Saluto introduttivo al Convegno dal titolo 'Verso un codice di condotta dei parlamentari. Esperienze internazionali a confronto'
Buon giorno a tutte e a tutti e benvenuti alla Camera dei deputati. Un ringraziamento particolare ai relatori: Anne Brasseur, Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, Marcin Walecki, Capo del Dipartimento sulla Democratizzazione dell'Osce, Ferdinand Mélin-Soucramanien, Deontologo dell'Assemblea Nazionale francese, Norman Eisen, Visiting Fellow del Brooking Institute, Raffaele Cantone, Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, Vittorio Alvino, Presidente di Openpolis, Michele Nicoletti, Presidente della delegazione italiana all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e Antonio Polito, vicedirettore del Corriere della Sera che coordinerà la discussione.
Saluto i colleghi parlamentari, le autorità e tutti voi che avete accolto il nostro invito.
Questo incontro è dedicato ad un tema che considero cruciale per tutti i paesi democratici : come fare in modo che gli eletti in Parlamento ispirino realmente la propria condotta a principi di onestà, indipendenza e trasparenza nell'esercizio del proprio mandato.
La Presidenza della Camera dei deputati ha voluto organizzare questo momento di discussione insieme all'Assemblea parlamentare del Consiglio dell'Europa perché è proprio da questa istituzione che sono state assunte, anche negli anni più recenti, iniziative, prese di posizione e raccomandazioni indirizzate ai paesi membri, volte ad un più forte impegno nella lotta alla corruzione, anche attraverso l'adozione di codici di condotta per i parlamentari.
Perché considero importante questo tema ? Perché viviamo in una fase storica nella quale cresce e si diffonde sempre più un sentimento di distanza e di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Di quelle nazionali come di quelle europee. E questo sentimento corrode la tenuta delle nostre democrazie. Nelle recenti elezioni regionali in Italia ha votato soltanto poco più del 50% degli aventi diritto. Un dato estremamente preoccupante che mi sorprende non stia suscitando il necessario allarme.
Sono passati settant'anni dalla fine del secondo conflitto mondiale e dalla Liberazione dal fascismo e dal nazismo. Settant'anni fa i cittadini europei tornavano a conoscere e a praticare le libertà civili e politiche.
Ma l'esperienza ci insegna che la libertà e la democrazia non sono date una volta per tutte, perché vengono continuamente messe in discussione e a rischio. E il rischio oggi è rappresentato proprio da questa distanza tra i cittadini e le istituzioni, che va quindi assolutamente ridotta. Deve essere la priorità numero uno.
Per farlo le istituzioni e i partiti politici devono rinnovarsi, rendersi trasparenti e moralmente integri.
Quella sfiducia è stata alimentata senza alcun dubbio anche dal fatto che esponenti politici e parlamentari hanno commesso reati e si sono macchiati di episodi di malcostume.
Ma mi sento di dire, ancora una volta, che non bisogna generalizzare, che la grande maggioranza dei parlamentari assolve al proprio mandato con competenza, con "disciplina e onore", come ci raccomanda di fare la nostra Costituzione. La politica è lo specchio della società, c'è un problema di corruzione anche nella società. Questo non giustifica nulla, ma se possibile rende ancora più preoccupante la situazione, perché se c'è un corrotto vuol dire che c'è un corruttore.
La riprova della presenza qui dentro di un gran numero di deputati che assolvono al mandato "con disciplina e onore" sta anche nel fatto che le proposte di modifica del regolamento per introdurre alla Camera il "codice etico" per i parlamentari sono state sottoscritte da decine di deputati. Segno di una sensibilità significativa e della volontà di dare risposte concrete alla domanda di buona politica che viene da tanta parte della pubblica opinione.
La corruzione è il male che più colpisce le nostre democrazie. Perché produce discredito sulle classi dirigenti della politica e dell'economia e getta una cattiva luce sulla reputazione di un intero paese, perché allontana gli investimenti - giacché il denaro sporco caccia il denaro pulito - e perché ha un costo materiale sull'intera collettività, che per un paese come l'Italia viene stimato in decine di miliardi di euro ogni anno.
Negli ultimi tempi il Parlamento italiano è intervenuto più volte e in modo chiaro per contrastare questo fenomeno.
Mi riferisco alla legge del 2012, promossa dall'allora Ministra della Giustizia Paola Severino, che prevede la incandidabilità e il divieto a ricoprire cariche elettive e di Governo in conseguenza di condanne per reati associativi e contro la pubblica amministrazione. Mi riferisco anche ai vari provvedimenti discussi e approvati in questa legislatura: alla legge sul voto di scambio politico-mafioso, a quella sugli ecoreati e alla più recente legge, approvata dalla Camera qualche giorno fa in via definitiva, che inasprisce le pene per la corruzione e riforma il reato di falso in bilancio, abrogato di fatto dalla precedente disciplina. Mi riferisco infine alla istituzione dell'Autorità nazionale anticorruzione. Questa legislatura, dunque, non è stata a guardare.
