22/04/2017
Milano, Casa Pediatrica Fatebenefratelli Sacco

Visita del Centro Multidiscliplinare sul Disagio Adolescenziale della Casa Pediatrica dell'ASST Fatebenefratelli-Sacco, specializzato nella prevenzione e nella cura del bullismo e del cyberbullismo

Buongiorno a tutte e a tutti.

Ringrazio per l'invito e saluto Alessandro Visconti, Direttore sanitario dell'Azienda territoriale Fatebenefratelli-Sacco, e Luca Bernardo, Direttore della Casa Pediatrica.

Saluto Paolo Picchio, il papà di Carolina, la giovane di Novara che nel 2013, ad appena 14 anni, si è tolta la vita in seguito ad alcuni video postati su Facebook. Sono contenta che oggi abbia voluto essere qui e che, insieme a lui, ci siano anche alcuni amici di Carolina, che saluto e ringrazio per avere deciso di affrontare pubblicamente, per la prima volta, la sofferenza e il duro contraccolpo per la scomparsa drammatica della loro compagna.

Sono molto grata al signor Picchio per lo sforzo che sta facendo da quando la sua Carolina non c'è più: sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione sul tema del cyberbullismo, dimostrando senso civico e senso di responsabilità verso tutti i nostri giovani. Un impegno nel quale da oggi ci saranno anche i compagni di sua figlia, che collaboreranno al progetto. E mi sembra un'ottima notizia, perché se sono i ragazzi a veicolare i messaggi ai loro coetanei il messaggio arriva di sicuro.

In questa struttura, a Milano, c'è un bell'esempio di collaborazione aperta. Tanti volontari e tante volontarie che vengono qui gratuitamente per contribuire ad una causa importante: dare ai nostri giovani la consapevolezza di quello che sono, circoscrivere la violenza e recuperare anche i bulli, che sono a loro volta probabilmente vittime di un ambiente ostile.

Qui, alla Casa pediatrica, c'è anche un esempio di collaborazione con le famiglie e le aziende che hanno voluto investire. E hanno fatto bene, perché questa è una struttura di eccellenza.

Oggi esco da questa visita con la consapevolezza che possiamo avere la meglio su un virus che si sta diffondendo nella nostra società: quel bullismo che diventa piaga sociale quando è utilizzato sul web.

Un fenomeno che si può debellare facendo rete. Per questo l'esperienza della Casa pediatrica rappresenta un modello. Un modello da riprodurre in altri territori. Qui, infatti, arrivano migliaia di ragazzi e famiglie che chiedono di potersi curare in questa struttura. Ma, pur con tutta la buona volontà, la Casa pediatrica non riesce ad accogliere tutti, anche facendo salti mortali.

Ma non ci si può arrendere, non si può rispondere ai cittadini che non hanno diritto ad essere sostenuti. Per questo, dobbiamo fare in modo che modelli del genere vengano riproposti, finanziati e sostenuti nelle varie regioni.

Poco fa ho incontrato qui una famiglia proveniente da un paesino della Sicilia. Il ragazzo ricoverato, Vincenzo, ha tentato di togliersi la vita perché era stato umiliato dai bulli. Qui, piano piano, sta uscendo dal tunnel di disistima nel quale era sprofondato. Mi ha detto che voleva togliersi la vita perché pensava di non essere degno di vivere, credeva che avessero ragione i bulli che lo avevano picchiato, che non meritasse niente. E invece noi dobbiamo dirlo chiaramente ai nostri giovani: a non meritare niente sono i violenti! Loro si devono vergognare! Loro, che non hanno altri strumenti se non la violenza. La forza non si esprime con la violenza, la forza si esprime con la non-violenza. Il non violento è più forte del violento e deve avere la consapevolezza della sua grande solidità.

Questo dobbiamo far capire ai nostri giovani: ribellatevi, perché voi avete più strumenti di loro e non vi dovete sentire in difficoltà perché avete subito un'umiliazione.

Ma il cyberbullismo è anche un problema che riguarda il Parlamento: abbiamo in discussione una legge rivolta ai minori. La senatrice Ferrara è la prima firmataria di questo provvedimento. Il ddl sta avendo un iter articolato perché, a Montecitorio, c'è chi ha voluto ampliare la platea di riferimento. Provando ad ampliare il provvedimento non solo al contrasto della piaga sociale del cyberbullismo ma anche al bullismo. Inoltre si è fatta una riflessione: se è vero che ad esserne vittima sono i minorenni, è anche vero che lo sono anche coloro che hanno 19, 20, 21 anni.

