Intervento della Presidente alla I Sessione della Conferenza straordinaria informale dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione Europea ‘Sfide attuali: minacce all'unità europea, avvicinare l'UE ai propri cittadini’
Presidente Danko, innanzitutto vorrei ringraziarla per aver organizzato quest'incontro. Ci troviamo, infatti, in un periodo di straordinaria criticità. Trovo importante avere un confronto leale, franco. Sono tra i temi più scottanti, importanti, per il nostro presente e il nostro futuro.
La crisi europea
Da qualche tempo ci sono molti politici in Europa che utilizzano l'Europa come capro espiatorio, addebitandole le responsabilità maggiori dei problemi che affliggono i nostri cittadini, tra cui la mancanza di lavoro, la paura che i nostri figli vivranno peggio dei loro genitori, l'insicurezza. Secondo questa lettura uscire dall'Europa sarebbe non solo una grande liberazione, ma anche la soluzione di tutti i problemi.
Ritengo che questa lettura sia facile da vendere e che magari faccia anche presa sulle persone, ma che sia completamente illusoria. Non sarà infatti chiudendoci all'interno delle frontiere nazionali e pensando di essere autosufficienti, di fare tutto da soli, che riusciremo a vincere le sfide che sono per loro natura sovranazionali: i flussi migratori, il cambiamento climatico,le minacce alla nostra sicurezza. La soluzione di tutti questi problemi non sta nelle mani di nessun singolo Paese.
E' indubbio però che, di fronte a queste sfide, l'Europa spesso ha dato risposte inadeguate. E allora cosa fare? Non è smantellando l'Europa, indebolendo l'Europa, che queste sfide si vincono. Ma lo faremo cambiando radicalmente l'Europa.
Vuol dire cambiare le politiche economiche, che devono essere sempre più indirizzate alla crescita ed alla creazione di nuovi posti di lavoro. Ma anche cambiare l'architettura istituzionale europea, basata sul metodo intergovernativo, che sta dimostrando tutti i suoi limiti.
I problemi che noi abbiamo - dobbiamo onestamente ammetterlo - sono il risultato non di troppa Europa, ma del fatto che il progetto europeo non è stato sviluppato fino in fondo. E questa interruzione ha causato l'impossibilita di risolvere i problemi che tutti noi abbiamo di fronte.
Si è parlato di armonia. Già, l'Europa è come un'orchestra: ognuno deve suonare uno strumento, ma deve suonare la stessa melodia. Oggi sembra quasi che ogni Paese suoni il suo spartito. E la musica che ne esce non è bella, è stonata, non piace più ai cittadini europei. Noi dobbiamo ritrovare quell'armonia che è stata perduta negli ultimi anni.
Come uscirne?
Colleghi, dobbiamo fare tutto quello che è nelle nostre facoltà per salvare il progetto europeo. Dobbiamo agire. Se aspettiamo a prendere iniziative coraggiose, facciamo il gioco di chi vuole disgregare l'Europa. E i cittadini devono essere parte integrante di questo processo di cambiamento.
Per questo io e altri 14 colleghi, Presidenti di assemblea, abbiamo voluto prendere un'iniziativa parlamentare concreta, di firmare una Dichiarazione - la cosiddetta 'Dichiarazione di Roma', menzionata prima dal collega ceco - per dire che noi crediamo nel processo di integrazione europea, nei valori europei. E lo vogliamo fare coinvolgendo i cittadini.
Per questo in Italia abbiamo lanciato una consultazione pubblica online. Abbiamo chiesto: cosa non vi piace dell'Europa? Come la vorreste la nuova Europa? Migliaia di persone hanno risposto alle sette domande messe sul sito della Camera. E ciò a cui i cittadini non vogliono rinunciare sono due grandi conquiste: la pace e la libera circolazione all'interno dell'Unione. Certo, i cittadini ci chiedono anche un'Europa più attenta alle questioni sociali. Devono capire il valore aggiunto dell'essere europei nella loro vita quotidiana, nella qualità della loro vita. Oggi non lo trovano! Ed è per questo che noi dobbiamo lavorare per un'Europa migliore, non per meno Europa.
Il marzo 2017 sarà un momento importante, perché celebreremo il 60° anniversario dei Trattati di Roma. Sarà l'occasione per fare un bilancio e chiederci che cosa ci tiene ancora assieme. Perché stiamo insieme? Io ritengo che abbiamo fatto questo lungo percorso insieme non solo per i vantaggi economici, che pure sono importanti, ma che lo abbiamo fatto soprattutto perché condividiamo dei valori, a partire dal rispetto dei diritti fondamentali e dalla solidarietà, che è anche un dovere giuridico e non solo morale. Dobbiamo fare tutto il possibile per non perdere questo patrimonio, perché altrimenti perderemo la nostra identità, rischieremo di non contare più nulla, e temo che metteremo anche a repentaglio il nostro futuro di comunità. La mia esortazione accorata è di fare tutto quello che è nelle nostre facoltà per non perderci, e per non perdere tutto quello che abbiamo ottenuto finora: che è tantissimo, anche se oggi è necessario migliorare l'attuale assetto.
