Partecipazione all'anteprima del film 'Malala' del regista Premio Oscar Davis Guggenheim
Buonasera a tutte a tutti. Ringrazio il dottor Pugnalin, che è il vicepresidente di Sky Italia, il dottor Scacco De Santis, il dottor Carelli, per aver voluto oggi la presentazione di questo film qui alla Camera dei deputati.
Lo ritengo fonte di grande soddisfazione, lasciatemelo dire, perché questo è un film che ha un valore assolutamente rivoluzionario dal punto di vista di quelle culture che invece impongono alle donne di non esistere, alle donne di sparire, di nascondersi, di nascondersi dietro improbabili coperture e di rimanere dei fantasmi nella società. Questa ragazzina poco più di tre anni fa venne fatta oggetto di violenza, le spararono perché si era ribellata, aveva contestato il principio di abbandonare gli studi e aveva affermato il suo diritto di andare a scuola come un diritto fondamentale. Penso che i talebani ce l'avessero con lei proprio perché capivano la forza di quel messaggio. Era altamente eversivo agli occhi dei talebani pensare di dare un'istruzione alle donne. Quelle ragazzine poi avrebbero avuto gli strumenti per andare avanti, per farsi sentire e per avere voce.
Sono molto grata al gruppo Sky ed anche al regista che già si era messo in luce per aver fatto un altro film, il cui titolo italiano è "Una scomoda verità". Davis Guggenheim ha diretto quest'altro film, per l'appunto, sul cambiamento climatico. Un altro tema importante, ancora più importante alla vigilia della COP21, l'appuntamento che si terrà a Parigi a fine anno sul cambiamento climatico. Un regista che ha scelto, che sta scegliendo, delle cause molto importanti.
Ringrazio anche lui per aver voluto focalizzare l'attenzione su questa figura e su quella del padre, perché la cosa bella in 'Malala' è che lei arriva a questa consapevolezza diventando un'attivista già a 11 anni, perché alle spalle ha un padre che nella regione dello Swat - che, per chi conosce il Pakistan, sa bene che cos'è, una regione abbastanza isolata tra Peshawar e la North-West Frontier Province, luoghi assolutamente difficili dove si fa fatica, Islamabad fa fatica, anche a controllare il territorio - decide di dedicare a questa figlia tante attenzioni, di farla diventare soggetto appunto di emancipazione femminile. Intanto le dà il nome 'Malala', un nome che il padre dà a questa figlia ricordandosi l'eroina pashtun che forse aveva ispirato la rivolta contro i britannici. Quindi una figura, un nome già importante per una ragazzina come lei, che viveva in un contesto certamente difficile.
Una regione, questa, dove appunto a me è capitato di lavorare, a partire da Peshawar, dove per tanti anni milioni di rifugiati trovavano rifugio e continuano a trovare rifugio. Quindi una zona difficile, una zona che però appunto è stata in grado anche di reagire e di ricevere milioni di rifugiati senza mai arrivare a chiudere le frontiere. In tempi come i nostri in cui viviamo in prima linea questo fenomeno dei rifugiati, è importante anche capire che altri Paesi come il Pakistan - che sicuramente non è un paese ricco, non è un paese del G7, non è un paese che ha molte risorse - da decenni ha in casa a volte fino a 3 milioni di rifugiati. Ci sono stati anni in cui si è toccato anche il record dei 3 milioni.
Quindi è importante che questo film venga visto, che riesca ad entrare nelle scuole, ma è importante anche perché l'istruzione non è un valore aggiunto solo in certe regioni del mondo, lo è anche a casa nostra. La crisi economica - lo dicevo prima - ha avuto un impatto sull'abbandono scolastico anche a casa nostra. Allora è importante che i ragazzini sappiano - anche attraverso un film come questo - quanto non sia scontato riuscire ad andare a scuola, quanto sono fortunati qui, dove c'è una scuola dietro l'angolo, perché non è ovvio. In tante parti del mondo poter accedere all'istruzione e poterlo fare con una certa facilità non è ovvio. Quindi grazie per aver investito in questo progetto. Auguro a tutti una buona visione.
