16/01/2017
Montecitorio, Sala della Lupa

Intervento della Presidente in occasione dell'incontro '90° dalla nascita di Pio La Torre: il suo impegno per la libertà, il progresso e la pace', alla presenza del Presidente della Repubblica

Buon pomeriggio a tutte e a tutti.

Saluto e ringrazio per la sua presenza il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, saluto il Presidente del Senato Piero Grasso, la Ministra Anna Finocchiaro, la Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi e la giornalista Maria Grazia Mazzola che modererà questo incontro.

Saluto i figli di Pio La Torre, Filippo e Franco, e gli altri familiari presenti, le autorità, i parlamentari e tutte le persone che hanno aderito al nostro invito.

Voglio anche rivolgere un caloroso benvenuto alla Camera dei deputati alle ragazze e ai ragazzi dell'Istituto Comprensivo "Pio La Torre" di Roma, che sono qui con noi.

Pio La Torre nasceva novant'anni fa a Palermo in una famiglia contadina e trentacinque anni fa, il 30 Aprile del 1982, sempre a Palermo, veniva ucciso dalla mafia, insieme al suo compagno e amico Rosario Di Salvo.

Aveva dunque 55 anni quando gli tolsero la vita. Una persona ancora giovane e nel pieno delle sue forze, ma con alle spalle una esperienza lunga, consolidata, di impegno sociale, istituzionale e politico.

Iniziò giovanissimo partecipando alle lotte dei braccianti siciliani per il diritto alla coltivazione delle terre, e per questo subì anche un'ingiusta detenzione. Fu sindacalista della Cgil, militante e dirigente del Partito Comunista Italiano, prima nelle sua Regione e poi a Roma, nella Direzione Nazionale.

Nel 1972 venne eletto per la prima volta alla Camera dei deputati, dove resterà fino alla sua morte: l'unico parlamentare nazionale in carica ucciso dalla mafia.

Fece parte delle Commissioni Bilancio e Agricoltura e della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia.

L'atto parlamentare più noto e certamente più importante di Pio La Torre è la legge che porta il suo nome, insieme a quello dell'allora Ministro dell'Interno Virginio Rognoni, che mi ha chiamato ed è molto dispiaciuto per non poter essere oggi qui con noi.

Quella legge, come sapete bene, ha rappresentato una svolta nella lotta dello Stato alla criminalità organizzata, perché ha introdotto nel codice penale il reato di associazione di tipo mafioso e ha previsto il sequestro e un'altra cosa molto dolorosa per i mafiosi: la confisca dei patrimoni accumulati illecitamente.

Un mese prima di essere ucciso, l'allora Prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa rilasciò un'intervista a Repubblica - che oggi peraltro è menzionata in un altro bell'articolo sullo steso giornale - e Giorgio Bocca gli chiese perché, secondo lui, era stato ucciso Pio La Torre. Dalla Chiesa ci penso su e poi rispose: "per tutta la sua vita", oltre che per la proposta di legge che portava il suo nome.

Ed è a tutta la sua vita che rivolgiamo oggi il nostro ricordo e la nostra riflessione. E lo faranno le Fondazioni culturali che hanno accolto il nostro invito ad organizzare nei prossimi mesi momenti di discussione su singoli aspetti dell'attività di La Torre.

Dico questo perché La Torre viene ricordato giustamente per il suo contributo alla lotta contro la mafia e perché della criminalità organizzata è caduto vittima. Ma non dobbiamo dimenticare che è stato anche dirigente sindacale e un dirigente politico a tutto tondo, un meridionalista, un uomo di pace.

Si, un uomo di pace. Quando nel 1981 rientrò in Sicilia come Segretario Regionale del Pci, impegnò se stesso e il suo partito nel movimento, in gran parte giovanile, contro l'istallazione dei missili nella base di Comiso. Ma anche da giovane, all'inizio degli anni '50, in Sicilia organizzò la raccolta di migliaia di firme per la messa al bando delle armi atomiche.

Nella sua vita, dunque, la lotta contro la mafia si è intrecciata sempre con quella per la dignità del lavoro, per il riscatto del Mezzogiorno, per la democrazia e per la pace.

Ma vorrei dire, pensando anche ad oggi, che è proprio questo il modo più efficace per combattere le organizzazioni criminali e chi le fiancheggia.

Servono le leggi giuste? Certamente. Un forte impegno della magistratura e delle forze dell'ordine? Certo che sì. Ma serve anche dare ai giovani una prospettiva, dare ai giovani lavoro, risanare le periferie, ridurre le fasce di povertà, superare le diseguaglianze sociali e territoriali che fanno male e che ancora dividono il nostro Paese.

In poche parole, non si sconfiggono le mafie senza giustizia sociale. Questo ci ha insegnato la vita di Pio La Torre.

Il primo Maggio del 1982, dando la notizia dell'assassinio di Pio La Torre avvenuto il giorno precedente, l'Ora di Palermo titolava "Caduto perché faceva sul serio".

Fare sul serio significa, allora come oggi, combattere i poteri criminali e proporre alle nuove generazioni un progetto di vita, un progetto di società basato su valori di pace, di solidarietà e di giustizia sociale.

E' un impegno al quale - anche oggi, soprattutto oggi - tutti dobbiamo sentirci legati.

Vi ringrazio.