01/12/2017
Osimo (AN), Centro nazionale della Lega del Filo d’Oro

Partecipazione alla cerimonia di inaugurazione del nuovo Centro nazionale della Lega del Filo d'Oro

Buon giorno a tutte e a tutti.

Saluto il Presidente della Regione Luca Ceriscioli, il Presidente del Consiglio Regionale Antonio Mastrovincenzo, il Sindaco di Osimo Simone Pugnaloni, Il Presidente della Lega del Filo d'Oro Francesco Marchesi, il Segretario Generale Rossano Bartoli. Saluto l'Arcivescovo di Ancona, Angelo Spina, saluto il Prefetto, le autorità civili e militari. Saluto i parlamentari che sono qui: mi fa sempre piacere incontrarli fuori dalla nostra Aula, da Montecitorio - anche a Montecitorio, s'intende, ma è bello vedere che poi ci siano anche nelle iniziative sul territorio.

Saluto in particolare gli operatori, i volontari, le persone che sono ospiti - e saranno ancora di più - e i loro familiari che abbiamo incontrato prima.

Era luglio scorso la prima volta che il Presidente Marchesi e il Segretario Bartoli mi hanno incontrato per illustrarmi questo progetto e anche per invitarmi ad essere qui oggi. Conoscevo già, come è ovvio, l'attività della Lega del Filo d'Oro e dunque ho accettato con convincimento, senza neanche controllare prima l'agenda. Oggi si poteva fare veramente un passaggio importante per questa struttura, quindi per me era importante esserci.

Le persone con disabilità ogni giorno devono superare ostacoli pratici e materiali che tutti gli altri non possono neanche immaginare. Anche se ci mettiamo d'impegno a pensare a quello che devono fare ogni giorno, è difficile poterselo figurare. Ma oltre a questo tipo di ostacoli, ve ne sono anche di immateriali che limitano in modo non meno grave la loro libertà e la fruizione dei loro diritti.

Mi riferisco alle barriere che non si vedono, perché quelle che si vedono lo sappiamo che ci sono, ma poi ci sono anche quelle che non si vedono: l'indifferenza, l'esclusione, la discriminazione e perfino l'odio.

Mi vorrei soffermare su questo: perché uso questa parola così forte? La uso a ragion veduta, non così, tanto per trovare un'espressione. Uso la parola "odio" anche perché è il risultato del lavoro di una Commissione che ho istituito alla Camera, fatta di deputati e di esperti, che doveva occuparsi dei fenomeni di odio e delle discriminazioni. Questa Commissione, a cui hanno lavorato tanti esperti, tra cui il compianto professor De Mauro, ha prodotto una relazione che abbiamo voluto chiamare "La piramide dell'odio". E in questa piramide, tra i soggetti presi di mira soprattutto nella sfera digitale, ci sono proprio le persone con disabilità: contro di loro si scatena una marea di cattiveria, di violenza.

E lo sono in due sensi. In modo diretto, come destinatarie di dileggio, di scherno: avere una disabilità è motivo di risa sguaiate. E in modo indiretto, quando si usa una disabilità fisica o mentale per utilizzarla come un insulto; e a volte lo fanno anche i politici. Per insultare una persona si usa una malattia: lo trovo assolutamente disdicevole, però accade.

C'è quindi ancora molta strada da fare perché si affermi il rispetto delle persone con disabilità, ma anche la convinzione che queste persone possano darci un contributo, anzi debbano darci un contributo. E' loro diritto, è loro dovere dare un contributo alla società. Certo, se la società li mette in condizioni di poterlo fare, cioè se fornisce loro gli strumenti e i mezzi per essere parte attiva della nostra società, del nostro Paese.

Per questo considero importanti le finalità con le quali opera la Lega del Filo d'Oro. Perché non si limita all'assistenza - che pure è importante, per carità - e neanche si limita ai necessari interventi terapeutici, ma si propone di rendere le persone, cito testualmente, "protagoniste attive della loro vita per raggiungere il benessere psicofisico e l'indipendenza". Benessere e indipendenza: queste sono le due parole-chiave, questa è la mission, se mi consentite questa espressione.

Riflettiamo su "benessere e indipendenza". L'articolo 38 della Costituzione recita così:"Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale". Quando questo articolo venne pensato e scritto, nel 1947, l'Italia non era certo questa. Era un Paese arretrato, uscivamo da una guerra che aveva distrutto il nostro Paese, non solo dal punto di vista materiale ma anche dal punto di vista etico: avevamo partecipato a una grande vergogna, le leggi razziali erano state votate nel nostro Parlamento, avevamo delle macerie interiori.

In quegli anni lì, essendo il nostro un Paese ancora arretrato, come si viveva la disabilità? Si viveva male, si viveva come una vergogna. La famiglie nascondevano il figlio o la figlia disabile, non avevano la forza di poterne parlare, di poter gestire questa presenza.