Partecipazione all'anteprima del film 'Malala' del regista Premio Oscar Davis Guggenheim
Buonasera a tutte a tutti. Ringrazio il dottor Pugnalin, che è il vicepresidente di Sky Italia, il dottor Scacco De Santis, il dottor Carelli, per aver voluto oggi la presentazione di questo film qui alla Camera dei deputati.
Lo ritengo fonte di grande soddisfazione, lasciatemelo dire, perché questo è un film che ha un valore assolutamente rivoluzionario dal punto di vista di quelle culture che invece impongono alle donne di non esistere, alle donne di sparire, di nascondersi, di nascondersi dietro improbabili coperture e di rimanere dei fantasmi nella società. Questa ragazzina poco più di tre anni fa venne fatta oggetto di violenza, le spararono perché si era ribellata, aveva contestato il principio di abbandonare gli studi e aveva affermato il suo diritto di andare a scuola come un diritto fondamentale. Penso che i talebani ce l'avessero con lei proprio perché capivano la forza di quel messaggio. Era altamente eversivo agli occhi dei talebani pensare di dare un'istruzione alle donne. Quelle ragazzine poi avrebbero avuto gli strumenti per andare avanti, per farsi sentire e per avere voce.
Sono molto grata al gruppo Sky ed anche al regista che già si era messo in luce per aver fatto un altro film, il cui titolo italiano è "Una scomoda verità". Davis Guggenheim ha diretto quest'altro film, per l'appunto, sul cambiamento climatico. Un altro tema importante, ancora più importante alla vigilia della COP21, l'appuntamento che si terrà a Parigi a fine anno sul cambiamento climatico. Un regista che ha scelto, che sta scegliendo, delle cause molto importanti.
Ringrazio anche lui per aver voluto focalizzare l'attenzione su questa figura e su quella del padre, perché la cosa bella in 'Malala' è che lei arriva a questa consapevolezza diventando un'attivista già a 11 anni, perché alle spalle ha un padre che nella regione dello Swat - che, per chi conosce il Pakistan, sa bene che cos'è, una regione abbastanza isolata tra Peshawar e la North-West Frontier Province, luoghi assolutamente difficili dove si fa fatica, Islamabad fa fatica, anche a controllare il territorio - decide di dedicare a questa figlia tante attenzioni, di farla diventare soggetto appunto di emancipazione femminile. Intanto le dà il nome 'Malala', un nome che il padre dà a questa figlia ricordandosi l'eroina pashtun che forse aveva ispirato la rivolta contro i britannici. Quindi una figura, un nome già importante per una ragazzina come lei, che viveva in un contesto certamente difficile.
Una regione, questa, dove appunto a me è capitato di lavorare, a partire da Peshawar, dove per tanti anni milioni di rifugiati trovavano rifugio e continuano a trovare rifugio. Quindi una zona difficile, una zona che però appunto è stata in grado anche di reagire e di ricevere milioni di rifugiati senza mai arrivare a chiudere le frontiere. In tempi come i nostri in cui viviamo in prima linea questo fenomeno dei rifugiati, è importante anche capire che altri Paesi come il Pakistan - che sicuramente non è un paese ricco, non è un paese del G7, non è un paese che ha molte risorse - da decenni ha in casa a volte fino a 3 milioni di rifugiati. Ci sono stati anni in cui si è toccato anche il record dei 3 milioni.
Quindi è importante che questo film venga visto, che riesca ad entrare nelle scuole, ma è importante anche perché l'istruzione non è un valore aggiunto solo in certe regioni del mondo, lo è anche a casa nostra. La crisi economica - lo dicevo prima - ha avuto un impatto sull'abbandono scolastico anche a casa nostra. Allora è importante che i ragazzini sappiano - anche attraverso un film come questo - quanto non sia scontato riuscire ad andare a scuola, quanto sono fortunati qui, dove c'è una scuola dietro l'angolo, perché non è ovvio. In tante parti del mondo poter accedere all'istruzione e poterlo fare con una certa facilità non è ovvio. Quindi grazie per aver investito in questo progetto. Auguro a tutti una buona visione.