Insomma, nel dibattito parlamentare si è discusso sull'opportunità di allargare sia la fattispecie del bullismo che la platea. Ipotesi che comunque vengono portate avanti con la volontà di arrivare a un provvedimento valido ed efficace.

Io mi auguro che questa legislatura non termini prima che la legge sia stata finalizzata. Sarebbe una sconfitta prima di tutto della politica, perché nel 2013, poco dopo l'inizio della legislatura, a Montecitorio organizzammo un incontro sul cyberbullismo, al quale partecipò la mamma di Carolina. Pochi giorni dopo la sciagura ebbe il coraggio di venire ad un dibattito pubblico per parlare della tragedia che stava vivendo e di quello che era successo. Noi, in quell'occasione, ci impegnammo a fare una legge. Oggi non possiamo tradire l'aspettativa che c'è su questo tema, non lo possiamo fare se vogliamo avvicinare l'opinione pubblica alla politica. Per questo esorto il Parlamento a trovare il prima possibile, su questo tema, un accordo che ci consenta di votarlo definitivamente in aula.

Per quanto mi riguarda su questo tema sono molto impegnata. Ho voluto concentrarmi sui temi del web perché credo che oggi sia una presenza irrinunciabile nella vita di tutti. Dunque, il Parlamento non può ignorare una tematica così centrale.

A Montecitorio abbiamo 14 Commissioni permanenti, ma nessuna che si occupi di affari digitali. Ho deciso dunque di istituire una Commissione che si occupi di internet, della rete, dei fenomeni di cyberbullismo, dell'odio online. Sull'hate speech, in particolare, ho istituto un'altra Commissione perché le due cose si intrecciano, e l'odio è un'altra delle questioni più gravi relative al nostro tempo.

L'odio nel dibattito pubblico, l'insulto, sta diventando qualcosa di molto diffuso nella nostra società; in tv non ci si relaziona, ci si urla contro; alcuni leader politici usano la delegittimazione come cifra comunicativa, la sparano grossa e più fanno così più sono popolari, più alla gente piacciono. Ma come si può pensare che chi la spara grossa sia una persona affidabile, capace, in grado di risolvere problemi? Basta urlare più forti per diventare popolari, per avere tanti click? Io mi auguro che su questo ci sia una riflessione collettiva, perché quando la politica si esprime così non è un buon esempio e, a cascata, la società ne risente.

La Commissione internet ha formulato una Carta dei diritti e dei doveri in Internet. Abbiamo firmato un protocollo con il Ministero dell'Istruzione, il MIUR, e adesso i deputati ed esperti che ne fanno parte escono da Palazzo Montecitorio e vanno nelle scuole per un tour di educazione digitale. Siamo già stati a Torino, a Roma, continueremo a Catanzaro, a Pescara, e gireremo l'Italia per fare dei nostri ragazzi dei cittadini digitali e dare loro anche gli strumenti per rispondere alla violenza sul web; per capire che quando si scrivono delle cose dall'altra parte c'è qualcuno che le riceve.

L'invito che io faccio ai nostri giovani è di rimanere umani nel modo in cui si reagisce; di capire che non tutto quello che è scritto su Facebook è vero; che la cultura della verifica, il fact-checking, deve diventare oggetto anche di apprendimento scolastico. L'alfabetizzazione digitale è fondamentale e significa anche rispetto dei diritti degli altri.

Oggi in questa struttura si dimostra che si può fare la differenza e che la sinergia può aiutare ad affrontare al meglio i problemi. Ho invitato i ragazzi e le famiglie che ho incontrato qui, il direttore, il professor Bernardo, la struttura, a venire a Montecitorio, perché quella è la casa di tutti gli italiani e perché avere input da voi ci metterà ancor più in grado di fare buone leggi per migliorare la vita delle persone.

E' un invito che faccio sentitamente. Mi auguro di vedervi con i ragazzi che abbiamo incontrato qui che staranno sicuramente bene, che potranno affrontare a testa alta la vita senza sentirsi sminuiti, senza sentirsi deficitari ma orgogliosi del loro percorso. Mi auguro che possiate venire il prima possibile, magari anche in occasione dell'approvazione della legge.