02/06/2016
Aula di Palazzo Montecitorio

Partecipazione alla Cerimonia conclusiva del progetto 'Dalle aule parlamentari alle aule di scuola. Lezioni di Costituzione'

Buon pomeriggio a tutte e a tutti. Dichiaro aperti i lavori della cerimonia conclusiva del progetto «Dalle aule parlamentari alle aule di scuola. Lezioni di Costituzione». Desidero ringraziare, a nome di tutte le Autorità presenti, i ragazzi e le ragazze dell'Istituto Comprensivo "VIRGILIO" di Roma che hanno eseguito l'Inno nazionale. Saluto il Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, presente qui con noi oggi, e ricordo che lo scorso anno questa manifestazione ha avuto luogo proprio nell'Aula di palazzo Madama.

Saluto il Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Bobba, che oggi è presente con noi per rappresentare in via istituzionale i tanti giovani del Servizio Civile Nazionale che hanno scelto di trascorrere questo giorno di festa nell'Aula di Palazzo Montecitorio.

Saluto le ragazze e i ragazzi del Movimento Scout che, allo stesso modo, hanno raccolto il nostro invito a passare il 2 giugno qui alla Camera dei deputati.

E chiaramente saluto con sincero affetto le studentesse, gli studenti e tutti gli insegnanti presenti oggi, che hanno lavorato al progetto sulla Costituzione.

Con l'iniziativa di oggi vogliamo dire anche in modo simbolico - ma i simboli contano, parlano - che nei luoghi delle istituzioni repubblicane nate dalla Resistenza e dalla lotta di Liberazione i cittadini, ed in particolare i giovani, devono sentirsi a casa loro.

Ho voluto introdurre questo appuntamento del 2 giugno qui a Montecitorio - un appuntamento che spero diventi fisso - con coloro che dedicano le proprie energie e il proprio tempo al bene comune per affermare un principio. Per dire che la Repubblica siete anche voi. Ecco perché siete seduti oggi su questi banchi: per la coerenza che c'è tra il vostro impegno e i principi ispiratori della nostra democrazia.

E oggi noi istituzioni dobbiamo coinvolgere i cittadini con molta più determinazione di quella che era necessaria 70 anni fa, quando la nostra Repubblica nacque. Allora si usciva da 20 anni di dittatura fascista. Anni in cui in questa Camera non sedevano persone elette democraticamente. C'era quindi molto fervore, molto entusiasmo, perché si trattava del compito esaltante di costruire la democrazia.

Oggi invece è cresciuto e si è diffuso un sentimento di scetticismo, un senso di distanza tra la gente comune e chi fa politica. E questo anche a causa di politici che hanno deluso le aspettative dei cittadini, anteponendo i propri interessi a quelli della collettività. Questo distacco lo vediamo da tanti segnali, soprattutto dal preoccupante calo, in atto da anni, della partecipazione al voto.

Noi oggi invece siamo qui per affermare che le ragioni per festeggiare, per celebrare questo anniversario, sono più grandi e più importanti dei motivi pur comprensibili di disillusione: come hanno potuto cogliere - ne sono certa - coloro che tra voi hanno partecipato al progetto "Lezioni di Costituzione", giunto alla sua nona edizione.

Lo so che 70 anni sono molti e qualche ragazzo - anche tra chi ci sta seguendo da casa - può pensare: "ma cosa ce ne importa di fatti tanto lontani nel tempo? cosa c'entrano con la mia vita di oggi?"

Mi sento di rispondere che c'entrano eccome, c'entrano parecchio. Innanzitutto perché ci aiutano a capire che la democrazia non è una cosa scontata, anche se per tutti noi oggi, qui in Italia, è naturale come l'aria che respiriamo. E' invece non è così: è una conquista preziosa, e come tale va trattata con cura. Non è piovuta dal cielo: ce l'hanno consegnata i nostri nonni, i vostri bisnonni, che per farci vivere liberi decisero che valeva la pena combattere il fascismo, e persino di morire, se necessario. E scelsero per noi, con il referendum di 70 anni fa, la Repubblica, cioè la forma di Stato più idonea ad esprimere l'uguaglianza fra tutti i cittadini.

