20/05/2017
Catania, Quartiere Librino, Masseria Moncada

Incontro con gli studenti, i cittadini e le associazioni del quartiere

Buongiorno a tutti e a tutte.

Ringrazio sentitamente il sindaco di Catania Enzo Bianco, che conosco da molti anni, da quando lui era il Ministro dell'Interno ed io portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Ringrazio anche la dirigente scolastica, Concetta Tumminia, per quello che fa, per come lo fa, e anche per le parole che oggi ci ha detto. Ringrazio anche la prefetta Silvana Riccio, ringrazio i parlamentari che sono presenti: mi fa sempre molto piacere incontrarli nei territori perché è importante che si esca sempre di più dal palazzo e si stia presenti nei territori. Ringrazio e saluto le forze dell'ordine.

E saluto tutti voi che oggi avete deciso di essere presenti a questa iniziativa. Perché sono a Librino? Il sindaco lo ha un po' anticipato. Sono qui perché ritengo che sia mio dovere essere dove la maggior parte delle persone vive. E' nelle periferie che sta la maggior parte dei giovani e dunque è lì che le istituzioni devono essere.

Io sono una Presidente della Camera un po' anomala, perché non vengo da un trascorso politico e per 25 anni ho lavorato nelle agenzie delle Nazioni Unite. Ho avuto l'onore di lavorare in tante parti del mondo e sono stata spesso anche in Sicilia a causa di una delle tematiche più scottanti che oggi abbiamo davanti: quella dei flussi migratori.

Ecco, da Presidente della Camera un po' anomala ho voluto dare questa impronta al mio mandato: stare a Montecitorio, lavorare per consentire una organizzazione dei lavori che sia il più possibile ordinata, dare dei segnali di cambiamento all'interno del Palazzo, ma sicuramente - come ha detto il Sindaco - aprire il Palazzo, che non solo vuol dire invitare rappresentanze di tutti i sindaci d'Italia e farli venire nell'Aula di Montecitorio dove di solito sono i deputati, ma vuol dire aver portato a Montecitorio un milione e duecentomila persone. Aprire il Palazzo vuol dire coinvolgere, andare nei territori e far capire che il rapporto è a doppio senso: io vengo qui da voi, ma io vi esorto a venire da me a Montecitorio, perché quella è un'istituzione di tutti gli italiani. Quindi questo è un invito formale che io vi faccio.

Venite a vedere che cosa facciamo nell'istituzione parlamentare, continuate a essere presenti, a dare input affinché noi si possa fare un buon lavoro: perché se noi facciamo buone leggi questo va a vantaggio del paese; e noi non possiamo fare buone leggi senza il contatto con ogni tipo di persona.

Io sono venuta qui a Librino perché Librino è il cuore pulsante di questa città, che è fatta anche da tante altre periferie e dal centro storico.
A Librino ci sono tante questioni complesse da mettere a fuoco, ma ci sono anche buone pratiche. Qui c'è uno spaccato di diseguaglianza, ma c'è anche una risposta alla diseguaglianza.

La diseguaglianza è un acido che corrode la tenuta sociale, che genera risentimento, livore. E purtroppo nel nostro Paese la diseguaglianza ha il volto del Sud. Fa male leggere gli ultimi dati che sono stati diramati dall'Istat. Li voglio ricordare perché è una presa d'atto che ci deve indurre a fare di più, a noi come a voi. Cosa ci dicono questi dati? Che la disoccupazione giovanile nel Meridione arriva al 57,2%; che solo il 31,3% delle donne lavora al sud, mentre la media europea è del 60; che il 55,4% della popolazione è a rischio povertà; che le famiglie che non riescono ad assicurarsi pasti adeguati, a riscaldarsi nelle abitazioni quando fa freddo, sono troppe, perché arrivano al 50% di questa isola.

Io sono qui oggi perché non possiamo ignorare questa realtà, e perché penso che la ripresa dell'Italia passa da qui. Non è immaginabile che il Paese riesca a crescere e a farsi strada, come tutti noi vorremmo, se non riparte da qui: non è una dimensione realistica.

La diseguaglianza non è solo un problema etico - e per quanto mi riguarda già sarebbe qualcosa a cui dire no - ma è anche un problema economico, perché la ricchezza si sta concentrando sempre di più nelle mani di pochi. La metà povera del mondo ha la stessa ricchezza che hanno 8 persone, mentre l'anno scorso ci volevano 62 persone ricche per raggiungere la ricchezza della metà povera del mondo. Dunque è ovvio che è un problema economico. Se non ridistribuiamo la ricchezza la ripresa economica stenterà sempre di più, perché solo attraverso la ridistribuzione ci sarà la crescita.

Oltre alla questione economica c'è anche una questione politica: la diseguaglianza non è solo un problema etico ed economico, è anche un problema politico. La diseguaglianza è IL problema della politica! Perché il mercato ha le sue regole, la finanza ha le sue regole, ma chi doveva pensare a mitigare gli effetti negativi della globalizzazione? La politica doveva apportare quelle misure. Invece questo non è accaduto e la forbice si è aperta sempre di più. La politica ha convissuto con le delocalizzazioni, con l'abbassamento dei salari, con l'erosione dei diritti. Ma se la competizione la facciamo sull'erosione dei diritti non si salva nessuno: si comincia con i migranti e si finisce che anche i membri della propria famiglia subiranno la stessa sorte.

