06/05/2016
Montecitorio, Sala della Regina

Saluto introduttivo all'incontro 'Lezioni di Resistenza dalla liberazione alla democrazia: il valore della cittadinanza attiva'

Buon giorno a tutte e a tutti. Saluto La Ministra Stefania Giannini, il Presidente dell'Anpi Carlo Smuraglia e il giornalista Giorgio Zanchini che modererà questo incontro. A tutti voi, ragazze e ragazzi, un caloroso benvenuto a Palazzo Montecitorio. Un grazie particolare alle insegnanti e agli insegnanti, che sono per noi un riferimento costante: baluardo di cultura e, in certi territori, anche di legalità. A loro tutta la nostra gratitudine.

Questo incontro giunge a conclusione di un lavoro di studio e di approfondimento che voi avete fatto sui temi della Resistenza e della rinascita della democrazia italiana, grazie alla collaborazione tra il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e l'Associazione Nazionale dei Partigiani d'Italia.

Avete potuto confrontarvi con storici, esperti e testimoni degli avvenimenti che hanno segnato il passaggio dal fascismo all'Italia democratica e repubblicana.

Parlare con i testimoni è molto importante perché in questo modo, raccontata dalle persone, la storia arriva più direttamente. Che cosa sia la storia ce lo spiega bene un grande intellettuale italiano, Antonio Gramsci. Dal carcere dove era stato mandato dal regime scrisse una bellissima lettera al suo primogenito Delio invitandolo a studiare la storia che considerava importante perché la storia riguarda la vita delle persone, la loro aggregazione, la loro lotta. La storia è migliorare se stessi attraverso il pensiero e l'azione. E questo, scriveva Gramsci al figlio, "non può non piacerti più di ogni altra cosa".

Credo abbiate saputo che due settimane fa la Camera ha approvato una proposta di legge per il riconoscimento come monumento nazionale della casa di Gramsci a Ghilarza in Sardegna. Non so se vi sia mai capitato di visitarla. Ve lo consiglio: si capisce molto di questo grande intellettuale visitando la sua casa, estremamente modesta. Però è un luogo bello, dove si impara che il pensiero può nascere nei luoghi più ruvidi, più difficili. E forse per questo, perché si vive in certi luoghi, ci si abitua prima a pensare.

Lo scorso 25 Aprile sono stata a Genova. Genova, come sapete, nella Resistenza non è stata una città come le altre: medaglia d'oro al valor militare per la lotta di Liberazione, l'unica città europea in cui i nazisti si arresero ai partigiani e non agli eserciti alleati. E' stata una bellissima manifestazione, con migliaia di persone. Ma con un limite: le tante persone che hanno partecipato erano quasi tutte adulte. Questo mi è molto dispiaciuto: bella manifestazione, ma c'era bisogno di vedere più giovani.

Io mi rendo conto, care ragazze e cari ragazzi, che si tratta di eventi lontani. Settantuno anni fa. Ma quei valori sono attuali: noi li viviamo ogni giorno, ogni giorno viviamo il frutto di quella Resistenza, di quella Liberazione. Se non ci fossero state, noi oggi vivremmo in un modo totalmente diverso. Non è vero, quindi, che è una cosa così lontana, così poco attuale.

Il 25 Aprile è una giornata di festa, di ricordo, ma anche di impegno per il presente e per il futuro. Perché non faremmo fino in fondo il nostro dovere di cittadini, non saremmo buoni genitori, se non riuscissimo a trasferire a voi ragazzi i valori della Costituzione che nasce dalla Resistenza. In questa Sala della Regina c'è un originale della Costituzione: dopo andatela a vedere.

Per questo apprezzo tanto le iniziative che il Miur e l'Anpi hanno organizzato nelle scuole: perché attraverso di esse si riesce a dare corpo alla Carta che è alla base del nostro vivere democratico, e si spiega perché oggi noi siamo nelle condizioni di essere una democrazia. Non è piovuta dal cielo, non è stata gratis. E' un bene che noi dobbiamo salvaguardare sempre.

Perché, vedete, a voi tutto questo sembra scontato. Però non è così. Nel nostro Paese abbiamo vissuto, quando io avevo la vostra età, anni molto pericolosi. La mia generazione è cresciuta con il terrorismo. Ogni mattina andavamo a scuola, e sentendo la radio avevamo il terrore che qualcun altro fosse stato gambizzato, ammazzato. C'è stato un momento in cui non abbiamo più avuto fiducia nella capacità dello Stato di farcela. C'è stato chi, negli ultimi decenni, ha tentato il colpo di Stato nel nostro Paese. C'era già la democrazia, ma era fragile. La democrazia è fragile quando le persone non partecipano, non sono parte attiva, si disinteressano. Non lo date per scontato, perché in questi settant'anni abbiamo avuto pagine pericolosissime.

Si dice che i cittadini si distaccano quando non hanno più fiducia e dunque non partecipano. Sì, la fiducia dei cittadini a volte è giustamente calata, è stata corrosa dagli effetti della crisi economica, e sicuramente anche dagli scandali, da qualche politico che non ha meritato la fiducia, da qualche esponente politico disonesto.