Sono atti importanti anche perché puntano a dare un quadro più chiaro e certo alle forze dell'ordine e alla magistratura impegnate a perseguire questi delitti.
Ma non bastano buone leggi - questo ce lo diciamo spesso nei vari ambiti - né la sola azione repressiva. Serve una particolare attenzione alla prevenzione e serve lungimiranza.
Penso al tema molto delicato del finanziamento della politica. Il finanziamento pubblico diretto in Italia è stato abolito. Ora è consentito soltanto quello privato. Non si può che prenderne atto con il rispetto dovuto ad ogni deliberazione del Parlamento. Ma manifesto una preoccupazione, perché in assenza di misure adeguate c'è il forte rischio di un sempre maggiore condizionamento della politica da parte di interessi privati. E questo non solo porterebbe a pericolose forme di inquinamento, ma determinerebbe una perdita di autonomia della politica e quindi anche delle istituzioni che devono avere a cuore l'interesse generale del paese e della collettività, non quello di ristretti ma potenti gruppi privati. E' un punto cruciale, penso che debba essere all'attenzione del nostro incontro di oggi.
Non è un caso che le democrazie che hanno scelto di dotarsi dei codici di condotta per i parlamentari più stringenti siano anche quelle dove lo Stato finanzia solo in minima parte l'attività politica.
Diventa quindi non solo necessaria ma perfino urgente, in Italia, la regolamentazione dell'attività lobbistica, già prevista in numerose assemblee parlamentari di altri paesi e nello stesso Parlamento Europeo.
Abbiamo un evidente ritardo che va colmato. Sono numerose le proposte di legge o di modifiche regolamentari su questo argomento depositate nei due rami del Parlamento. La discussione è stata avviata al Senato, in Commissione Affari Costituzionali, e si è giunti all'adozione di un testo base sul quale adesso è necessario proseguire il lavoro.
Penso che tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, e lo stesso Governo, per quanto di sua competenza, debbano darsi l'obiettivo di far sì che questa sia la legislatura nella quale si approverà finalmente una disciplina equilibrata e stringente sulle attività dei gruppi di interesse e sul loro rapporto con le rappresentanze istituzionali. Una disciplina ispirata ai principi di trasparenza, responsabilità e rimozione dei conflitti di interessi. Questo come primo obiettivo: che noi si riesca ad avere una legge sulle lobbies.
Punto di riferimento generale di questo impegno legislativo dovranno essere gli articoli 54 e 67 della nostra Costituzione. Il primo dice che chi è chiamato a svolgere funzioni pubbliche deve farlo, come dicevo pocanzi, "con disciplina ed onore", il secondo che il membro del Parlamento deve esercitare le sue funzioni "senza vincolo di mandato", e cioè in assoluta indipendenza rispetto a condizionamenti esterni di ogni tipo.
Gli stessi principi ispirano le proposte presentate qui alla Camera dei deputati dall'on.Nicoletti e dall'on. Binetti volte ad introdurre un codice etico o di condotta dei parlamentari. Queste proposte, che dovranno andare al vaglio della Giunta per il Regolamento, hanno l'obiettivo, tra gli altri, di garantire trasparenza e pubblicità alle attività (anche di carattere finanziario) dei deputati e di prevenire e rimuovere situazioni di conflitto di interessi.
E' mia intenzione invitare tutti i gruppi politici a farsi carico di questa esigenza. A nessuno può sfuggire, infatti, il forte segnale di rigore che il Parlamento italiano darebbe se prima della fine della legislatura si riuscissero ad approvare in via definitiva sia una legge sulle lobbies sia il codice etico per i parlamentari. Ciò dimostrerebbe coerenza con quello che abbiamo fatto finora e un serio impegno da parte di questo Parlamento.
Alla cosiddetta "antipolitica" si deve rispondere con fatti concreti. E alla domanda di buona politica non servono né la demagogia, né frasi di circostanza, ma puntuali e forti assunzioni di responsabilità superando tentennamenti e non più giustificabili timidezze. Dobbiamo dare segnali chiari, inconfutabili, di responsabilità. Queste due cose - la legge sulle lobbies e il codice etico per i parlamentari - sono due segnali molto chiari.
Questa, io credo, sia la strada maestra per riconquistare la fiducia dei cittadini e per dare alla politica e alle istituzioni democratiche l'immagine di pulizia, di sobrietà e di rigore morale che viene loro richiesta. Questo è un modo per non deludere, per voltare pagina, e mi auguro che questo Parlamento sia in grado di farlo.
