Intervento della Presidente alla tredicesima 'Marcia della Memoria', organizzata dall'ANPI Provincia di Macerata e dalle istituzioni locali
Buongiorno e buona domenica a tutti voi. Un saluto al Sindaco di Caldarola Luca Giuseppetti, ai Sindaci dei Comuni dell'Unione Montana e al suo Presidente Giampiero Feliciotti, e a tutti i rappresentanti delle Istituzioni presenti oggi.
Un ringraziamento agli organizzatori della marcia e all'ANPI che da tredici anni si spendono per questa bella ed importante iniziativa. Un pensiero particolare a Delia Del Savio, animatrice della marcia, che ci ha lasciato qualche giorno fa.
La Memoria, a differenza del ricordo che attiene più alla sfera del privato, è un valore comunitario e collettivo che va alimentato ogni giorno, perché possa essere di impatto e di esempio nel vivere il presente e costruire il futuro.
Ecco allora perché anche questa vostra esperienza, che so essere iniziata anni fa da un piccolo gruppo di volenterosi, e poi nel tempo divenuta un appuntamento partecipato, rappresenta un contributo importante per rafforzare la coscienza democratica ed antifascista da trasferire alle generazioni più giovani. Ce n'è bisogno ancora oggi, come testimoniano anche gli sfregi che devono subire i monumenti che ricordano la Liberazione. Proprio ieri mattina, in Ancona, con alcuni partigiani abbiamo deposto una corona dove il giorno prima erano apparse delle inquietanti svastiche. L'ho voluto fare per cancellare la vergogna insopportabile di quel gesto.
Le ragioni per le quali la marcia è stata ideata vanno ricordate: quella di rendere onore agli uomini ed alle donne che più di settanta anni fa scelsero di sacrificare la propria giovinezza per restituire all'Italia la libertà e la democrazia.
Ed anche quella di rendere onore ai luoghi, ai sentieri di queste splendide montagne, i Monti Azzurri, che conobbero le gesta eroiche e tragiche di quei ragazzi, gli uomini del Comandante partigiano Achille Barilatti, assassinati nella rappresaglia fascista il 22 marzo 1944. Insieme a loro anche altri ragazzi. In tutto trentadue persone, fucilate senza processo.
Dobbiamo esserne orgogliosi. La Resistenza al nazifascismo ha conosciuto in queste zone e tra queste montagne uomini e episodi che fanno parte della memoria democratica italiana. Anche qui è stata scritta la nostra Costituzione.
Ci tengo a ricordare, perché so essere a voi figura cara, un altro protagonista della democrazia e dell'antifascismo di questa città: Fedro Buscalferri, scomparso qualche anno fa. Si arruolò nelle brigate partigiane giovanissimo, proprio il giorno dopo che i fascisti ammazzarono il padre Aldo nella strage di Montalto del 22 marzo. Divenne Comandante partigiano, e dopo la Liberazione fu per anni Sindaco di Caldarola. So che, seppur malato, ogni anno aspettava il passaggio della marcia lungo la strada per salutare i partecipanti.
Il percorrere questi pochi chilometri dal centro di Caldarola fino al Castello di Montalto, non è solo allora una semplice passeggiata, una giornata di amicizia e di festa. E' un atto di memoria, è un fare i conti con quella storia, con quegli uomini, con quegli ideali.
Ed è un farci i conti rispetto all'oggi, a quello che è il nostro Paese, allo stato di salute del nostro tessuto democratico e civile, a quello che siamo noi come cittadini di questo Paese.
Chi è morto su queste montagne, voleva fortemente vivere in un'Italia libera e giusta.
Avevano un sogno, o meglio un'utopia: un'Italia migliore da lasciare ai figli e nipoti, alla generazioni future.
Ed oggi, è questo il Paese che i nostri nonni e bisnonni partigiani avevano sognato settanta anni fa per noi?
Chiediamocelo durante la strada, dentro di noi, intimamente, e confrontandoci con il vicino di passo. Il collante civile e democratico di questo Paese, è solido come all'indomani della nascita della Repubblica, o si è allentato, si è indebolito? C'è più o meno dolore nella nostra società, rispetto ad anni fa? Le persone intorno a noi hanno oggi più o meno sogni e fiducia nel futuro, rispetto alla generazione di Fedro Buscalferri, di Achille Barilatti e di tutti gli altri ragazzi di Montalto? Lo chiedo ai più giovani che sono qui: credono più o meno nelle istituzioni della Repubblica?
