02/07/2015
Montecitorio, Sala della Regina

Partecipazione alla presentazione della Relazione sull'attività svolta nel 2014 dall'Autorità Nazionale Anticorruzione, alla presenza del Presidente della Repubblica

Saluto il Presidente Raffaele Cantone, i membri del Consiglio, le autorità presenti e i gentili ospiti.

Desidero poi inviare un saluto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che non può essere qui con noi oggi come aveva comunicato, in quanto colpito da un grave lutto familiare, la morte della sorella. Colgo l'occasione per esprimergli quindi anche in questo nostro incontro la nostra vicinanza e i sentimenti del più profondo cordoglio.

La nascita dell'Autorità Nazionale Anti Corruzione, che oggi presenta la sua prima relazione annuale, e il successivo rafforzamento delle sue competenze e dei suoi poteri per via legislativa, hanno rappresentato una risposta concreta da parte delle istituzioni ad un fenomeno che sta minando da molto tempo la credibilità dello Stato e i principi di libertà di iniziativa economica e di concorrenza tra le imprese.

Abbiamo tutti la percezione di quanto si sia allargata la distanza tra i cittadini e le istituzioni. Di quanto sia cresciuta, purtroppo, la sfiducia nei confronti della politica e dei suoi rappresentanti. Ce lo dice anche il dato dell'astensione nelle recenti elezioni regionali. Un dato che, a mio avviso, non ha suscitato l'allarme dovuto.

Questa sfiducia viene alimentata da due fattori. Innanzitutto dal fatto che tanti nostri concittadini non avvertono un sufficiente impegno da parte delle istituzioni volto a migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro. E se le risposte non arrivano per tempo o non hanno carattere risolutivo la sfiducia cresce sempre di più.

La seconda ragione che determina questo distacco crescente risiede proprio nel tema che affrontiamo oggi. Quando si scopre che rappresentanti delle istituzioni e della pubblica amministrazione invece di dedicarsi a risolvere i problemi dei cittadini sono impegnati soprattutto e con modalità illecite ad accrescere il proprio potere e il proprio patrimonio personale, è del tutto comprensibile che maturino sentimenti di disgusto e di indignazione.

Troppo spesso però questi gravi episodi vengono commentati con argomenti che considero non solo sbagliati ma anche falsi. Come quando si vuole far credere che chi fa politica sia di per sé una persona dedita al malaffare - "l'uno vale l'altro, sono tutti uguali" - o si descrive l'Italia come composta da politici tutti corrotti che dominano su una struttura sociale ed economica che invece sarebbe pulita e sana.

Le cose non stanno così né in un senso né nell'altro. Le generalizzazioni sono sempre azzardate, e sono comunque la tomba della verità. I politici corrotti vanno isolati e vanno perseguiti in base alla legge. E va tolto loro ogni riconoscimento. Come abbiamo fatto, insieme al Senato, decidendo di togliere il vitalizio agli ex parlamentari condannati in via definitiva per mafia, corruzione e altri reati gravi.

E sono i fatti a smentire l'altra rappresentazione di comodo, quella secondo la quale la corruzione sarebbe qualcosa che riguarda solo la sfera politica. Tutte le indagini su questo fenomeno, anche quella più recente denominata "mafia capitale", dimostrano che esso è determinato da un reticolo di protagonisti dove, accanto a rappresentanti delle istituzioni, ci sono imprenditori, rappresentanti di cooperative, faccendieri e funzionari pubblici. La corruzione, purtroppo, è così pervasiva da non risparmiare nessun settore della società. La si può scoprire in un consiglio comunale e in una Università, dentro un Ministero e nel mondo tanto amato dello sport (come ci dicono le ultime cronache), negli ospedali e nelle imprese private. Si, perché esiste, e va colpita, anche la corruzione tra privati.

A una realtà così pervasiva si risponde con una pluralità di strumenti.

Certamente con quello legislativo. Negli ultimi tempi il Parlamento italiano è intervenuto spesso e in modo concreto per ammodernare gli strumenti di contrasto alla corruzione.

Mi riferisco alla legge "Severino", alla nuova formulazione del reato di scambio elettorale politico-mafioso, alla legge che per la prima volta punisce gli ecoreati e alla più recente normativa che inasprisce le pene per la corruzione e riforma il reato di falso in bilancio, di fatto precedentemente abrogato. Mi riferisco infine alla modifica della disciplina della prescrizione dei reati, licenziata dalla Camera e ora all'esame del Senato. Ho già detto poi dell'importanza dei compiti e delle funzioni affidate all'Autorità nazionale Anti Corruzione.

