25/04/2017
Bologna, Piazza del Nettuno

Partecipazione alla Celebrazione del 72° anniversario della Liberazione

Buon giorno e soprattutto buon 25 Aprile a tutte e a tutti voi!

Saluto con affetto il Sindaco Virginio Merola: veramente rincuora ascoltarlo, siete fortunati ad avere un sindaco come lui. Saluto la Presidente provinciale dell'Anpi e la ringrazio per le parole che ha pronunciato. Vedo diversi parlamentari: mi fa piacere incontrarvi nei territori, specialmente in un'occasione così importante. Saluto le autorità e tutti voi presenti, che siete tanti. Mi avevano detto: "ma forse non ci sarà gente". Invece, per fortuna, non è così. L'Italia sente il valore questa giornata, un'Italia che ci crede e si fa vedere.

Non è la prima volta che mi trovo davanti a questo Sacrario, a guardare e a riflettere dinnanzi alle piccole foto di questi grandi uomini e grandi donne. Le partigiane e i partigiani bolognesi caduti per la libertà di tutto il nostro Paese.

E oggi sono orgogliosa di essere qui con voi a rendere omaggio alla loro memoria e di farlo da Presidente della Camera. Per me è una grande commozione.

Quella stessa Camera dei deputati che il fascismo aveva umiliato, che il fascismo detestava perché era il luogo del confronto, della discussione. Per questo l'aveva trasformata nella Camera dei fasci e delle corporazioni. Nient'altro che un'appendice servile del potere mussoliniano.

Quella istituzione è stata riscattata dagli uomini e dalle donne della Resistenza che la vollero di nuovo democratica, la vollero di nuovo eletta dal popolo, la vollero di nuovo rappresentativa di tutte le posizioni, nessuna esclusa.

E oggi è importante che nessuno dimentichi che non esiste democrazia senza il Parlamento, non esiste democrazia senza partiti, non esiste democrazia senza i sindacati, senza le associazioni non c'è democrazia!

Certo il Parlamento va rinnovato, i sindacati devono essere più vicini alle istanze popolari, soprattutto ai giovani. Allora dico: rinnovare, sì. Rinnovare certamente. Ma demolire, mai. Delegittimare mai.

Questo è oggi il rischio da scongiurare. Non bisogna delegittimare, se non si vogliono compromettere definitivamente quelle stesse libertà democratiche per le quali sono morte tante persone nel nostro Paese.

Sappiamo bene, ricordiamocelo, che l'antiparlamentarismo oggi di moda non ha portato cose buone da noi. In passato, accanirsi contro il Parlamento ha condotto alla dittatura e noi oggi non possiamo sottovalutare questo rischio.

Cari amici e care amiche, vi chiedo: che cosa vuol dire oggi essere democratici? Significa sì andare a votare ogni cinque anni, essere buoni cittadini, ma basta questo? Sono morti solo per questo i nostri nonni, i nostri padri? Sono morti per altri valori oltre a questo, sicuramente determinante. Sono morti anche perché noi potessimo partecipare alla democrazia, ognuno di noi ogni giorno, non una volta ogni cinque anni. Partecipare: questo è il senso della democrazia. Creare associazioni dal basso. Impegnarci. Interloquire con le istituzioni. Ed essere presenti in tutte le fasi della creazione della democrazia.

Bisogna riuscire a migliorare concretamente la vita delle persone e se siamo tutti insieme riusciremo meglio. Ce lo dobbiamo ricordare perché è per questo che hanno combattuto e sono morti i partigiani che onoriamo in questa giornata. Perché noi potessimo partecipare ogni giorno alla vita democratica del nostro Paese. Quindi non trascuriamo di farlo, facciamolo ogni giorno. Lo dobbiamo a loro, approfittiamo della nostra democrazia per esserci.

Su questo muro, fin dal giorno della liberazione della città, il 21 Aprile del 1945, come ha detto il sindaco, le donne bolognesi cominciarono a deporre fiori e ad affiggere le foto delle persone che non c'erano più, che erano state uccise dai nazifascisti. Una decisione spontanea che oggi ha ufficialità. Ma chi erano queste persone? Erano cittadini come noi. Non erano nati per essere degli eroi, non avevano questa vocazione, non si sentivano votati al martirio. Erano persone normali, commercianti, contadini, professionisti, braccianti, erano ragazze e ragazzi, spesso ancora giovanissimi non ancora ventenni.

E come ciascuno di noi avevano una famiglia, degli affetti, degli amici. Magari erano pieni di entusiasmo per un futuro che doveva ancora svolgersi, avevano speranze e paure. Come tutti noi.

Ma avevano capito che, per il loro bene e per quello delle persone care, l'Italia doveva arrivare alla pace, l'Italia aveva bisogno della libertà e della giustizia sociale. In questo sacrario ci sono persone normali che avevano capito che bisognava agire per il bene dei propri cari e del Paese.

Alcuni di loro sono caduti davanti a un plotone d'esecuzione o a seguito di un combattimento o di torture terribili. Come accadde a Irma Bandiera, figura-simbolo della Resistenza italiana che oggi rivive in questa città grazie a quel bellissimo dipinto a via Turati, nella scuola dove io andrò tra poco.

