Intervento della Presidente in occasione della manifestazione 'La Calabria contro la violenza sulle donne' promossa dalla Regione Calabria
Buon giorno a tutte e a tutti.
Saluto innanzitutto voi ragazzi e gli insegnanti che oggi sono qui insieme a noi, perché è soprattutto la vostra presenza a dare un senso a questa manifestazione.
Ringrazio il Presidente della Regione Mario Oliverio, che mi ha chiesto di essere a questa iniziativa. Ho apprezzato molto che abbia voluto organizzare una manifestazione come questa. Ringrazio il sindaco Giuseppe Falcomatà perché siamo suoi ospiti oggi in questa bella città, il Prefetto Michele Di Bari, e un grazie sentito a tutti i magistrati della Procura di Reggio - so che è con noi il Procuratore Cafiero De Raho. Grazie per essere qui a voi magistrati, che vi spendete nel fare questa battaglia di legalità in un territorio non facile.
Un saluto alla Ministra Maria Elena Boschi, alla Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, ai tanti sindaci e alle sindache che vedo numerosi. Grazie, siete tantissimi e siamo veramente felici di fare insieme un'iniziativa che ci voleva.
Perché sono qui oggi? Sono qui perché la violenza sulle donne non è un fatto privato, non è una cosa che accade in famiglia e che in famiglia deve rimanere. Non è così, la violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani! E come tale deve essere gestita.
Per questo è importante che qui ci siano le istituzioni: perché non si tratta di panni sporchi da lavare in famiglia, di situazioni da gestire in silenzio, in solitudine e nella vergogna.
Ma chi si deve vergognare? La ragazza che subisce la violenza o quel vigliacco dello stupratore? Chi si deve vergognare? Lo dobbiamo dire chiaro e forte chi si deve vergognare!
E allora è per questo che sono qui. Perché è dovere delle istituzioni essere qui. Perché la violenza su una ragazza fa male a tutti, fa male al nostro Paese. Perché per ogni donna che subisce violenza ognuna di noi subisce la stessa violenza! Il Paese è ferito dalla violenza!
E allora è importante manifestare, e se a manifestare insieme a noi donne ci sono tanti uomini come oggi - comuni cittadini, uomini delle istituzioni, uomini dei corpi intermedi, uomini dei sindacati, come vedo - ancora meglio. Perché dobbiamo fare chiarezza: la violenza sulle donne colpisce le donne, ma è un problema degli uomini. E da qui lo voglio dire a voi ragazzi, da questo palco: isolate i violenti! Fateli sentire indegni di essere uomini: i violenti non sono uomini! Questo dovete fare voi ragazzi, voi uomini. Mettete all'angolo i violenti, non confondetevi con loro! Noi donne abbiamo bisogno di voi. Abbiamo bisogno di voi uomini per fare questa battaglia.
E ai violenti voglio mandare un messaggio chiaro e forte: rassegnatevi! Rassegnatevi perché noi donne non rinunceremo mai, e con noi le nostre ragazze, alla nostra libertà e ai nostri diritti! Smettetela! Non ci riuscirete! Rassegnatevi!
E adesso voglio parlare con voi, ragazze e ragazzi. Seguitemi ancora di più su questo punto: potete immaginare, riuscite a immaginare, che cosa voglia dire subire una violenza? Il motivo per cui io sono qui è sì perché la violenza sulle donne è una violazione dei diritti. Ma non giriamoci intorno, io sono qui perché c'è un'altra ragione. Perché a Mèlito è accaduta un'orrenda violenza, protratta per due anni ai danni di una bambina - perché a 13 anni si è bambini - da parte del branco.
Riuscite a immaginare che voglia dire essere vittima del branco per due anni e non sapere come uscire fuori da questo incubo? Mettetevi, per favore, per un solo minuto, nei panni di quella bambina. Pensate a lei. Il branco di cui era vittima è particolarmente odioso perché si sentiva invincibile, intoccabile, perché c'era uno scudo, quello del figlio del boss. Se c'è il figlio del boss si può fare tutto.
Sono le indagini a dirci che nel branco ci sarebbe stato il figlio del boss, e questo rende ancora più odiosa questa terribile violenza. Rende chiaro perché sia stato così difficile, per la bambina, arrivare a denunciare. Ognuno di noi avrebbe avuto paura!
Quindi un altro motivo per cui io sono qui oggi si chiama 'ndrangheta. Anche per questo era doveroso essere qui, cittadini e istituzioni, insieme, a stringere in un abbraccio ideale la bambina di Mèlito che oggi è diventata una ragazza. Noi ci stiamo stringendo a lei e se ci sta seguendo voglio dirle una cosa: non avere paura! Non più! Noi ci siamo, siamo qui per te! Ed è per te che noi vogliamo dire tre no forti e chiari: no alla violenza sulle donne, no alla 'ndrangheta e no all'indifferenza! E' per te!
Vi ringrazio di unirvi a questo messaggio e vi ringrazio di continuare questa azione. Io la seguirò e sono a disposizione per accompagnare questo territorio. Ringrazio il sindaco di Mèlito per essere qui e per tutto quello che continuerà a fare per il suo territorio.
