Partecipazione alla prima visione del film 'Resurî - Friuli 1976: a 40 anni dal Terremoto'
Buon giorno a tutte e a tutti, Saluto la Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, il Senatore Diego Carpenedo, che al tempo del terremoto fu consulente della Regione e il Dottor Giuseppe Zamberletti che fu Commissario straordinario per il coordinamento dei soccorsi. Saluto i parlamentari, le autorità civili, militari e religiose presenti e tutti voi che avete deciso di partecipare a questo momento di ricordo e di riflessione.
L'Italia intera rimase sconvolta, quella sera del 6 Maggio del 1976, quando si apprese la notizia che un terremoto di alta intensità stava portando morte e distruzione nel territorio del Friuli Venezia Giulia. Il sisma interessò circa 120 Comuni per una popolazione complessiva di mezzo milione di persone, 200mila delle quali rimasero senza casa. Quasi mille i morti e tremila i feriti. Interi comuni rasi al suolo. La maggioranza degli italiani imparò il nome di quei comuni, primo fra tutti Gemona, il giorno in cui diventavano un cumulo di macerie.
Ai familiari delle vittime va il pensiero commosso mio personale e dell'intera Camera dei deputati. Ma il nostro pensiero va anche a quanti si adoperarono immediatamente e senza risparmio per estrarre da sotto le macerie i corpi di chi era stato sepolto dai crolli, per mettere in sicurezza le fabbriche, a garanzia di lavoro e produttività del territorio, per avviare una difficile ricostruzione.
Gli italiani che avevano guardato con tristezza e sgomento in televisione le città in rovina, nei giorni successivi alla tragedia cominciarono adammirare la serietà e l'abnegazione della popolazione friulana che mentre piangeva le persone scomparse e i beni perduti, si rimboccava le maniche e si dedicava strenuamente a restituire un futuro a quel territorio martoriato.
Si realizzò quella sinergia tra popolazione, militari,Regione, Enti locali e Governo nazionale che ha fatto parlare di un "modello Friuli". Ed è stata questa sinergia che ha consentito di completare la ricostruzione e di restituire alla Regione Friuli Venezia Giulia un ruolo di primo piano nel tessuto economico e civile dell'Italia e dell'Europa.
Questa è la storia che verrà raccontata nel film che tra poco vedremo.
Da questa drammatica vicenda emerge, a mio avviso, un duplice messaggio. Che il popolo italiano, di fronte alle prove più dure, sa esprimere generosità e spirito di sacrificio. Ma questo slancio si valorizza appieno e dà risultati solo quando dalle istituzioni viene la stessa unità d'intenti e lo stesso impegno. Quanto accadde in Friuli quaranta anni fa è dunque qualcosa che ha un valore generale per tutto il nostro Paese. E anche per questo dobbiamo tenerne vivo il ricordo.
Partecipazione alla prima visione del film 'Resurî - Friuli 1976: a 40 anni dal Terremoto'
Buon giorno a tutte e a tutti, Saluto la Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, il Senatore Diego Carpenedo, che al tempo del terremoto fu consulente della Regione e il Dottor Giuseppe Zamberletti che fu Commissario straordinario per il coordinamento dei soccorsi. Saluto i parlamentari, le autorità civili, militari e religiose presenti e tutti voi che avete deciso di partecipare a questo momento di ricordo e di riflessione.
L'Italia intera rimase sconvolta, quella sera del 6 Maggio del 1976, quando si apprese la notizia che un terremoto di alta intensità stava portando morte e distruzione nel territorio del Friuli Venezia Giulia. Il sisma interessò circa 120 Comuni per una popolazione complessiva di mezzo milione di persone, 200mila delle quali rimasero senza casa. Quasi mille i morti e tremila i feriti. Interi comuni rasi al suolo. La maggioranza degli italiani imparò il nome di quei comuni, primo fra tutti Gemona, il giorno in cui diventavano un cumulo di macerie.
Ai familiari delle vittime va il pensiero commosso mio personale e dell'intera Camera dei deputati. Ma il nostro pensiero va anche a quanti si adoperarono immediatamente e senza risparmio per estrarre da sotto le macerie i corpi di chi era stato sepolto dai crolli, per mettere in sicurezza le fabbriche, a garanzia di lavoro e produttività del territorio, per avviare una difficile ricostruzione.
Gli italiani che avevano guardato con tristezza e sgomento in televisione le città in rovina, nei giorni successivi alla tragedia cominciarono adammirare la serietà e l'abnegazione della popolazione friulana che mentre piangeva le persone scomparse e i beni perduti, si rimboccava le maniche e si dedicava strenuamente a restituire un futuro a quel territorio martoriato.
Si realizzò quella sinergia tra popolazione, militari,Regione, Enti locali e Governo nazionale che ha fatto parlare di un "modello Friuli". Ed è stata questa sinergia che ha consentito di completare la ricostruzione e di restituire alla Regione Friuli Venezia Giulia un ruolo di primo piano nel tessuto economico e civile dell'Italia e dell'Europa.
Questa è la storia che verrà raccontata nel film che tra poco vedremo.
Da questa drammatica vicenda emerge, a mio avviso, un duplice messaggio. Che il popolo italiano, di fronte alle prove più dure, sa esprimere generosità e spirito di sacrificio. Ma questo slancio si valorizza appieno e dà risultati solo quando dalle istituzioni viene la stessa unità d'intenti e lo stesso impegno. Quanto accadde in Friuli quaranta anni fa è dunque qualcosa che ha un valore generale per tutto il nostro Paese. E anche per questo dobbiamo tenerne vivo il ricordo.
Vi ringrazio.