14/09/2015
Montecitorio, Sala della Regina

Cerimonia per la firma della Dichiarazione 'Più integrazione europea: la strada da percorrere'

Signori Presidenti, cari studenti, signore e signori, per prima cosa devo dire grazie. Un grazie autentico e non formale a tutti i presenti ed ai tanti giovani che con entusiasmo sono qui per partecipare a questo incontro. Grazie, soprattutto, ai Presidenti Norbert Lammert, Claude Bartolone e Mars Di Bartolomeo, per aver condiviso, sin dal principio, un'iniziativa che vuole essere un contributo concreto e dal forte valore simbolico, al progetto europeista. Un progetto che non può prescindere dal coinvolgimento dei Parlamenti, dove siedono i rappresentanti dei cittadini.

Oggi siamo qui perché siamo convinti che una maggiore integrazione politica europea sia la strada giusta per dare un futuro migliore ai nostri figli e per rispondere a quanti utilizzano l'Europa come capro espiatorio per alimentare populismo e xenofobia.

Meno di due mesi fa, quando questa iniziativa ha mosso i primi passi, un tale esito - la firma di una dichiarazione congiunta - non era affatto scontato. In Europa c'era un altro clima politico.

Meno di due mesi fa, chi rivendicava una maggiore attenzione alla dimensione sociale delle politiche economiche non aveva il dovuto seguito.

Così come meno di due mesi fa, chi sottolineava che, per affrontare le crisi in atto non lontano dai nostri confini occorreva una reale politica estera europea veniva per lo più ignorato.

Meno di due mesi fa, chi sosteneva la necessità di una politica di asilo comune per gestire al meglio il flusso di rifugiati in arrivo nei nostri Paesi non veniva ascoltato.

Ora, sui nostri schermi, scorrono senza sosta immagini che parlano chiaro: tanti cittadini tedeschi, italiani, francesi, lussemburghesi - ma anche austriaci e di altri Stati membri - dimostrano concretamente cosa significhi la parola 'solidarietà'. Mostrano a tutto il mondo il vero volto dell'Europa.

Un volto infinitamente migliore di quello che solitamente emerge dalle cronache.
L'Europa somiglia a un iceberg di cui - si sa - emerge solo la punta. La parte più consistente rimane sott'acqua, invisibile.
L'Europa è così. Se ci fermiamo alla punta, sembra preda di paure, egoismi e chiusure; se scendiamo in profondità, ci accorgiamo che è adulta, responsabile e solidale.
Ed è questa l'anima dell'Europa. La vera anima che dobbiamo riscoprire e rivendicare con orgoglio: un'anima che ha bisogno di un corpo nuovo. Per questo oggi ci ritroviamo qui a Roma dove, poco meno di sessant'anni fa, nasceva l'Europa unita, che in questi decenni ci ha garantito pace, sicurezza, crescita e benessere.

Il Presidente Juncker, qualche giorno fa, ha detto "non c'è abbastanza Europa in questa Unione. E non c'è abbastanza Unione in questa Europa". La crisi che stiamo vivendo richiama dunque tutti noi a lavorare per realizzare un salto di qualità verso una nuova fase, un'Europa 2.0 che sia più unita, più forte e più capace di rispondere ai bisogni e alle aspettative dei nostri cittadini.

La Dichiarazione che stiamo per firmare è un primo passo in questa direzione, per riprendere un percorso intrapreso alcuni decenni fa dai Padri fondatori, in un momento infinitamente più drammatico di questo.

Sarà facile costruire un'Unione federale? No. Ci vorrà tempo? Sì. Dovremo fare qualche rinuncia? Sì. Ma credo che, soprattutto, dobbiamo chiederci: quanto ci costerà e cosa perderemo se non lo faremo?

Se vogliamo affrontare le sfide della globalizzazione, trasformare questa crisi epocale in una opportunità, sconfiggere lo scetticismo e infondere un rinnovato entusiasmo, specialmente nelle giovani generazioni, non c'è alternativa ad una maggiore integrazione politica europea.

Come è risuonato forte quattro giorni fa qui nell'Aula di Montecitorio, noi dobbiamo riprendere il percorso verso gli Stati Uniti d'Europa!