21/07/2015
Montecitorio, Sala della Regina

Saluto introduttivo al Convegno 'Il Microcredito per sfidare la crisi. Istituzioni, operatori ed esperienze concrete a confronto', organizzato in collaborazione con l'Ente Nazionale per il Microcredito

Buon giorno a tutte e a tutti voi e grazie per la vostra presenza. Saluto il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, il Presidente dell'Ente Nazionale per il Microcredito Mario Baccini e tutti coloro che interverranno nella discussione. Saluto Daniela Brancati, che coordinerà questo incontro.

Gentili ospiti. Vi invito a considerare l'appuntamento odierno, che la Presidenza della Camera ha promosso insieme all'Ente Nazionale per il Microcredito, non tanto come un Convegno tra i tanti che si svolgono in questo Palazzo e tantomeno come un evento rituale, ma come una riunione di lavoro utile a fare insieme il punto della situazione sullo sviluppo delle attività di microcredito nel nostro Paese. Ascolteremo esperti, operatori e testimonianze di persone che, grazie al microcredito, hanno potuto avviare piccole ma significative attività imprenditoriali.

Con molti di voi ci siamo incontrati per la prima volta un anno fa, il 10 Luglio del 2014, in occasione della lectio magistralis che il Professor Yunus tenne proprio in questa sala.

Dopo quell'appuntamento ci siamo tenuti in contatto, anche attraverso i miei collaboratori, per seguire l'evoluzione della normativa e in particolare i tanto attesi decreti attuativi della disciplina del microcredito.

Nel frattempo abbiamo visto crescere l'attenzione e la sensibilità verso questo argomento attraverso una varietà di iniziative, locali e nazionali.

Ho avuto il piacere di partecipare, l'8 Luglio scorso, ad un evento di grande significato simbolico : la cerimonia per il conferimento della cittadinanza onoraria di Bologna al Professor Muhammad Yunus. Come potete immaginare non si è trattato solo di una cerimonia ma di una occasione importante di confronto sui temi del microcredito e del social business.

Ora, con le "Istruzioni" della Banca d'Italia relative ai criteri a cui devono corrispondere gli operatori, il quadro normativo è pressoché completato e si entra in una fase nuova.

Ed è di questa fase nuova, delle sue opportunità e dei suoi eventuali aspetti problematici, che dobbiamo discutere oggi.

Il titolo di questo convegno può apparire eccessivamente ambizioso : "Il microcredito per sfidare la crisi". Qualcuno potrebbe dubitare del fatto che una iniziativa ancora allo stato embrionale, disseminata nel territorio e composta da un insieme di piccole somme di denaro, possa essere in grado di sfidare una crisi di gravi proporzioni, nella quale entrano in gioco miliardi di euro e che dura da otto anni.

Chiaramente nessuno può pensare ( è ovvio ! ) che il microcredito da solo ci farà uscire da una crisi di questo tipo, anche se, come sappiamo, in diversi paesi, a partire dal Bangladesh, ma anche negli USA e in diversi paesi europei, ha consentito a centinaia di migliaia di persone di uscire dalla povertà e dall'isolamento.

La sfida è innanzitutto di carattere culturale.

Negli ultimi decenni si è infatti perseguito un modello di società estremamente individualista e concorrenziale che proponeva di liberare il mercato da ogni regolamentazione, nella convinzione che la corsa all'arricchimento personale di alcuni avrebbe prodotto spontaneamente benefici per tutta la popolazione. E se qualcuno restava indietro, in questa gara selettiva, la carità e la beneficienza avrebbero pensato a lenire le sue ferite.