Un piccolo, laico e civile, esame di coscienza. Per dirci poi: e io che faccio perché questo Paese sia più coeso e più forte? Che posso fare? Quante ore del mio tempo in una settimana regalo al bene comune? Come posso impegnarmi per rafforzare la democrazia nella società, e per tendere la mano al dolore di chi mi passa accanto tutti i giorni?
Essere resistenti oggi, care amiche e cari amici presenti, significa farsi queste domande con sincerità. Essere resistenti vuol dire occuparsi della collettività, del bene comune, e non pensare solamente a se stessi, alla propria dimensione individuale. Dobbiamo avere obiettivi etici, farci carico, prendere sulle spalle il destino della comunità.
Essere antifascisti oggi passa per la difesa di quei valori che la Costituzione nata dalla Resistenza mette come prioritari: il LAVORO, LA SALUTE, L'ISTRUZIONE, LA PACE, I DIRITTI INDIVIDUALI, L'AMBIENTE, LA SOLIDARIETÀ.
E sottolineo l'ambiente, non solo perché siamo stamattina in questo splendido paesaggio, ma perché oggi è più che mai un tema centrale della nostra esistenza, dove si intersecano altri valori importanti, quali l'onestà, la legalità, la trasparenza. E questo ce lo ricorda per primo a tutti, laici e credenti, Papa Francesco nell'Enciclica Laudato Si'.
Ogni volta che ci impegniamo, ogni volta che ci battiamo perché i valori della Costituzione vengano non solo rispettati, ma anche messi in atto a vantaggio della comunità, ogni volta che facciamo coerentemente questo, compiamo un gesto antifascista.
Allora il mio augurio di oggi a noi tutti è che arrivati alla meta, in questo caso al Castello di Montalto, possiamo sentirci, oltre che magari un po' stanchi, anche cittadini più coscienti del nostro ruolo nella società, e più motivati a cambiarla, a partire dalla nostra vita quotidiana, dal nostro stile di vita.
E per questo anche più riconoscenti e grati ad Achille, Aldo, e agli altri ragazzi di Montalto, che per la nostra libertà e per la democrazia dell'Italia, sui sentieri che attraverseremo tra poco, hanno sacrificato la loro vita. Spero che commineremo con questo obiettivo, con questa aspirazione.
Intervento della Presidente alla tredicesima 'Marcia della Memoria', organizzata dall'ANPI Provincia di Macerata e dalle istituzioni locali
Buongiorno e buona domenica a tutti voi. Un saluto al Sindaco di Caldarola Luca Giuseppetti, ai Sindaci dei Comuni dell'Unione Montana e al suo Presidente Giampiero Feliciotti, e a tutti i rappresentanti delle Istituzioni presenti oggi.
Un ringraziamento agli organizzatori della marcia e all'ANPI che da tredici anni si spendono per questa bella ed importante iniziativa. Un pensiero particolare a Delia Del Savio, animatrice della marcia, che ci ha lasciato qualche giorno fa.
La Memoria, a differenza del ricordo che attiene più alla sfera del privato, è un valore comunitario e collettivo che va alimentato ogni giorno, perché possa essere di impatto e di esempio nel vivere il presente e costruire il futuro.
Ecco allora perché anche questa vostra esperienza, che so essere iniziata anni fa da un piccolo gruppo di volenterosi, e poi nel tempo divenuta un appuntamento partecipato, rappresenta un contributo importante per rafforzare la coscienza democratica ed antifascista da trasferire alle generazioni più giovani. Ce n'è bisogno ancora oggi, come testimoniano anche gli sfregi che devono subire i monumenti che ricordano la Liberazione. Proprio ieri mattina, in Ancona, con alcuni partigiani abbiamo deposto una corona dove il giorno prima erano apparse delle inquietanti svastiche. L'ho voluto fare per cancellare la vergogna insopportabile di quel gesto.
Le ragioni per le quali la marcia è stata ideata vanno ricordate: quella di rendere onore agli uomini ed alle donne che più di settanta anni fa scelsero di sacrificare la propria giovinezza per restituire all'Italia la libertà e la democrazia.
Ed anche quella di rendere onore ai luoghi, ai sentieri di queste splendide montagne, i Monti Azzurri, che conobbero le gesta eroiche e tragiche di quei ragazzi, gli uomini del Comandante partigiano Achille Barilatti, assassinati nella rappresaglia fascista il 22 marzo 1944. Insieme a loro anche altri ragazzi. In tutto trentadue persone, fucilate senza processo.