Sono atti di grande valore anche perché forniscono maggiori certezze alle forze dell'ordine e alla magistratura impegnate a perseguire questi reati.

E' indispensabile avere leggi giuste ed efficaci. Ma non è sufficiente, come non è sufficiente la repressione del fenomeno una volta consumato. Servono anche strumenti di prevenzione che intervengano innanzitutto ad impedire forme di inquinamento nel finanziamento della politica.

E qui vorrei ricordare un dato importante. A partire dal 2017 il finanziamento pubblico diretto in Italia verrà meno e sarà consentito soltanto quello per iniziativa dei privati. Non intendo pronunciarmi nel merito di questa decisione, ma voglio esprimere una preoccupazione, perché in assenza di misure adeguate vedo il rischio di un sempre maggiore condizionamento della politica da parte di interessi privati. Un condizionamento che produrrebbe un'ulteriore perdita di autonomia della politica che deve avere a cuore l'interesse generale del paese e non quello di ristretti ma potenti gruppi privati.

La politica deve restituire a se stessa la dignità che serve per guidare un grande paese come il nostro. E per farlo c'è bisogno anche di regole nuove.

C'è bisogno di una legge che regolamenti l'attività lobbistica. Su questo punto si avverte un ritardo dell'Italia che va rapidamente colmato.

E serve un codice di condotta, un "codice etico", per i parlamentari che abbia tra gli altri l'obiettivo di garantire trasparenza e pubblicità alle attività (anche di carattere finanziario) dei deputati e di prevenire e rimuovere situazioni di conflitto di interessi.

Ne abbiamo parlato in un convegno qui alla Camera il mese scorso, nel quale è intervenuto anche il Presidente Cantone. Un convegno organizzato insieme all'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa: molti colleghi di altri Paesi ci hanno offerto il loro contributo.

Subito dopo quella discussione ho scritto a tutti i capigruppo sollecitando il loro impegno politico all'approvazione di questo codice. Il prossimo martedì 7 luglio si riunirà la Giunta per il Regolamento della Camera e inizieremo a discutere le proposte che sono state già presentate e che vanno in questa direzione.

Gentili ospiti.

La corruzione ha bisogno di un apparato statale e di una pubblica amministrazione che siano fragili e agevolmente permeabili. Un territorio da conquistare e asservire con facilità. Negli anni passati, in molti paesi sviluppati, si è perseguita la riduzione del ruolo della mano pubblica e si è invocato lo "Stato minimo".

Io penso invece che, liberandolo da quegli appesantimenti burocratici che sono oggettivamente un freno alla crescita e all'iniziativa dei cittadini, lo Stato debba avere un ruolo regolatore essenziale e riconquistare il prestigio perduto.

Un discorso analogo è bene farlo per i partiti politici. Ad essi la Costituzione assegna il ruolo essenziale di canale di partecipazione dei cittadini per concorrere a determinare la politica nazionale. E non può essere che così. Non esiste al mondo un sistema veramente democratico che sia privo di partiti e di movimenti politici.

Ma oggi nel nostro paese i partiti sono in fondo alle classifiche in tutti i sondaggi sul gradimento e la fiducia dei cittadini e sono spesso oggetto di episodi di degenerazione. Questa situazione va assolutamente cambiata, con uno sforzo di autoriforma dei partiti stessi e con una legge che dia attuazione all'articolo 49 della Costituzione. L'obiettivo deve essere quello di incoraggiare la partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica, attraverso regole certe, trasparenti e pienamente democratiche.

La partecipazione dei cittadini, il prestigio dei partiti, la rappresentatività dei corpi intermedi sono essi stessi un antidoto alla invasività delle reti di corruzione perché se una società è organizzata, presidiata da migliaia di protagonisti, animata dalla cittadinanza attiva, è più difficile che venga piegata dal malaffare. Se con i nostri Uffici di Presidenza di Camera e Senato siamo arrivati alla decisione di togliere il vitalizio agli ex parlamentari condannati in via definitiva per reati gravi, è anche grazie ad un'azione di cittadinanza attiva messa in atto dalla campagna "Riparte il futuro", che ci ha consegnato 500mila firme dei cittadini.

Partecipare significa certamente e innanzitutto esercitare il diritto e il dovere civico del voto. Questo è essenziale ma non basta. Bisogna esserci ogni giorno, associarsi con chi condivide le stesse idee e gli stessi bisogni, dialogare con le istituzioni, impegnarsi a fare qualcosa per il proprio paese senza attendere sempre che, al posto nostro, lo faccia qualcun altro.

Ecco cos'è la buona politica: è la politica pulita che sconfigge la corruzione e restituisce la speranza ai cittadini italiani.

Grazie.