Una scelta nella quale, per la prima volta, contammo anche noi donne, perché nel '46 finalmente votammo. Mi rivolgo in particolare a voi ragazze: oggi avete un motivo in più per festeggiare, dovete essere veramente contente. Per quanto possa sembrarvi strano, inconcepibile, c'è stato un tempo non lontanissimo in cui le donne non potevano entrare ai seggi, erano considerate di fatto esseri inferiori, incapaci di esprimere un punto di vista autonomo sulle vicende politiche. E' stata la democrazia a darci questo diritto fondamentale, ed è un motivo in più per guardare con rispetto, ma anche con gratitudine, a quanto accadde.

E poi quei fatti di 70 anni fa c'entrano perché i valori affermati allora, quelli che sono stati posti alla base della nostra Costituzione, non sono affatto superati. Sono di grande attualità! Libertà, giustizia, solidarietà, non sono parole impolverate dal tempo. Sono principi bellissimi, da mettere in atto ogni giorno per vivere tutti meglio.

Quello che voglio dire, cari ragazzi e care ragazze, è che la vostra critica serve, serve la vostra capacità di indignarvi per quello che non va, ma più ancora serve il vostro coinvolgimento. Non delegate a nessuno il vostro futuro, ma costruitelo con le vostre mani. Se la politica così com'è non vi piace - a volte non piace neanche a noi - cambiatela. Ma occupatavene. Altrimenti qualcun altro lo farà al posto vostro, e magari senza quella spinta ideale tanto necessaria alla nostra società.

Del resto, so di parlare a ragazzi e ragazze che, con la scelta del servizio civile o con l'azione nel Movimento Scout, già hanno testimoniato di voler mettere parte del loro tempo a disposizione della collettività. Ve ne ringrazio - potevate anche non farla, questa scelta - perché siete un antidoto prezioso alle manifestazioni di individualismo, di indifferenza agli altri, di cinismo: questi sono virus che, se non contrastati con comportamenti concreti come i vostri, finiscono col corrodere una società. Magari non fate notizia, perché le buone notizie quasi mai guadagnano le prime pagine, ma fate di più: fate da collante necessario a tenere insieme una comunità, soprattutto nel servizio reso a chi vive ai margini, a chi non ha voce.

Ho pensato a voi pochi giorni fa in quest'Aula, quando abbiamo approvato il nuovo "servizio civile universale", finalizzato - dice il testo - "alla difesa non armata della patria e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica". La norma, tra l'altro, riconosce che il servizio civile può essere svolto anche dai giovani "stranieri regolarmente soggiornanti", e sarà un contributo in più all'integrazione.

Parlo a voi giovani, in una situazione di festa, ma oggi non posso fare a meno di pensare anche ad un'altra ragazza, che non c'è più e della quale le cronache si sono dovute occupare in questa settimana. Come voi penso a Sara. Da giorni tutti noi conviviamo con lo sgomento che il racconto di quell'orrore non può non lasciarci dentro. Ve ne parlo perché questa nostra giornata insieme celebra anche i valori di responsabilità, di convivenza, di solidarietà, di giustizia, ai quali la scuola italiana sa formare i suoi studenti. E ringrazio per questo servizio gli insegnanti e le insegnanti, che veramente sono la "spina dorsale" della nostra democrazia. Vorrei allora che a questi valori sapessimo aggiungere anche il rispetto di genere, l'educazione sentimentale: sarebbe importante che, fin dai banchi di scuola, bambini e bambine sapessero imparare a crescere nel rispetto reciproco. Perché ogni ragazza sia libera di fare le sue scelte senza rischiare la vita. Perché non ci siano più genitori costretti a provare il dolore immenso che oggi provano i genitori di Sara.

Vi ringrazio.