10/05/2017
Camera dei deputati, Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari

Saluto introduttivo al convegno '#SocialCom17. La comunicazione al tempo dei social'

Buongiorno a tutti e a tutte.

Saluto e ringrazio gli organizzatori di #SocialCom17 per l'invito e tutti voi presenti.

Mi fa piacere che abbiate organizzato qui a Montecitorio questa iniziativa, la considero un'ulteriore tappa di un percorso di consapevolezza digitale che abbiamo iniziato, alla Camera, a inizio legislatura.

Mi ha fatto piacere anche che il Sottosegretario Migliore ci ha tenuto molto che portassi il mio contributo per parlare dell'impegno di questa legislatura nell'ambito del digitale.

Un percorso che nasce nel 2013 ma che poi decolla nel 2014, quando per la prima volta in questo Parlamento ho istituito la Commissione Internet.

Commissione Internet che va a supplire la mancanza di una commissione permanente che si occupi di affari digitali.

La Commissione - composta da deputati di tutte le forze politiche attivi sui temi dell'innovazione tecnologica, da studiosi ed esperti, operatori del settore e rappresentanti di associazioni - ha prodotto la Carta dei diritti e dei doveri in Internet presentata nel luglio del 2015 e oggetto poi di una mozione approvata all'unanimità in Aula nel novembre dello stesso anno. Una sorta di Costituzione per Internet i cui 14 articoli, prima di essere chiusi definitivamente, sono passati al vaglio di una consultazione pubblica on line. È la prima volta che un atto parlamentare è passato per una consultazione pubblica. Un metodo innovativo che vuole mettere insieme cittadini e istituzioni.

Per quanto riguarda in particolare la disinformazione, in tempi non sospetti, prima ancora che la vittoria di Trump portasse il tema delle fake news alla ribalta internazionale, quando Zuckerberg sosteneva che fosse "un'idea folle", che le bufale avessero influenzato le elezioni e creato polarizzazione politica, noi qui alla Camera organizzavamo un convegno dal titolo "Non è vero ma ci credo. Vita morte e miracoli una falsa notizia". Era il 29 novembre 2016.

Quell'incontro, a cui avevano partecipato giornalisti, esperti della materia e docenti universitari, ha avuto il merito di dar vita a una riflessione sulla rilevanza e gravità del fenomeno e soprattutto sulla necessità di diffondere una maggior consapevolezza presso i cittadini per coinvolgerli attivamente.

Così è nato l'appello #bastabufale, la campagna di sensibilizzazione per il diritto a una corretta informazione che tutti voi ormai conoscete.

Bastabufale ha avuto il doppio delle adesioni che ci aspettavamo.

Il successo di questa campagna è motivo di soddisfazione per tutti noi ma ci ha imposto l'assunzione di alcune responsabilità.

Lo dobbiamo alle migliaia di cittadini che l'hanno sottoscritta.

Per questo il 21 aprile ho riunito qui a Montecitorio quattro tavoli di lavoro per approfondire il tema delle fake news. Tavoli a cui hanno partecipato 40 sigle in rappresentanza dei settori più esposti, che possono e devono svolgere un ruolo chiave rispetto al contrasto alla disinformazione. Il mondo della scuola, delle imprese, dell'informazione - che ha davanti una grande sfida: o fa sul serio sul fact checking o è il primo ambito che va a rimetterci perché le persone non crederanno più a nessuno. Poi abbiamo coinvolto anche i social media che, a mio avviso, lungi dall'essere autostrade dove passano informazioni, sono delle media company.

Il 2 maggio abbiamo potuto dare una buona notizia, il primo grande impegno è arrivato: la Camera dei deputati insieme al Miur presenteranno dal prossimo anno un progetto di educazione civica nelle scuole italiane.

Sono molto contenta del fatto che saranno parte attiva nella realizzazione del progetto anche la Rai, Confindustria, Fieg, Google e Facebook e che lo abbiano già annunciato pubblicamente.

Sono convinta che la risposta alla disinformazione passa dall'educazione delle nuove generazioni. I nostri giovani sono bravissimi a navigare in rete ma spesso, ci dicono alcune ricerche, non sanno distinguere una notizia da un'inserzione pubblicitaria.

La Commissione Internet della Camera si è già attivata e dallo scorso 23 marzo sta facendo una cosa del tutto inusuale: a seguito di un protocollo siglato con il MIUR, è uscita da Montecitorio e ha iniziato un tour nelle scuole italiane per insegnare ai ragazzi e ai docenti un uso consapevole e responsabile della rete.

La Commissione è già stata a Torino, Roma e Bari, e proseguirà presto con gli studenti e i docenti di Catanzaro, Pescara e Napoli.

Capite quanto è irrituale che una Commissione parlamentare vada in giro a insegnare nelle scuole?

La Commissione continuerà comunque il suo impegno parlamentare attraverso un'indagine conoscitiva sul fenomeno della pubblicazione e diffusione di false notizie, anche sulla scorta dell'esperienza della House of Commons inglese che lo scorso 30 gennaio ha lanciato una "inquiry" sulle fake news.

E vorrei ricordare a chi, in maniera pretestuosa parla di censura, che nessuna delle iniziative da me intraprese è mai andata in quella direzione.

Censura sarebbe nascondere un problema così serio come quello della disinformazione! Non metterlo in evidenza come stiamo facendo con le nostre iniziative. Noi facciamo l'operazione opposta, accendiamo i riflettori su una deformazione intollerabile.

Ed è anche vero anche che le fake news mettono a rischio il diritto dei cittadini ad una corretta informazione, rappresentano un potente fattore di inquinamento, distorsione del dibattito pubblico, alterano l'assetto democratico.

E bisogna sempre ricordare che c'è chi specula sulla menzogna, sulla credulità e sulla superficialità delle persone ci si guadagna molto bene.

Oppure si confezionano bufale per screditare o delegittimare il proprio avversario. O per creare caos, confusione sociale.

È dovere di tutti noi unire le forze: scuola, informazione, imprese e social network.

In conclusione vorrei condividere una riflessione con voi. Sono tornata proprio ieri sera tardi da una visita istituzionale in Nigeria.

Oltre ai colloqui con le autorità locali sui temi più sensibili che riguardano il paese africano, come la tratta di esseri umani e il terrorismo di Boko Haram, ho voluto osservare da vicino il lavoro di alcune ong italiane, che in alcuni quartieri degradati di Lagos portano avanti il loro lavoro con passione e dedizione.

Loro svolgono un'opera di alfabetizzazione e di assistenza sanitari essenziale in Africa e sanno benissimo, al contrario di altri, che i vaccini salvano la vita.

Le dottoresse mi hanno chiesto con preoccupazione perché in Italia c'è tanto scetticismo intorno ai vaccini. Queste dottoresse salvano migliaia di vite attraverso i vaccini.

Non riesco a comprendere e non condivido le ragioni di chi, nel nostro Paese, vuole far credere che si possa mettere in discussione l'efficacia dei vaccini.

In nessuna parte del mondo si scherza sulla salute dei bambini e delle bambine.

Grazie a tutti e a tutte per l'attenzione