26/05/2017
Montecitorio, Sala della Regina

Saluto introduttivo alla cerimonia in occasione del 60° anniversario di fondazione dell'ARCI

Buongiorno a tutti e a tutte.

Sono molto contenta che in questa sala ci sia questa presentazione. Saluto la Presidente dell'Arci, Francesca Chiavacci, e il professor Fanelli, che interverranno dopo di me. Saluto anche i tanti deputati o ex-deputati che fanno parte della storia dell'Arci: la presidente onoraria Luciana Castellina, Franco Grillini, Paolo Beni, Ermete Realacci. E poi Moni Ovadia, e con lui tutti voi che siete qui oggi per questa importante ricorrenza dei 60 anni dalla fondazione.

Abbiamo molte parole in comune, molti valori in comune e anche alcune preoccupazioni.

La prima cosa che ci accomuna è il senso della partecipazione. La democrazia rappresentativa funziona se chi sta qui dentro ha un rapporto con chi sta fuori di qui, altrimenti non riesce a essere portatore delle istanze della società. In questa legislatura alcuni provvedimenti difficili, controversi,sono stati sbloccati anche grazie alla positiva pressione di alcune forze sociali. Ci deve essere consapevolezza che quando c'è fuori un'attività di cittadinanza attiva forte, qui arriva e qui non si può prescindere da quello che accade fuori.

Non basta votare, per dire che la democrazia funziona bene. Peraltro negli ultimi anni abbiamo visto il calo della partecipazione elettorale. C'è voluto il referendum del 4 dicembre per tirare su la percentuale.

Chi rappresenta gli elettori non si deve sentire in alcun modo sminuito, se si aumenta il livello l'ascolto. Chi rappresenta non è sufficiente a sé stesso. La 'stanchezza della democrazia', della quale parla qualche studioso, si può curare anche con la partecipazione.

Ribadisco il ruolo dei cosiddetti 'corpi intermedi', vitali in una società complessa come la nostra, perché sono un 'cuscinetto'. Prendere in considerazione, ascoltare le loro istanze, significa aiutare i 'decisori' a sbagliare di meno. Quando si ignorano le istanze dei corpi intermedi si commettono errori. Non per niente nelle democrazie esistono i corpi intermedi.

Questo vale anche per i partiti. I quali devono convincersi che non hanno il monopolio dell'azione politica. Si fa politica in tanti modi. E ve lo dico anche perché da un anno e mezzo giro per le periferie delle grandi città, e in queste periferie vedo più spesso le associazioni che non i partiti. Ed è un modo di fare politica spontaneo, un aggregarsi sulla base dei problemi, facendosi carico di risolverli. Diventano persone capaci di togliere altre persone dal degrado, dallo spaccio, dalla criminalità organizzata. E' da questa 'società civile responsabile', come la chiama Don Ciotti, che può venire uno stimolo importante al rinnovamento della politica.

Insieme alla parola 'partecipazione' ci sono altre parole che ci vedono insieme in un percorso di civismo: sono le parole 'sicurezza', 'accoglienza', cittadinanza'.

Qui oramai si fa fatica a ricordarci i lutti. E' una sequenza continua di lutti. Ci sono le stragi di terrorismo e i morti in mare. Dovremmo provare per tutti lo stesso dolore, per gli uni e per gli altri. Invece c'è chi si commuove in modo selettivo, chi per consenso politico abitua le persone alla disumanità. Diventate disumani e saremo più felici, delegittimiamo le Ong che salvano, così nessuno ci farà sapere quanti sono i morti perché non ci sarà nessuno a dircelo. Tutto questo è inquietante.

Ma in questo contesto c'è stata anche una bella manifestazione di Milano, nella quale decine di migliaia di persone chiedevano sicurezza e proprio perché chiedevano sicurezza hanno detto no ai muri, no ai fili spinati che creano odio. Chiedevano accoglienza e integrazione. Integrazione non è il regalo che il Paese generosamente fa a chi arriva, è un percorso a doppio senso. Chi arriva deve rispettare leggi, i principi costituzionali, deve imparare la lingua e fare tante altre cose. Ma dall'altra parte ci deve essere uno Stato e ci deve essere una società in grado di assorbire tutto questo e offrire opportunità di vita. Integrazione non è solo chiedere a qualcuno senza dare nulla in cambio, è uno scambio reciproco a vantaggio di tutti.

Colgo quindi l'occasione per ringraziarvi dell'azione di pressione che, insieme a tante altre sigle, state mettendo per sollecitare l'approvazione della legge sulla cittadinanza.

Ero insieme a molti di voi nella campagna 'L'Italia sono anch'io' e non mi sfugge che si tratta di un passaggio fondamentale.

Spero davvero che questa legislatura non si chiuda prima dell'approvazione di quella legge, che non è la migliore possibile, ma è un passaggio determinante. Per questo vi invito ad andare avanti in questo sforzo.

Altro punto che mi sento di sottolineare è l'impegno sull'Europa. Non ci piace ma sappiamo che è la nostra casa comune e dunque dobbiamo batterci a tutti i livelli perché diventi un'Europa a tripla A sociale. Bisogna rinnovarla perché abbia una prospettiva. Altrimenti non ci sarà futuro.

Insieme ci dobbiamo spendere per fare in modo che i bisogni delle persone non siano ai margini ma al centro delle politiche economiche. Su questo ci vuole una svolta radicale che mi auguro arrivi prima che sia troppo tardi.

Mi sono impegnata a non allungare troppo l'elenco, ma la parola 'diritti' non posso non menzionarla. Tra questi, i diritti connessi all'orientamento sessuale. E' stato un percorso lungo, nella società italiana. Su questo tema l'Arci ha fatto scuola e si è spesa tanto. E' stata per me una grande soddisfazione in questa legislatura approvare la legge sulle unioni civili, forse uno dei giorni più belli nell'aula di Montecitorio. Ma non basta.

Ma anche qui c'è altro lavoro da portare a compimento: penso al testo contro l'omofobia, anch'esso all'esame del Senato, e mi auguro che non si concluda la legislatura senza averlo approvato perché è un altro grande ritardo che ci portiamo dietro.

Chiudo con una notizia che mette insieme la storia della Repubblica, questa Camera e l'Arci. Parlo del 2 giugno, perché in questa legislatura, io ho voluto introdurre un passaggio: dare ai ragazzi del servizio civile centralità invitandoli nell'aula di Montecitorio.

Da tre anni, la Festa della Repubblica si celebra anche a Montecitorio con i ragazzi e le ragazze del servizio civile perché la Repubblica è rappresentata anche da quei giovani che si impegnano per il bene comune.

Lo faremo anche la settimana prossima. E mi auguro che questa iniziativa continui nel tempo, non venga confinata in questa legislatura. Quell'aula piena di giovani consapevoli è una bellissima immagine. L'immagine di un Paese generoso e che crede nel dialogo tra società e istituzioni.

Dunque buon compleanno, Arci!

Vi ringrazio