Saluto introduttivo al Convegno dal titolo 'Verso un codice di condotta dei parlamentari. Esperienze internazionali a confronto'
Buon giorno a tutte e a tutti e benvenuti alla Camera dei deputati. Un ringraziamento particolare ai relatori: Anne Brasseur, Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, Marcin Walecki, Capo del Dipartimento sulla Democratizzazione dell'Osce, Ferdinand Mélin-Soucramanien, Deontologo dell'Assemblea Nazionale francese, Norman Eisen, Visiting Fellow del Brooking Institute, Raffaele Cantone, Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, Vittorio Alvino, Presidente di Openpolis, Michele Nicoletti, Presidente della delegazione italiana all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e Antonio Polito, vicedirettore del Corriere della Sera che coordinerà la discussione.
Saluto i colleghi parlamentari, le autorità e tutti voi che avete accolto il nostro invito.
Questo incontro è dedicato ad un tema che considero cruciale per tutti i paesi democratici : come fare in modo che gli eletti in Parlamento ispirino realmente la propria condotta a principi di onestà, indipendenza e trasparenza nell'esercizio del proprio mandato.
La Presidenza della Camera dei deputati ha voluto organizzare questo momento di discussione insieme all'Assemblea parlamentare del Consiglio dell'Europa perché è proprio da questa istituzione che sono state assunte, anche negli anni più recenti, iniziative, prese di posizione e raccomandazioni indirizzate ai paesi membri, volte ad un più forte impegno nella lotta alla corruzione, anche attraverso l'adozione di codici di condotta per i parlamentari.
Perché considero importante questo tema ? Perché viviamo in una fase storica nella quale cresce e si diffonde sempre più un sentimento di distanza e di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Di quelle nazionali come di quelle europee. E questo sentimento corrode la tenuta delle nostre democrazie. Nelle recenti elezioni regionali in Italia ha votato soltanto poco più del 50% degli aventi diritto. Un dato estremamente preoccupante che mi sorprende non stia suscitando il necessario allarme.
Sono passati settant'anni dalla fine del secondo conflitto mondiale e dalla Liberazione dal fascismo e dal nazismo. Settant'anni fa i cittadini europei tornavano a conoscere e a praticare le libertà civili e politiche.
Ma l'esperienza ci insegna che la libertà e la democrazia non sono date una volta per tutte, perché vengono continuamente messe in discussione e a rischio. E il rischio oggi è rappresentato proprio da questa distanza tra i cittadini e le istituzioni, che va quindi assolutamente ridotta. Deve essere la priorità numero uno.
Per farlo le istituzioni e i partiti politici devono rinnovarsi, rendersi trasparenti e moralmente integri.
Quella sfiducia è stata alimentata senza alcun dubbio anche dal fatto che esponenti politici e parlamentari hanno commesso reati e si sono macchiati di episodi di malcostume.
Ma mi sento di dire, ancora una volta, che non bisogna generalizzare, che la grande maggioranza dei parlamentari assolve al proprio mandato con competenza, con "disciplina e onore", come ci raccomanda di fare la nostra Costituzione. La politica è lo specchio della società, c'è un problema di corruzione anche nella società. Questo non giustifica nulla, ma se possibile rende ancora più preoccupante la situazione, perché se c'è un corrotto vuol dire che c'è un corruttore.
La riprova della presenza qui dentro di un gran numero di deputati che assolvono al mandato "con disciplina e onore" sta anche nel fatto che le proposte di modifica del regolamento per introdurre alla Camera il "codice etico" per i parlamentari sono state sottoscritte da decine di deputati. Segno di una sensibilità significativa e della volontà di dare risposte concrete alla domanda di buona politica che viene da tanta parte della pubblica opinione.
La corruzione è il male che più colpisce le nostre democrazie. Perché produce discredito sulle classi dirigenti della politica e dell'economia e getta una cattiva luce sulla reputazione di un intero paese, perché allontana gli investimenti - giacché il denaro sporco caccia il denaro pulito - e perché ha un costo materiale sull'intera collettività, che per un paese come l'Italia viene stimato in decine di miliardi di euro ogni anno.
Negli ultimi tempi il Parlamento italiano è intervenuto più volte e in modo chiaro per contrastare questo fenomeno.
Mi riferisco alla legge del 2012, promossa dall'allora Ministra della Giustizia Paola Severino, che prevede la incandidabilità e il divieto a ricoprire cariche elettive e di Governo in conseguenza di condanne per reati associativi e contro la pubblica amministrazione. Mi riferisco anche ai vari provvedimenti discussi e approvati in questa legislatura: alla legge sul voto di scambio politico-mafioso, a quella sugli ecoreati e alla più recente legge, approvata dalla Camera qualche giorno fa in via definitiva, che inasprisce le pene per la corruzione e riforma il reato di falso in bilancio, abrogato di fatto dalla precedente disciplina. Mi riferisco infine alla istituzione dell'Autorità nazionale anticorruzione. Questa legislatura, dunque, non è stata a guardare.
