13/04/2015
Montecitorio, Sala della Regina

Partecipazione alla presentazione del Rapporto 2015 di italiadecide, dal titolo 'Semplificare è possibile: come le pubbliche amministrazioni potrebbero far pace con le imprese'

Buongiorno a tutti e tutte. Saluto il Presidente della Repubblica e le autorità presenti; ringrazio il Presidente di "Italiadecide" Luciano Violante per l'invito e saluto gli altri relatori: la Ministra Madia, la dott.ssa Gianotti e il prof. Pinelli. Poco meno di un anno fa abbiamo presentato, in questa Sala, il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione parlamentare per la semplificazione. Torniamo oggi su questo importante argomento con l'ampio rapporto 2015 di "Italiadecide", significativamente intitolato "Semplificare è possibile: come le pubbliche amministrazioni potrebbero fare pace con le imprese".

Un rapporto, come è ormai consuetudine per "Italiadecide", nel quale, oltre ad esperti e studiosi dell'argomento, intervengono i diretti destinatari delle politiche pubbliche. In questo caso, appunto, le imprese.

L'espressione del titolo è forte ma appropriata: dobbiamo fare pace con le imprese. Un'espressione che anch'io uso spesso quando parlo del rapporto tra Istituzioni e cittadini: anche noi dobbiamo fare pace. E per far pace dobbiamo anche migliorare le condizioni materiali dei cittadini.

Una democrazia si regge sulla fiducia reciproca tra istituzioni e cittadini; ma in Italia è spesso la diffidenza a giocare un ruolo sempre più forte.

Ed è un sintomo di diffidenza anche quella inflazione normativa e amministrativa che viene spesso denunciata e che a sua volta produce contenziosi infiniti e ulteriore sfiducia.

Si arriva a produrre norme sempre più complicate e di dettaglio, che tutto pretendono di regolare , provocando conseguenze paradossali: o si sfugge alle minuzie normative, magari appena varate, con ampie deroghe oppure, tali minuzie, favoriscono il contenzioso giudiziario. Entrambe queste conseguenze finiscono poi per favorire la corruzione.

Occorre allora ricostruire un patto, fondato sulla fiducia e la responsabilizzazione reciproca, in primo luogo tra gli enti pubblici ed i loro dipendenti ed in secondo luogo tra istituzioni e amministrazioni pubbliche da un lato e cittadini e imprese dall'altro.

Mi ha impressionato la lettura di un dato statistico: nei cinque anni dal 2009 al 2013 Stato e Regioni italiane hanno prodotto in media ogni anno 760 leggi: molte di più della Germania, che arriva a 683; più del triplo rispetto alla Spagna, ferma a 232.

E' un'enorme massa normativa che si aggiunge alle leggi esistenti, creando un groviglio stratificato e difficilmente dipanabile.

Tante leggi, che spesso rimandano a numerosi adempimenti non sempre attuati in maniera tempestiva, e discipline frammentate sul territorio rendono difficilissima la vita alle imprese e ai cittadini. Una difficoltà che si accentua in una fase di acuta crisi economica e di gravi sofferenze sociali.

Mi sento di dire che oggi, dentro le istituzioni, stia maturando una maggiore consapevolezza sulla necessità di cambiare questo stato di cose. Ma i passi concreti stentano ancora ad affermarsi come sarebbe necessario.

C'è in questo senso un altro tema che mi sta molto a cuore : il modo in cui le leggi vengono scritte. La lettura di un testo normativo deve essere un esercizio facile, accessibile a tutti. Anche questa è trasparenza perché un linguaggio non decifrabile rende impossibile quell'azione di partecipazione e controllo da parte dei cittadini che considero invece indispensabile in un sistema democratico. Per questo, nel progetto di riforma del Regolamento della Camera che la Giunta ha predisposto e che mi auguro i gruppi quanto prima vogliano portare finalmente all'esame dell'Assemblea, si è deciso di intervenire anche per migliorare la qualità delle leggi, attraverso, ad esempio, la limitazione dell'uso dei maxiemendamenti, ancor più rigorosi criteri di ammissibilità degli emendamenti e il rafforzamento del ruolo del Comitato per la legislazione, mirato proprio a rendere i testi delle leggi più lineari, più comprensibili, più accessibili.

Ma voglio svolgere anche una riflessione di carattere più generale: concordando sui limiti delle istituzioni e della pubblica amministrazione nei confronti delle domande che provengono dalla società italiana, trovo però profondamente ingiusto e sbagliato il fatto che, da diverso tempo ormai, lo Stato e le pubbliche amministrazioni siano rappresentate come fossero unicamente luogo di sprechi, di malaffare e di inefficienza. Lo trovo veramente improprio e dannoso.

Purtroppo queste descrizioni vengono alimentate da episodi e fatti reali, ma hanno il grave limite della generalizzazione. E dico questo non solo perché nella pubblica amministrazione non mancano livelli di eccellenza e di alta professionalità (come posso constatare dopo due anni di esperienza qui alla Camera). Ma soprattutto perché l'intervento pubblico può in alcuni frangenti essere decisivo per promuovere e sostenere l'economia del Paese.

E' accaduto negli Stati Uniti per la rivoluzione digitale o in Germania per il successo dell'industria. L'investimento pubblico per la ricerca, ad esempio, se ben indirizzato, arriva laddove quello privato preferisce non avventurarsi soprattutto in un periodo di crisi.

E allora lo Stato serve e servono le sue risorse migliori, se vogliamo che la ricerca, la conoscenza, l'innovazione siano il volano del nostro sviluppo.

Ma c'è un altro punto.

Quello della semplificazione è un grande tema sul quale si misura anche la qualità di un sistema democratico.

Vi è infatti uno stretto legame tra semplificazione, trasparenza e democrazia: un sistema trasparente e democratico si poggia su regole chiare, facilmente conoscibili, su procedure semplici, su verifiche puntuali e su sanzioni commisurate alle condotte scorrette.

Vanno in questa direzione le stesse proposte contenute nella parte finale del rapporto che oggi viene presentato. Un ventaglio di idee che rappresenta un contributo prezioso anche per l'attività parlamentare e che tra l'altro, in alcune parti, combacia con quelle già individuate nel documento della Commissione parlamentare per la semplificazione che ho richiamato all'inizio.

Sono certa che dal convegno di questa mattina emergeranno ulteriori spunti e suggerimenti utili al nostro impegno ed è per questo che vi ringrazio ancora per la vostra presenza e vi auguro buon lavoro.