Intervento della Presidente alla I Sessione della Conferenza straordinaria informale dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione Europea ‘Sfide attuali: minacce all'unità europea, avvicinare l'UE ai propri cittadini’
Presidente Danko, innanzitutto vorrei ringraziarla per aver organizzato quest'incontro. Ci troviamo, infatti, in un periodo di straordinaria criticità. Trovo importante avere un confronto leale, franco. Sono tra i temi più scottanti, importanti, per il nostro presente e il nostro futuro.
La crisi europea
Da qualche tempo ci sono molti politici in Europa che utilizzano l'Europa come capro espiatorio, addebitandole le responsabilità maggiori dei problemi che affliggono i nostri cittadini, tra cui la mancanza di lavoro, la paura che i nostri figli vivranno peggio dei loro genitori, l'insicurezza. Secondo questa lettura uscire dall'Europa sarebbe non solo una grande liberazione, ma anche la soluzione di tutti i problemi.
Ritengo che questa lettura sia facile da vendere e che magari faccia anche presa sulle persone, ma che sia completamente illusoria. Non sarà infatti chiudendoci all'interno delle frontiere nazionali e pensando di essere autosufficienti, di fare tutto da soli, che riusciremo a vincere le sfide che sono per loro natura sovranazionali: i flussi migratori, il cambiamento climatico,le minacce alla nostra sicurezza. La soluzione di tutti questi problemi non sta nelle mani di nessun singolo Paese.
E' indubbio però che, di fronte a queste sfide, l'Europa spesso ha dato risposte inadeguate. E allora cosa fare? Non è smantellando l'Europa, indebolendo l'Europa, che queste sfide si vincono. Ma lo faremo cambiando radicalmente l'Europa.
Vuol dire cambiare le politiche economiche, che devono essere sempre più indirizzate alla crescita ed alla creazione di nuovi posti di lavoro. Ma anche cambiare l'architettura istituzionale europea, basata sul metodo intergovernativo, che sta dimostrando tutti i suoi limiti.
I problemi che noi abbiamo - dobbiamo onestamente ammetterlo - sono il risultato non di troppa Europa, ma del fatto che il progetto europeo non è stato sviluppato fino in fondo. E questa interruzione ha causato l'impossibilita di risolvere i problemi che tutti noi abbiamo di fronte.
Si è parlato di armonia. Già, l'Europa è come un'orchestra: ognuno deve suonare uno strumento, ma deve suonare la stessa melodia. Oggi sembra quasi che ogni Paese suoni il suo spartito. E la musica che ne esce non è bella, è stonata, non piace più ai cittadini europei. Noi dobbiamo ritrovare quell'armonia che è stata perduta negli ultimi anni.
Come uscirne?
Colleghi, dobbiamo fare tutto quello che è nelle nostre facoltà per salvare il progetto europeo. Dobbiamo agire. Se aspettiamo a prendere iniziative coraggiose, facciamo il gioco di chi vuole disgregare l'Europa. E i cittadini devono essere parte integrante di questo processo di cambiamento.
Per questo io e altri 14 colleghi, Presidenti di assemblea, abbiamo voluto prendere un'iniziativa parlamentare concreta, di firmare una Dichiarazione - la cosiddetta 'Dichiarazione di Roma', menzionata prima dal collega ceco - per dire che noi crediamo nel processo di integrazione europea, nei valori europei. E lo vogliamo fare coinvolgendo i cittadini.
Per questo in Italia abbiamo lanciato una consultazione pubblica online. Abbiamo chiesto: cosa non vi piace dell'Europa? Come la vorreste la nuova Europa? Migliaia di persone hanno risposto alle sette domande messe sul sito della Camera. E ciò a cui i cittadini non vogliono rinunciare sono due grandi conquiste: la pace e la libera circolazione all'interno dell'Unione. Certo, i cittadini ci chiedono anche un'Europa più attenta alle questioni sociali. Devono capire il valore aggiunto dell'essere europei nella loro vita quotidiana, nella qualità della loro vita. Oggi non lo trovano! Ed è per questo che noi dobbiamo lavorare per un'Europa migliore, non per meno Europa.
Il marzo 2017 sarà un momento importante, perché celebreremo il 60° anniversario dei Trattati di Roma. Sarà l'occasione per fare un bilancio e chiederci che cosa ci tiene ancora assieme. Perché stiamo insieme? Io ritengo che abbiamo fatto questo lungo percorso insieme non solo per i vantaggi economici, che pure sono importanti, ma che lo abbiamo fatto soprattutto perché condividiamo dei valori, a partire dal rispetto dei diritti fondamentali e dalla solidarietà, che è anche un dovere giuridico e non solo morale. Dobbiamo fare tutto il possibile per non perdere questo patrimonio, perché altrimenti perderemo la nostra identità, rischieremo di non contare più nulla, e temo che metteremo anche a repentaglio il nostro futuro di comunità. La mia esortazione accorata è di fare tutto quello che è nelle nostre facoltà per non perderci, e per non perdere tutto quello che abbiamo ottenuto finora: che è tantissimo, anche se oggi è necessario migliorare l'attuale assetto.
Vi ringrazio.