Evidentemente questo modello non ha dato i risultati auspicati, se vediamo come siamo messi. Mi concentro sul nostro Paese. L'Italia è purtroppo, in Europa, uno dei paesi dove la diseguaglianza tra le classi sociali è cresciuta di più. Del 33% dagli anni '80 ad oggi , contro una media OCSE del 12%: il triplo, quindi. Qualcosa di molto pesante non ha funzionato. Significa che parte della società si ferma, che si ferma l'ascensore sociale. Significa che la metà degli italiani - il 53% - non ha potuto uscire dal ceto dei propri genitori, come invece accadeva prima. Io sono nata negli anni Sessanta: la mia generazione era quella in cui chi aveva talenti, capacità, studiava, riusciva ad andare avanti anche se veniva da famiglie di operai e contadini. Ad un certo punto l'ascensore sociale si è fermato. Questo non vuol dire che ci sia più democrazia.

I valori a cui si ispira chi è impegnato nel microcredito sono proprio contrari rispetto a questo modello. Io ritengo che la politica debba intervenire a limitare la povertà e le disuguaglianze. E' compito della politica farlo, e se la politica non lo fa ha enormi responsabilità. Non basta tutelare il mercato perché tutti stiano meglio. Bisogna che la politica,intervenga, faccia la propria parte, faccia in modo che tutti abbiano le stesse possibilità di crescita. Perché chi è povero, chi non ha risorse, non è una persona da assistere, ma un essere umano con le sue idee e le sue potenzialità, che deve potersi esprimere, dare il meglio di sé, mettere in atto i progetti che ha, avere un'altra possibilità. Il microcredito può essere lo strumento che consente a chi cerca occupazione - come dice il professor Yunus - di creare occupazione. Combattere la povertà non è un optional, ma un dovere della politica. La lotta alle disuguaglianze dovrebbe essere all'attenzione di ogni partito, perché è una delle questioni cruciali nel nostro Paese. "La povertà - cito ancora il professor Yunus - è una minaccia per la coesione sociale, per la pace e per la tutela dei diritti umani."

E ridurla è possibile perché non si tratta di un accidente divino, ma del prodotto di un certo sistema economico e sociale che, così come è stato realizzato, può anche essere cambiato e corretto.

Il microcredito può essere uno degli strumenti della lotta contro la povertà, al pari di misure di sostegno ai redditi più bassi dei quali si sta discutendo molto in questo periodo.

In Italia, negli ultimi anni, nell'ambito del microcredito si sono fatti dei passi avanti. Ne deriva che dal 2011 il microcredito in Italia ha creato 34.000 posti di lavoro.

Sono dati che nessuno può sottovalutare, in un paese dove la disoccupazione è al 12,4 % e quella giovanile al 41,5 %. Ma è evidente che si può e si deve fare molto di più. Le potenzialità ci sono e c'è soprattutto la necessità di interventi di questo tipo. La scorsa settimana l'Istat ha diffuso nuovi dati sulla povertà in Italia che dimostrano che per fortuna la crescita dell'indice di povertà si è fermata ma esistono comunque oltre 4 milioni di persone in povertà assoluta e quasi 8 milioni in condizioni di povertà relativa. Cifre considerevoli, che dovrebbero spingere tutti alla massima assunzione di responsabilità.

L'esperienza di altri paesi sviluppati, della quale si darà conto nel corso della discussione - non solo in Bangladesh, ma anche in economie avanzate come gli Stati Uniti e i Paesi europei - dimostra che il microcredito può mettere a frutto ovunque le proprie potenzialità. In Italia tutte le istituzioni, locali e nazionali, dovrebbero lavorare insieme per dare forza a questo progetto.

Serve però un coordinamento, per ottimizzare al massimo gli sforzi di ciascuno.

Si è parlato di una piattaforma finanziaria nazionale per il microcredito, e c'è chi ha proposto l'apertura di una filiale italiana della Grameen Bank. Non sta a me indicare soluzioni. Ma l'esigenza di questo coordinamento credo l'avvertiamo tutti.

La Presidenza della Camera dei deputati intende restare anche per il futuro un interlocutore attivo in questo percorso. Anche perché siamo fermamente convinti che la società può crescere non se pochi privilegiati diventano sempre più ricchi, ma se a tutti viene consentito di dare il meglio di sé e mettere in atto i propri progetti.

Grazie.