Molti di loro morirono lontano da casa: deportati nei campi di concentramento o combattendo per la libertà in altri Paesi. Infatti molti andarono in Spagna, in Jugoslavia, in Grecia, perché la Resistenza fu un evento europeo, non solo nazionale. E ci sono i bolognesi che morirono a Cefalonia, nell'eccidio della Divisione Acqui.

Tra poco andrò nel Parco di Villa Spada perché lì c'è la memoria delle 128 partigiane bolognesi cadute per mano nazifascista. 128 donne coraggiose a cui bisogna rendere merito! Nessuno deve dimenticare che. insieme ai padri della Repubblica, ci sono le madri della Repubblica! Le madri vanno onorate tanto quanto i padri della Repubblica. Insieme ai partigiani c'erano anche le partigiane, per troppo tempo messe da parte e misconosciute. Dobbiamo riconoscenza anche a queste donne.

Donne che nella Liberazione dal fascismo vedevano anche l'occasione di un riscatto sociale. Nel ventennio erano state tenute sotto il giogo della narrazione fascista, dovevano essere mogli e di madri, madri e mogli, nessun altro ruolo, nessun peso sociale. La Liberazione ha significato tanto, per loro: anche una riscossa, l'orgoglio di poter contare, di esserci, di entrare anche in una cabina elettorale, esserci come soggetto. Eravamo state estromesse da ogni decisione.

Lo so che per un quindicenne o una quindicenne questo discorso sembrerà strano. Ma noi lo dobbiamo raccontare ai nostri giovani. Anche per questo ho istituito a Montecitorio la Sala delle Donne della Repubblica, dove hanno trovato spazio le prime donne costituenti, la prima donna Presidente della Camera, le prime sindache del '46, la prima ministra, la prima donna Presidente di Regione. Noi siamo il 50% della popolazione e non possiamo continuare ad essere messe da parte. Dunque dobbiamo dare riconoscimento a quelle donne che hanno creato la Repubblica.

E' assolutamente importante che nelle scuole si continui a raccontare che cosa è stato il fascismo e quanto sangue è costata la conquista della libertà.

Cari amici e care amiche, vorrei ricordare oggi una frase bella di Calamandrei che dice che "la libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare". Quando non ce l'abbiamo più, allora capiamo che cosa è l'aria. Questa è la libertà. Ve lo dice una persona che per 25 anni ha lavorato in tanti paesi del mondo dove la libertà non c'era. Ed è vero, è come l'aria. Quindi apprezziamola ogni giorno, questa aria che respiriamo, perché non è ovvia né scontata, e non è neanche una volta per tutte, non è un dono che non ci tocca più nessuno.

Dobbiamo essere vigili, partecipare ogni giorno per mantenere quest'aria, per farla entrare nei nostri polmoni. Ogni giorno dobbiamo fare in modo che l'aria entri in noi, che ci renda consapevoli, capaci di capire il valore di quello che respiriamo.

I nemici della democrazia ci sono sempre e sono sempre attivi. Quante volte abbiamo dovuto difendere questa libertà negli ultimi settant'anni? Se ci pensiamo fa quasi paura. Quante volte siamo dovuti scendere in piazza a difenderla? In silenzio, ma tanti, eravamo un muro di popolo. I tentativi di colpo di Stato, il terrorismo nero, il terrorismo rosso, i depistaggi, i servizi deviati. Quante volte in questi anni abbiamo dovuto difendere la libertà, quell'aria che respiriamo.

Ne sa qualcosa Bologna, Sindaco, e i bolognesi tutti, nella cui memoria c'è il dramma dell'attentato del 2 Agosto del 1980, il più grave atto terroristico avvenuto in Italia dal secondo dopoguerra. Ecco, questa città sa bene cosa vuol dire resistere.

E allora esprimiamo tutti insieme la vicinanza ai familiari delle vittime delle stragi della Stazione, del Treno Italicus, e di tutti gli episodi di violenza che hanno insanguinato il nostro Paese a scopo di eversione antidemocratica. Troppi ce ne sono stati!

Ma Bologna seppe resistere e reagire. E l'Italia tutta seppe resistere e reagire, consolidando così la democrazia. E ci siamo riusciti per una ragione molto semplice.

Una casa resiste a tutto, anche alle scosse più gravi se le fondamenta sono solide. E l'Italia ha fondamenta solidissime. Le nostre fondamenta sono nella Costituzione repubblicana e antifascista che i nostri padri e le nostre madri costituenti ci hanno dato. E allora vi voglio leggere testualmente cosa c'è scritto nella nostra Costituzione: "E' vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista" . E' vietata! E vi voglio leggere anche un'altra cosa che a volte forse noi sottovalutiamo: in attuazione di questo dettato costituzionale, nel 1952, il Parlamento si dotò di una legge, la "legge Scelba", che ha introdotto nel nostro ordinamento i reati di apologia e di manifestazioni fasciste. Dunque, non sono consentite le manifestazioni fasciste né atti di apologia nei confronti del fascismo. Questa affermazione oggi è messa in crisi.

