22/06/2015
Firenze, Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento

Intervento della Presidente in occasione della presentazione del documento sulle tematiche della buona accoglienza elaborato da Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)

Sindaco Nardella, Presidente Rossi, assessora Mantovani, autorità, Signore e Signori, è con grande piacere che ho accolto l'invito ad essere a Firenze nella Giornata mondiale del rifugiato. E con particolare affetto che saluto anche Laurens Jolles, delegato dell'UNHCR per il Sud Europa e tutti gli ex colleghi. Questo, per me, è un po' un ritorno a casa.

Questa giornata è un'occasione per fare bilanci e per aggiornare la geografia delle migrazioni forzate nel mondo. Il 2014 è stato un anno record. Circa 60 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case, il numero più alto mai raggiunto dalla fine della Seconda Guerra mondiale. 60 milioni di persone, tanti quanti gli italiani.

Perché questo aumento? E soprattutto perché sulle ragioni di questo aumento non ci si interroga abbastanza? Negli ultimi cinque anni sono scoppiati ben 15 conflitti: 8 in Africa, 3 in Medio Oriente, 1 in Europa e 3 in Asia. A fronte di queste nuove guerre, nel 2014 solo circa 127mila rifugiati hanno potuto fare rientro nei loro Paesi, il numero più basso negli ultimi 31 anni.

La più grave crisi umanitaria è certamente quella siriana, che ha generato il più alto numero di sfollati e rifugiati. Oggi oltre la metà dei circa 22 milioni di abitati è lontana dalla propria casa. Ma solo 2% dei quasi 4 milioni di rifugiati siriani in fuga dalla guerra ha raggiunto l'Europa; il resto si trova nei Paesi confinanti. Un dramma aggravato dall'ascesa dallo Stato islamico, che contribuisce a rendere ancora più cruenta la guerra in Siria e scuote l'Iraq mentre si fa sempre più minacciosa la presenza dell'Isis anche in Libia.

Come possiamo pensare che tutto quello che succede intorno a noi non abbia conseguenze in Italia? Dobbiamo invece prenderne coscienza se vogliamo capire quello che sta accadendo anche nel nostro Paese. In Italia nei primi sei mesi dell'anno sono arrivati circa 60mila migranti via mare, lo 0,1% della popolazione. Si parla di 'invasione' e di 'esodo' e sui nostri schermi televisivi scorrono le immagini di persone stipate su imbarcazioni di fortuna, ma l'incremento rispetto all'anno scorso è di meno del 2%.

É in Grecia, invece, che nel 2015 i migranti sono aumentati in maniera esponenziale, raggiungendo quasi le stesse cifre dell'Italia.

Così come è aumentato il numero di morti nel Mediterraneo, nel tentativo di raggiungere l'Europa. Siamo a 1.800 persone; nello stesso periodo, l'anno scorso, furono circa 120.

In questi giorni, s'invoca 'l'Europa', chiedendo un suo intervento per alleviare il peso sostenuto dall'Italia. Si accusa 'l'Europa' di aver abbandonato il nostro Paese, dimenticandosi del fatto che la Commissione europea ha invece presentato delle proposte innovative; proposte che, per la prima volta, vanno nella direzione di una reale solidarietà tra gli Stati Membri sulla questione dell'asilo e derogano al principio - sancito dal Regolamento di Dublino - per il quale i migranti debbano presentare la domanda d'asilo nel primo Paese in cui fanno ingresso.

Con il rafforzamento e l'ampliamento del mandato dell'operazione 'Triton' di FRONTEX, l'Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, per la prima volta i partner europei partecipano assieme, con mezzi adeguati attivi nelle acque internazionali, ad una missione che ha l'esplicito scopo di svolgere la ricerca ed il soccorso in mare.

Dunque, l'Europa sta facendo qualcosa, ma ora le decisioni finali spettano ai Capi di Stato e di Governo dei singoli paesi che compongono l'Unione.

Non va dimenticato che Paesi come la Germania o la Svezia ricevono un numero maggiore di domande d'asilo rispetto all'Italia, mentre altri si attestano sulle nostre stesse cifre. É un fenomeno che tocca molti Paesi dell'Unione ed è per questo che vanno trovate soluzioni condivise. Questa proposta della Commissione ci offre un'opportunità, quella di rilanciare il processo di integrazione politica dell'Ue per arrivare ad avere una gestione europea dell'asilo. Gli Stati che decideranno di non coglierla si assumeranno una grave responsabilità rispetto al futuro dell'Unione.

Ma c'è una responsabilità che abbiamo anche noi, qui. Prendere sul serio questi numeri, capirne cause ed effetti, organizzare un'accoglienza strutturata e non "emergenziale", anziché lanciare una scriteriata campagna di alimentazione della paura.

Ieri sono stata a Milano, e sono voluta andare a ringraziare gli operatori e i volontari che da giorni, alla stazione centrale, danno assistenza ai cittadini siriani ed eritrei in transito verso altri Paesi. A Milano, come a Roma e come a Ventimiglia, abbiamo visto all'opera un'Italia che di fronte a problemi certo complessi si mette al lavoro, si rimbocca le maniche, e con senso pratico, li risolve. Altri preferiscono invece gridare all'invasione, soffiare sul fuoco della xenofobia. Sono forse bravi a cercare voti, non a trovare soluzioni.

Le soluzioni le trova, come sempre, non chi alza muri, ma chi, come voi, costruisce ponti. Per questo vi ringrazio e vi auguro davvero buon lavoro.