Dobbiamo esserne orgogliosi. La Resistenza al nazifascismo ha conosciuto in queste zone e tra queste montagne uomini e episodi che fanno parte della memoria democratica italiana. Anche qui è stata scritta la nostra Costituzione.
Ci tengo a ricordare, perché so essere a voi figura cara, un altro protagonista della democrazia e dell'antifascismo di questa città: Fedro Buscalferri, scomparso qualche anno fa. Si arruolò nelle brigate partigiane giovanissimo, proprio il giorno dopo che i fascisti ammazzarono il padre Aldo nella strage di Montalto del 22 marzo. Divenne Comandante partigiano, e dopo la Liberazione fu per anni Sindaco di Caldarola. So che, seppur malato, ogni anno aspettava il passaggio della marcia lungo la strada per salutare i partecipanti.
Il percorrere questi pochi chilometri dal centro di Caldarola fino al Castello di Montalto, non è solo allora una semplice passeggiata, una giornata di amicizia e di festa. E' un atto di memoria, è un fare i conti con quella storia, con quegli uomini, con quegli ideali.
Ed è un farci i conti rispetto all'oggi, a quello che è il nostro Paese, allo stato di salute del nostro tessuto democratico e civile, a quello che siamo noi come cittadini di questo Paese.
Chi è morto su queste montagne, voleva fortemente vivere in un'Italia libera e giusta.
Avevano un sogno, o meglio un'utopia: un'Italia migliore da lasciare ai figli e nipoti, alla generazioni future.
Ed oggi, è questo il Paese che i nostri nonni e bisnonni partigiani avevano sognato settanta anni fa per noi?
Chiediamocelo durante la strada, dentro di noi, intimamente, e confrontandoci con il vicino di passo. Il collante civile e democratico di questo Paese, è solido come all'indomani della nascita della Repubblica, o si è allentato, si è indebolito? C'è più o meno dolore nella nostra società, rispetto ad anni fa? Le persone intorno a noi hanno oggi più o meno sogni e fiducia nel futuro, rispetto alla generazione di Fedro Buscalferri, di Achille Barilatti e di tutti gli altri ragazzi di Montalto? Lo chiedo ai più giovani che sono qui: credono più o meno nelle istituzioni della Repubblica?
Un piccolo, laico e civile, esame di coscienza. Per dirci poi: e io che faccio perché questo Paese sia più coeso e più forte? Che posso fare? Quante ore del mio tempo in una settimana regalo al bene comune? Come posso impegnarmi per rafforzare la democrazia nella società, e per tendere la mano al dolore di chi mi passa accanto tutti i giorni?
Essere resistenti oggi, care amiche e cari amici presenti, significa farsi queste domande con sincerità. Essere resistenti vuol dire occuparsi della collettività, del bene comune, e non pensare solamente a se stessi, alla propria dimensione individuale. Dobbiamo avere obiettivi etici, farci carico, prendere sulle spalle il destino della comunità.
Essere antifascisti oggi passa per la difesa di quei valori che la Costituzione nata dalla Resistenza mette come prioritari: il LAVORO, LA SALUTE, L'ISTRUZIONE, LA PACE, I DIRITTI INDIVIDUALI, L'AMBIENTE, LA SOLIDARIETÀ.
E sottolineo l'ambiente, non solo perché siamo stamattina in questo splendido paesaggio, ma perché oggi è più che mai un tema centrale della nostra esistenza, dove si intersecano altri valori importanti, quali l'onestà, la legalità, la trasparenza. E questo ce lo ricorda per primo a tutti, laici e credenti, Papa Francesco nell'Enciclica Laudato Si'.
Ogni volta che ci impegniamo, ogni volta che ci battiamo perché i valori della Costituzione vengano non solo rispettati, ma anche messi in atto a vantaggio della comunità, ogni volta che facciamo coerentemente questo, compiamo un gesto antifascista.
Allora il mio augurio di oggi a noi tutti è che arrivati alla meta, in questo caso al Castello di Montalto, possiamo sentirci, oltre che magari un po' stanchi, anche cittadini più coscienti del nostro ruolo nella società, e più motivati a cambiarla, a partire dalla nostra vita quotidiana, dal nostro stile di vita.
E per questo anche più riconoscenti e grati ad Achille, Aldo, e agli altri ragazzi di Montalto, che per la nostra libertà e per la democrazia dell'Italia, sui sentieri che attraverseremo tra poco, hanno sacrificato la loro vita. Spero che commineremo con questo obiettivo, con questa aspirazione.
Vi ringrazio.