Sono atti importanti anche perché puntano a dare un quadro più chiaro e certo alle forze dell'ordine e alla magistratura impegnate a perseguire questi delitti.
Ma non bastano buone leggi - questo ce lo diciamo spesso nei vari ambiti - né la sola azione repressiva. Serve una particolare attenzione alla prevenzione e serve lungimiranza.
Penso al tema molto delicato del finanziamento della politica. Il finanziamento pubblico diretto in Italia è stato abolito. Ora è consentito soltanto quello privato. Non si può che prenderne atto con il rispetto dovuto ad ogni deliberazione del Parlamento. Ma manifesto una preoccupazione, perché in assenza di misure adeguate c'è il forte rischio di un sempre maggiore condizionamento della politica da parte di interessi privati. E questo non solo porterebbe a pericolose forme di inquinamento, ma determinerebbe una perdita di autonomia della politica e quindi anche delle istituzioni che devono avere a cuore l'interesse generale del paese e della collettività, non quello di ristretti ma potenti gruppi privati. E' un punto cruciale, penso che debba essere all'attenzione del nostro incontro di oggi.
Non è un caso che le democrazie che hanno scelto di dotarsi dei codici di condotta per i parlamentari più stringenti siano anche quelle dove lo Stato finanzia solo in minima parte l'attività politica.
Diventa quindi non solo necessaria ma perfino urgente, in Italia, la regolamentazione dell'attività lobbistica, già prevista in numerose assemblee parlamentari di altri paesi e nello stesso Parlamento Europeo.
Abbiamo un evidente ritardo che va colmato. Sono numerose le proposte di legge o di modifiche regolamentari su questo argomento depositate nei due rami del Parlamento. La discussione è stata avviata al Senato, in Commissione Affari Costituzionali, e si è giunti all'adozione di un testo base sul quale adesso è necessario proseguire il lavoro.
Penso che tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, e lo stesso Governo, per quanto di sua competenza, debbano darsi l'obiettivo di far sì che questa sia la legislatura nella quale si approverà finalmente una disciplina equilibrata e stringente sulle attività dei gruppi di interesse e sul loro rapporto con le rappresentanze istituzionali. Una disciplina ispirata ai principi di trasparenza, responsabilità e rimozione dei conflitti di interessi. Questo come primo obiettivo: che noi si riesca ad avere una legge sulle lobbies.
Punto di riferimento generale di questo impegno legislativo dovranno essere gli articoli 54 e 67 della nostra Costituzione. Il primo dice che chi è chiamato a svolgere funzioni pubbliche deve farlo, come dicevo pocanzi, "con disciplina ed onore", il secondo che il membro del Parlamento deve esercitare le sue funzioni "senza vincolo di mandato", e cioè in assoluta indipendenza rispetto a condizionamenti esterni di ogni tipo.
Gli stessi principi ispirano le proposte presentate qui alla Camera dei deputati dall'on.Nicoletti e dall'on. Binetti volte ad introdurre un codice etico o di condotta dei parlamentari. Queste proposte, che dovranno andare al vaglio della Giunta per il Regolamento, hanno l'obiettivo, tra gli altri, di garantire trasparenza e pubblicità alle attività (anche di carattere finanziario) dei deputati e di prevenire e rimuovere situazioni di conflitto di interessi.
E' mia intenzione invitare tutti i gruppi politici a farsi carico di questa esigenza. A nessuno può sfuggire, infatti, il forte segnale di rigore che il Parlamento italiano darebbe se prima della fine della legislatura si riuscissero ad approvare in via definitiva sia una legge sulle lobbies sia il codice etico per i parlamentari. Ciò dimostrerebbe coerenza con quello che abbiamo fatto finora e un serio impegno da parte di questo Parlamento.
Alla cosiddetta "antipolitica" si deve rispondere con fatti concreti. E alla domanda di buona politica non servono né la demagogia, né frasi di circostanza, ma puntuali e forti assunzioni di responsabilità superando tentennamenti e non più giustificabili timidezze. Dobbiamo dare segnali chiari, inconfutabili, di responsabilità. Queste due cose - la legge sulle lobbies e il codice etico per i parlamentari - sono due segnali molto chiari.
Questa, io credo, sia la strada maestra per riconquistare la fiducia dei cittadini e per dare alla politica e alle istituzioni democratiche l'immagine di pulizia, di sobrietà e di rigore morale che viene loro richiesta. Questo è un modo per non deludere, per voltare pagina, e mi auguro che questo Parlamento sia in grado di farlo.
Vi ringrazio.