Lo dimostro citando una ricerca dell'Anpi, che trovo impressionante. Da questa ricerca purtroppo si evince che in Italia ci sono 2700 pagine di Facebook - lo ripeto: 2700 pagine di Facebook - legate all'estremismo di destra. Trecento sono chiaramente apologetiche. E questo rappresenta un pericolo reale perché i nostri giovani sono su quel social network. Ecco perché non possiamo trascurare questa presenza che aleggia nel nostro Paese.

Lo voglio dire chiaro e forte: l'apologia di fascismo non può essere vietata in ogni circostanza, tranne che su Facebook. Non è tollerabile che su Facebook questo venga accettato.

Anche per questo ho scritto a Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, per denunciare la mancata rimozione di 300 pagine chiaramente apologetiche, chiedendogli di fare qualcosa.

Mi hanno risposto dicendo che loro hanno regole e politiche di carattere internazionale e che, quando possono, tengono conto delle legislazioni nazionali.

Ma il fascismo non è una semplice questione di leggi locali. Loro dicono: riguarda l'Italia, un solo paese, non ci interessa. Ma il fascismo e il nazismo sono state tragedie globali, mondiali, e per liberarsene i popoli e le nazioni hanno pagato dei prezzi altissimi.

Anche dagli Stati Uniti sono venuti migliaia di ragazzi in divisa e sono morti per liberarci insieme a tanti partigiani e partigiane, unendo le forze. E allora come si fa a dire che è un fatto locale? Quale fatto locale?

E come non ricordare che l'Olocausto - e saluto qui la Brigata Ebraica che vedo davanti a me - resta la più grande tragedia, la più terribile creatura del nazifascismo? Questo si sa in tutto il mondo! Se oggi noi siamo quello che siamo è perché è stato sconfitto il nazifascismo, se noi abbiamo queste Costituzioni è perché è stato sconfitto il nazifascismo, se noi abbiamo la Dichiarazione Universale dei diritti umani è perché lo abbiamo sconfitto. E così abbiamo le Nazioni Unite. Abbiamo l'Unione Europea perché abbiamo sconfitto il nazifascismo.

Questa memoria e questa consapevolezza dovrebbero quindi appartenere pienamente alla politica di Facebook, in ogni Paese del mondo! E allora, signor Zuckerberg, glielo voglio dire oggi, 25 Aprile, il giorno in cui l'Italia sconfisse il nazifascismo. Glielo voglio dire da questo palco di Bologna, città medaglia d'oro della Resistenza: prenda coraggio, signor Zuckerberg, e cancelli una volta per tutte le pagine della vergogna! Lo faccia e avrà rispetto da parte di tutti noi!

Devo anche dire che è una vergogna che in troppi luoghi d'Italia si tolleri l'esibizione pubblica del saluto romano, che ci siano negozi che vendono immagini, gadget e simboli del fascismo, che ci siano raduni esplicitamente ispirati alla ideologia del ventennio. Anche questa è una vergogna. Bene, quindi, ha fatto Milano a dire NO al raduno di ispirazione nazifascista previsto per oggi.

In Parlamento noi abbiamo proposte di legge su questi temi, e io mi auguro che presto vengano approvate.

Il 25 Aprile è la festa più bella perché è la festa della libertà.

Non dimenticherò mai il 25 Aprile di due anni fa, il 70° della Liberazione. In quella occasione, decidemmo di invitare nell'Aula di Montecitorio, dove normalmente siedono i deputati, le partigiane e i partigiani. Arrivarono da tutta Italia, con i loro capelli grigi, i loro fazzoletti al collo, e non erano ospiti ma padroni di casa, perché quel Parlamento è libero grazie a loro. E loro avevano titolo di sedersi in quell'Aula come padroni di casa.

E successe una cosa che non era prevista. Ad un certo punto, dopo la fine della cerimonia solenne, alla presenza di deputati, senatori, del Capo dello Stato, del Presidente del Senato, iniziarono a cantare spontaneamente 'Bella Ciao'. Prima quasi sussurrato e poi sempre più forte. Le note di 'Bella Ciao' si imponevano nell'Aula di Montecitorio. E tutti in piedi a battere le mani. Fu una giornata bellissima e io me la ricorderò sempre come una delle cose più giuste cha abbiamo fatto in questa legislatura.

Ma il 25 Aprile è un'occasione di impegno e di responsabilità, verso chi ha donato la vita per un'Italia migliore e verso le generazioni future. Ai primi diciamo che non dimenticheremo mai quel sacrificio e quell'impegno.

Ai secondi, ai nostri ragazzi che si affacciano alla vita, voglio mandare un messaggio usando le parole di un grandissimo italiano, Antonio Gramsci, vittima del fascismo, del quale ricorre quest'anno l'ottantesimo della morte. E allora dico a voi, ragazze e ragazzi:

«Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.

Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo.

Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza».

Buon 25 Aprile a tutti e a tutte!