Intervento della Presidente in occasione della manifestazione 'La Calabria contro la violenza sulle donne' promossa dalla Regione Calabria
Buon giorno a tutte e a tutti.
Saluto innanzitutto voi ragazzi e gli insegnanti che oggi sono qui insieme a noi, perché è soprattutto la vostra presenza a dare un senso a questa manifestazione.
Ringrazio il Presidente della Regione Mario Oliverio, che mi ha chiesto di essere a questa iniziativa. Ho apprezzato molto che abbia voluto organizzare una manifestazione come questa. Ringrazio il sindaco Giuseppe Falcomatà perché siamo suoi ospiti oggi in questa bella città, il Prefetto Michele Di Bari, e un grazie sentito a tutti i magistrati della Procura di Reggio - so che è con noi il Procuratore Cafiero De Raho. Grazie per essere qui a voi magistrati, che vi spendete nel fare questa battaglia di legalità in un territorio non facile.
Un saluto alla Ministra Maria Elena Boschi, alla Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, ai tanti sindaci e alle sindache che vedo numerosi. Grazie, siete tantissimi e siamo veramente felici di fare insieme un'iniziativa che ci voleva.
Perché sono qui oggi? Sono qui perché la violenza sulle donne non è un fatto privato, non è una cosa che accade in famiglia e che in famiglia deve rimanere. Non è così, la violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani! E come tale deve essere gestita.
Per questo è importante che qui ci siano le istituzioni: perché non si tratta di panni sporchi da lavare in famiglia, di situazioni da gestire in silenzio, in solitudine e nella vergogna.
Ma chi si deve vergognare? La ragazza che subisce la violenza o quel vigliacco dello stupratore? Chi si deve vergognare? Lo dobbiamo dire chiaro e forte chi si deve vergognare!
E allora è per questo che sono qui. Perché è dovere delle istituzioni essere qui. Perché la violenza su una ragazza fa male a tutti, fa male al nostro Paese. Perché per ogni donna che subisce violenza ognuna di noi subisce la stessa violenza! Il Paese è ferito dalla violenza!
E allora è importante manifestare, e se a manifestare insieme a noi donne ci sono tanti uomini come oggi - comuni cittadini, uomini delle istituzioni, uomini dei corpi intermedi, uomini dei sindacati, come vedo - ancora meglio. Perché dobbiamo fare chiarezza: la violenza sulle donne colpisce le donne, ma è un problema degli uomini. E da qui lo voglio dire a voi ragazzi, da questo palco: isolate i violenti! Fateli sentire indegni di essere uomini: i violenti non sono uomini! Questo dovete fare voi ragazzi, voi uomini. Mettete all'angolo i violenti, non confondetevi con loro! Noi donne abbiamo bisogno di voi. Abbiamo bisogno di voi uomini per fare questa battaglia.
E ai violenti voglio mandare un messaggio chiaro e forte: rassegnatevi! Rassegnatevi perché noi donne non rinunceremo mai, e con noi le nostre ragazze, alla nostra libertà e ai nostri diritti! Smettetela! Non ci riuscirete! Rassegnatevi!
E adesso voglio parlare con voi, ragazze e ragazzi. Seguitemi ancora di più su questo punto: potete immaginare, riuscite a immaginare, che cosa voglia dire subire una violenza? Il motivo per cui io sono qui è sì perché la violenza sulle donne è una violazione dei diritti. Ma non giriamoci intorno, io sono qui perché c'è un'altra ragione. Perché a Mèlito è accaduta un'orrenda violenza, protratta per due anni ai danni di una bambina - perché a 13 anni si è bambini - da parte del branco.
Riuscite a immaginare che voglia dire essere vittima del branco per due anni e non sapere come uscire fuori da questo incubo? Mettetevi, per favore, per un solo minuto, nei panni di quella bambina. Pensate a lei. Il branco di cui era vittima è particolarmente odioso perché si sentiva invincibile, intoccabile, perché c'era uno scudo, quello del figlio del boss. Se c'è il figlio del boss si può fare tutto.
Sono le indagini a dirci che nel branco ci sarebbe stato il figlio del boss, e questo rende ancora più odiosa questa terribile violenza. Rende chiaro perché sia stato così difficile, per la bambina, arrivare a denunciare. Ognuno di noi avrebbe avuto paura!
Quindi un altro motivo per cui io sono qui oggi si chiama 'ndrangheta. Anche per questo era doveroso essere qui, cittadini e istituzioni, insieme, a stringere in un abbraccio ideale la bambina di Mèlito che oggi è diventata una ragazza. Noi ci stiamo stringendo a lei e se ci sta seguendo voglio dirle una cosa: non avere paura! Non più! Noi ci siamo, siamo qui per te! Ed è per te che noi vogliamo dire tre no forti e chiari: no alla violenza sulle donne, no alla 'ndrangheta e no all'indifferenza! E' per te!
Vi ringrazio di unirvi a questo messaggio e vi ringrazio di continuare questa azione. Io la seguirò e sono a disposizione per accompagnare questo territorio. Ringrazio il sindaco di Mèlito per essere qui e per tutto quello che continuerà a fare per il suo territorio.