei risparmi per 138 milioni di euro. Ecco, significa prendersi la responsabilità di dare dei segnali chiari, che all'esterno dicano qualcosa. Ora, io credo che sia anche importante riuscire ad ascoltare le persone, a fare in modo di essere vicino alle persone, le istituzioni devono oggi recuperare tanto terreno, la strada è tutta in salita e il dato del 14% di fiducia nelle istituzioni è una conferma che ancora appunto c'è molto da fare e noi dobbiamo farlo, come legislatori, anche nel varare delle leggi che siano finalizzate a contrastare la corruzione, il malcostume. E in questo terreno noi ci siamo mossi in questa legislatura, approvando sicuramente il 416-ter, che è stato un passaggio credo significativo. Ma evidentemente non è mai abbastanza se poi si vede quello che succede, tutti gli scandali che ci sono stati, solo per citarne alcuni, quelli più pesanti e più difficili da accettare per l'opinione pubblica e per tutti noi, lo scandalo dell'Expo, sicuramente il Mose e poi quello di Roma, Mafia capitale.

Quindi l'impegno deve essere appunto su questo ambito per cercare di invertire quella tendenza ma bisogna fare anche altre cose, come per esempio dire no al vitalizio per chi è condannato per mafia. Anche oggi ne abbiamo parlato in Ufficio di Presidenza con lo stesso impegno di quando io a giugno per la prima volta sollevai questa questione e con il Presidente del Senato siamo determinati ad andare avanti per arrivare a questa decisione, che è attesa e che è a mio avviso veramente necessaria.

Nel rapporto, che io ho visto velocemente, non l'ho studiato nel dettaglio, è risultato evidente il punto della paura - perché ci sono tante paure in questo rapporto - quella del terrorismo dell'Isis. Ecco, questa è una paura che ha anche un fondamento, diciamo, per cui è motivata perché la sicurezza è un diritto di tutti quanti. Ed è un diritto che noi dobbiamo garantire però - secondo me - rimanendo sempre nel tracciato delle nostre libertà, delle nostre costituzioni, perché noi non vogliamo regalare al terrorismo la vittoria di farci abbandonare la nostra civiltà. Quella vittoria non gliela vogliamo regalare. Noi dobbiamo garantire sicurezza nel tracciato delle nostre garanzie e delle nostre libertà come previsto, appunto, dalle nostre Costituzioni.

Un altro dato che mi è piaciuto rilevare in questo rapporto è quello che gli italiani stanno cambiando attitudine verso la presenza dei cittadini stranieri. In particolare, un dato veramente positivo è che il 72 per cento degli italiani dice sì a concedere la cittadinanza ai bambini, ai ragazzi che vivono e crescono nel nostro Paese. Quindi c'è una presa di consapevolezza che forse nasce proprio da questa convivenza nelle scuole, nelle famiglie. È un dato importante perché prima non era così. A fronte di questa presa di consapevolezza e di questa altissima percentuale di italiani che è favorevole alla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia io penso che ci debba essere anche un'iniziativa legislativa. Perché il tema della cittadinanza, sollevato fin dall'inizio della legislatura - ci sono tante proposte di legge - penso debba finalmente essere portato all'attenzione dell'Aula. Proprio perché non solo ci sono state tante proposte di legge - il lavoro è in Commissione - ma perché gli italiani in qualche modo ci chiedono di farlo, se lo aspettano. Il dato percentuale che emerge dal rapporto ci conferma in questo senso.

Prima di chiudere una considerazione, questa volta vado a mutuare una notazione da un recentissimo rapporto dell'Istat, che dice così. "Prosegue il calo del numero degli omicidi degli uomini. Il tasso su 100mila maschi passa dal 4,4 nel 1992 a 1,1 nel 2013". Vuol dire che è davvero un dato positivo, cioè in venti anni il numero degli omicidi si è ridotto del 75 per cento. Ma, prosegue l'Istat, rimane invece costante il numero di omicidi di donne, intorno allo 0,5 per cento su 100mila. L'omicida delle donne è nel 42,5 per cento dei casi il partner o l'ex partner. Dunque mentre il numero degli omicidi sugli uomini si è ridotto drasticamente, quello delle donne uccise non è cambiato di una virgola. Quindi la nostra società si fa meno violenta e questo è un dato positivo per tutti, tranne che per le donne.

Allora io mi permetto di avanzare un suggerimento agli autori del rapporto, cioè che mi piacerebbe magari che per i prossimi anni ci potesse essere un'attenzione specifica alla sicurezza di noi donne, perché penso che questo dato in qualche modo ci debba richiamare al fatto che la sicurezza non è uguale per tutti. Sicuramente non è uguale per le donne.

Io vi ringrazio per il lavoro che avete fatto e adesso mi siedo ad ascoltare il rapporto.