Era un mondo nascosto, di persone che venivano ritenute non degne di essere viste, di essere accettate.Parlare di inabilità nella Costituzione fu quindi un grande passo avanti perché la mentalità era di questo tipo. Se ci facciamo caso, però, nel testo di quell'articolo il "cittadino inabile al lavoro" rimane comunque una figura passiva, destinataria di mantenimento e assistenza. Associazioni come la Lega del Filo d'Oro, invece, pongono un altro obiettivo, quello di rendere queste persone protagoniste attive e il più possibile indipendenti. E' stato un salto culturale enorme, che va oltre il sentire della nostra Costituzione. E questo obiettivo di benessere e di indipendenza, qui alla Lega del Filo d'Oro, lo si persegue per persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali. Quindi persone con una condizione di particolare gravità.

La vostra è una sfida molto ambiziosa che merita il rispetto di tutte le istituzioni. Motivo per cui oggi io sono qui, perché questa sfida deve essere sostenuta a ogni livello dalle istituzioni, sia nazionali che locali. In oltre cinquant'anni di vita avete dimostrato non solo quella sensibilità umana che abbiamo visto anche prima - nella voce che si rompe, nell'emozione che ha la meglio - ma avete dimostrato anche efficienza, perché questa esperienza si è diffusa nel territorio nazionale ed è cresciuto anche il numero degli operatori, dei volontari, dei sostenitori e dei donatori.

Oggi è una bella giornata, è bello stare qui ad Osimo a inaugurare questo primo lotto del vostro nuovo centro nazionale, che è anche una nuova scommessa, per come ci è stata presentata.

Da marchigiana, sono veramente orgogliosa che nella nostra Regione ci possa essere una struttura che sarà considerata all'avanguardia in Europa per la cura, l'assistenza e la riabilitazione, sempre con quell'obiettivo ambizioso di voler dare indipendenza. Un pensiero lo voglio rivolgere alle famiglie, che so essere parte attiva dell'attività della Lega. Comprendo profondamente le difficoltà e capisco anche le ragioni per cui v'impegnate, il vostro impegno è importante per Il Filo d'Oro. Le comprendo perché io stessa conosco, per il mio vissuto, che cosa vuol dire avere un familiare disabile. E so quanto sia vera l'affermazione dello scrittore Giuseppe Pontiggia: "L'angoscia del futuro non abbandona mai chi ha un figlio disabile". Non ha mai abbandonato nemmeno i miei genitori, devo dire. I genitori si pongono sempre la stessa domanda: che cosa accadrà a lui o a lei, quando noi non ci saremo più?

Anche il Parlamento italiano se l'è posto, questo problema: che accadrà dopo di noi? Per questo abbiamo approvato una legge che, non a caso, è stata chiamata "Dopo di noi": perché disciplina misure di assistenza, cura e protezione in favore delle persone con disabilità gravi, che sono prive di sostegno familiare, perché mancanti di entrambi i genitori o perché i genitori non sono più in grado di fornire l'adeguato sostegno. So che ci sono state anche delle considerazioni, talvolta qualche critica. Io voglio solo dire che non è sufficiente approvare una legge, questo ci è chiaro, non è mai sufficiente. Ora bisogna applicarla, implementarla, finanziarla e monitorarne gli effetti. Tutto questo lo faremo e lo farà anche chi, dopo di noi, nella legislatura prossima, avrà la facoltà di continuare a svolgere quell'azione di monitoraggio che spetta al Parlamento.

Così come è importante che la Camera - perché il Senato lo ha già fatto - riesca ad esaminare la legge "sui diritti di cittadinanza delle persone sorde, con disabilità uditiva e sordocieche". Non ho potuto metterla nel calendario di dicembre, qui ve lo dico, proprio perché siamo in sessione di bilancio e come si sa nella sessione di bilancio non possono essere esaminati dei provvedimenti che, come questo, comportino maggiori spese o minori entrate. Mi auguro comunque che a gennaio si possa arrivare in tempo utile ad approvarla. Da parte mia c'è tutto l'impegno e so che anche i gruppi parlamentari sapranno accogliere questa necessità nel modo migliore.

Care amiche e cari amici, garantire un futuro di benessere e di autonomia alle persone disabili è una grande questione nazionale. Da qui si evince anche il livello di civiltà di un paese: i paesi evoluti riescono a offrire sempre un percorso. E' una questione nazionale perché tocca tante famiglie italiane che hanno avuto e hanno tra i loro congiunti una persona disabile. E poi perché c'è di nuovo la nostra Costituzione, c'è l'articolo 3 che dice che "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli … che impediscono il pieno sviluppo della persona umana". E' compito della Repubblica e per questo è una grande questione nazionale. Voi state lavorando per questo, per applicare quella Costituzione, quell'articolo. Noi tutti però dobbiamo farlo, perché se è compito della Repubblica, è compito soprattutto delle istituzioni. La missione della buona politica è quella di impegnarsi per far vivere bene tutti. Che cosa è la politica, se non un esercizio rivolto a questo? Cercare di far vivere bene le persone. Tutte le persone, nessuno escluso. E per questa missione vale la pena di impegnarsi.

Vi ringrazio.