Tutti noi dobbiamo fare i conti con questa realtà. Questa mattina qui ho visto delle cose che mi piacciono tanto: comitati, associazioni, singole persone che con energia si rimboccano le maniche, ho visto un'amministrazione, con il sindaco Bianco, che ha sfidato una situazione fuori controllo. Torre Leone era un luogo dove la criminalità la faceva da padrona e sfidarla in quel terreno non è una cosa semplice. Sono molto grata al sindaco che ne ha voluto fare una battaglia politica, perché l'ha fatto a nome dell'amministrazione ma anche a nome dello Stato. Non ci possono essere luoghi terra di nessuno, in uno Stato di diritto. Ecco perché gli sono davvero grata per essersi fatto carico di questa sfida.

E poi c'è la scuola, che è presidio di legalità, è avamposto dei diritti, è il luogo dove i nostri figli riescono a mettere le basi del futuro. Non è secondario che le scuole siano sul territorio.

Purtroppo - e fa male doverlo ricordare - abbiamo problemi di finanziamenti delle università al sud, che hanno subito un taglio pesante del 20%. Quando le visito i prèsidi, i direttori, tutti, sono accorati: "aiutateci a mantenere questo livello - dicono - già abbiamo pochissimi laureati nel nostro paese", ma la preoccupazione è che questo presidio possa diminuire e diventare inefficace.

E allora investire nell'educazione nella periferia di Catania vale il doppio. Bisogna combattere la dispersione scolastica, e la dispersione scolastica si combatte anche attraverso un'azione che miri alla formazione. Mi ha fatto piacere sapere dal sindaco che la sua amministrazione ha aperto qui due nuove scuole, perché è da qui che dobbiamo ricominciare.

Allora io voglio dire ai ragazzi che ho visto poco fa che nessun territorio è perso, che con l'impegno e la perseveranza i risultati si ottengono.

Lo dico ai ragazzi, e alle ragazze forse anche di più. A Montecitorio ho inaugurato la Sala delle Donne. Non l'ho fatta per me, ma per i giovani che vengono a Montecitorio: per far capire loro che la Repubblica è stata fondata con lo sforzo anche di tante donne che hanno preso parte attiva alla costruzione del nostro Paese, e i cui sforzi è giusto che siano visibili quanto quelli degli uomini.

Nella Sala delle Donne ci sono i ritratti delle 21 costituenti, le donne che hanno partecipato alla scrittura della Carta fondamentale. In un'altra parete le immagini delle prime sindache elette nel 1946. Ci credete se vi dico che nessuno aveva mai fatto una ricerca su quante sindache erano state elette nel 1946? Nessuno aveva mai avuto questa curiosità, questa attenzione. E allora abbiamo fatto una ricerca di archivio che ci ha portato a rintracciare dieci sindache. Poi, poco tempo fa, abbiamo ricevuto una telefonata che ci ha portato a scoprire l'undicesima. Anche la sua fotografia qualche settimana fa è entrata a far parte della nostra collezione di sindache del 1946. E poi c'è la prima Presidente della Camera, la grande Nilde Iotti; la prima donna ministra, Tina Anselmi; la prima presidente di Regione, Nenna D'Antonio: non so se la conoscete, ma anche lei merita.

Nel rappresentare le prime donne nelle istituzioni mi sono trovata davanti a un problema, perché non avevo foto della prima Presidente del Consiglio, della prima Presidente del Senato e della prima Presidente della Repubblica. Non c'erano foto perché mai una donna ha rivestito queste cariche. Così ho messo tre specchi, in modo che ogni ragazza che viene a Montecitorio si possa specchiare per un ipotetico ritratto da Presidente della Repubblica.

L'ho voluto fare per ricordare che nella nostra bella Costituzione ci sono articoli in cui si dice che non ci sono ostacoli ad accedere agli incarichi pubblichi. L'articolo 51 recita: "uomini e donne possono accedere agli incarichi pubblici". È stato un modo per spingere le ragazze a credere in loro stesse, ad avere autostima, a studiare e prepararsi, a non sentirsi inadeguate. Così potranno mettere le basi del loro futuro da protagoniste.

Voglio concludere ricordando che in Parlamento, in questa legislatura, il tema delle periferie è stato al centro della nostra attenzione. Abbiamo approvato, nella legge di stabilità del 2016, il Piano straordinario per le periferie finanziato con 2,1 miliardi di euro.

E abbiamo fatto anche un'altra cosa: abbiamo istituito una Commissione parlamentare sulle periferie, che accerti i problemi esistenti e proponga possibili azioni in sede parlamentare.

Ma non è tutto. Abbiamo approvato un provvedimento sul reddito di inclusione. Certo avrebbe dovuto essere rivolto ad una platea più ampia, perché gli aventi diritto sono di più di quelli per i quali oggi noi riusciremo a dare un segnale. Però vi prego di accettare anche questo sforzo e di capire che dietro a questo c'è una forte volontà.

Chiudo questo mio intervento rinnovando l'invito a venire a Montecitorio. Sono stata in tante altre periferie in questo mio giro: a Palermo allo Zen, a Scampia due volte, a Corviale e a Tor Bella Monaca a Roma, a Quarto Oggiaro a Milano e in altri luoghi. Non sono mai andata via da questi luoghi senza avere una promessa da parte delle persone che ho incontrato. E la promessa era: "Verremo a Montecitorio". Mi auguro che, anche in questo caso, voi mi onorerete della vostra presenza a Montecitorio.

Grazie.