Non uso le parola a caso: ho detto "qualche" esponente politico disonesto. Vi prego di non generalizzare mai, perché la generalizzazione è la tomba della verità. Vi parla una persona che non viene da una carriera politica, e dunque non è qui a fare la difesa d'ufficio dei politici. Per 25 anni ho fatto un altro mestiere: ho lavorato nelle agenzie delle Nazioni Unite, in tante crisi umanitarie, mi sono occupata di rifugiati. Poi mi hanno chiesto di fare la mia parte, e mi sono presentata alle elezioni politiche: perché bisogna partecipare, perché è troppo facile dire "va tutto male" e poi, quando ti si chiede di fare la tua parte, rispondere "no, grazie, è scomodo, meglio stare a guardare". Stando qui da tre anni ho conosciuto i deputati, e ho visto che la maggior parte di loro è gente che ci crede, ha passione, dedica il proprio tempo alla cosa pubblica.

Poi c'è chi non lo fa, chi compie reati. Fa notizia il politico corrotto, ma la corruzione è un virus che è entrato in tutta la nostra società, purtroppo: nelle amministrazioni pubbliche come nel privato. Dobbiamo prenderla seriamente in considerazione. Ma il politico corrotto è colpevole due volte: per quello che fa, e perché delude le aspettative e la fiducia dei cittadini. Anche perché la Costituzione, all'articolo 54, ci dice che che "I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore". Chi tradisce l'articolo 54 ha enormi responsabilità.

E i partiti devono fare pulizia al loro interno prima che arrivi la magistratura, perché quando arriva la magistratura ormai il danno è fatto. Dobbiamo combatterla, la corruzione, sradicarla. E' anche questo un modo per tenere vivi i valori della Resistenza e difenderne le conquiste.

So bene che ci sono tante cose che non vanno nel nostro sistema istituzionale. Il Parlamento, i partiti, i sindacati devono rinnovarsi e diventare più trasparenti. Queste istituzioni, questi corpi intermedi, devono sì rinnovarsi, ma non essere demoliti, perché non esiste democrazia al mondo senza Parlamento, senza partiti, senza sindacati. Ho lavorato in tanti luoghi del pianeta in cui non c'è democrazia, non c'è pluralismo, non c'è dissenso, non ci sono partiti. Con tutti i loro limiti, queste istituzioni, questi corpi intermedi, vanno sì migliorati, ma devono essere salvaguardati, perché sono espressioni di democrazia. Non si può sempre, costantemente, giocare alla delegittimazione delle istituzioni democratiche. In questo Parlamento c'è stato un tempo in cui i deputati non erano rappresentanti del popolo. Il fascismo sciolse i partiti. Questa è l'alternativa, teniamola sempre a mente.

Le lezioni alle quali avete partecipato si sono concentrate non solo sugli eventi della lotta antifascista ma anche sui primi passi del processo democratico.

E di questi primi passi celebriamo quest'anno un triplice anniversario. Settant'anni della Repubblica. Settant'anni della Costituente, cioè dell'elezione dei deputati e deputate che scrissero la Costituzione. Settant'anni del voto alle donne: fino ad allora la metà della popolazione del nostro Paese non aveva gli stessi diritti dell'altra metà, e neanche il diritto al voto. Il fascismo voleva che la donna fosse madre e moglie: nessun'altra collocazione era concessa alla donna. Non soggetto politico, non soggetto sociale. Se siamo arrivati al voto alle donne è perché molte donne si sono battute. Mi auguro che in questo vostro anno scolastico ci sia la facoltà di conoscerle, queste belle figure femminili che ci hanno dato la possibilità di essere oggi donne delle istituzioni.

In questa Camera, purtroppo, ci sono finora solo busti di uomini, quadri di uomini. Ma le donne hanno fatto parte del processo democratico di questo Paese, sono entrate nelle istituzioni. Per questo istituirò, di qui a poco, la "sala delle donne". Perché voglio che ragazze e ragazzi sappiano quali sono state le prime 21 deputate alla Costituente. Vorrei che sapessero chi fu la prima donna Ministra, la prima Presidente della Camera, la prima Presidente di Regione. E vorrei che capissero che non abbiamo ancora mai avuto una donna Presidente del Senato, Presidente del Consiglio, Presidente della Repubblica. Solo questa istituzione ha avuto al vertice una donna. Deve essere chiaro che il nostro percorso è ancora lungo, ma noi andremo avanti con determinazione, perché lo riteniamo giusto, doveroso. Il senso della democrazia sarebbe incompiuto, se non arrivassimo a questo. E' la prima legislatura in cui in Parlamento c'è il trenta per cento di deputate. Sembra poco: perché il trenta? Dovrebbe essere il cinquanta. Eppure è già un grande traguardo: mai prima si era raggiunta questa percentuale.

Vorrei concludere rinnovando il mio appello alla cittadinanza attiva.

La prima cosa da fare per essere cittadini è quella di andare a votare quando ci sono le elezioni. Fu anche per consentirci di votare che tanti ragazzi e tante ragazze come voi lasciarono la famiglia, il lavoro, gli studi, gli amici e andarono a combattere i nazifascisti. Noi non possiamo non esercitare quel diritto-dovere, in nome del quale molti hanno dato la vita.

Ma votare non basta, è troppo poco.

E allora, care ragazze e cari ragazzi, vi do un consiglio, vi faccio una proposta: se ognuno di voi ogni giorno dedicasse un'ora del proprio tempo agli altri, alle persone anziane, all'ambiente, a fare militanza politica, al volontariato, a insegnare l'italiano agli stranieri, il nostro Paese sarebbe più giusto, sarebbe migliore, e noi tutti metteremmo in atto la nostra Costituzione. Vi invito a riflettere su questa forma di partecipazione, su questa forma di Resistenza. Credo che oggi essere resistenti voglia dire dedicarsi agli altri, dedicarsi al bene comune. E mi auguro che voi, dopo questa esperienza, riuscirete a farlo in modo pieno.

Vi ringrazio.