23/03/2017
Montecitorio, Sala della Regina

Saluto introduttivo al convegno ‘Make Europe the World Leader of Sustainable Development: A Unique Opportunity to Build a Stronger European Union’

Buongiorno a tutte e a tutti.

Saluto il Ministro Pier Carlo Padoan e tutti gli autorevoli relatori e relatrici della Conferenza odierna.

Saluto e ringrazio molto per l'invito ad essere qui oggi con voi il professor Enrico Giovannini. Invito che ho accolto con grande piacere. La vostra Conferenza, organizzata in occasione del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, ha infatti un merito importante. Quello di porre l'accento sul nesso fondamentale tra il rafforzamento dell'Unione europea e il conseguimento degli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

E' un nesso che abbiamo posto in evidenza - io come pure i rappresentanti di altri Parlamenti ed istituzioni europee - nel corso della sessione della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea che abbiamo svolto, per celebrare questo anniversario, lo scorso 17 marzo qui a Montecitorio, per farci domande sull'oggi e sul futuro. E lo abbiamo fatto partendo da alcune considerazioni di fondo.

Innanzitutto l'Agenda 2030 affronta gran parte di quelle sfide cui sinora l'Unione non ha saputo dare una risposta adeguata: la disoccupazione, le diseguaglianze e la dimensione sociale in genere.

Inoltre nell'Agenda hanno rilievo centraletemi di cui anche noi ci siamo occupati: i cambiamenti climatici, la povertà e l'iniqua distribuzione della ricchezza tra paesi, il difficile accesso all'acqua.Fattori che concorrono certamente adalimentare le grandi migrazioni: o dovutea mancanza di prospettive future, oppure forzate da conflitti o violazione dei diritti umani. Sappiamo bene che l'Unione europea non sa ancora gestire in modo solidale le conseguenze di queste distruzioni, cioè i flussi migratori.

Attuare l'Agenda vuol dire pertanto contribuirea trovare soluzioni adeguate e strutturali ai problemi che alimentano la crisi di fiducia dei nostri cittadini nell'Europa e, in generale, verso la politica e le istituzioni.

Un altro aspetto dell'Agenda che trovo interessante per l'Europa è che tutte le sfide enunciate hanno una portata sovranazionale. Parla all'Europa con chiarezza e le dice: devi diventare più forte, capace di parlare con una sola voce, di avere una sola politica. Invita quindi l'Europa a lavorare per l'integrazione politica.

Una strategia condivisa che affermi un nuovo modello di sviluppo, prendendo atto dell'insostenibilità di quello attuale, che ha mostrato tutti i suoi limiti.

Certo, l'Europa ha bisogno di crescita: ma l'Agenda ci propone di uscire dalla logica della crescita a tutti i costi.Bisogna prima fare attenzione alle conseguenze, perché la crescita deve poter essere sostenibile, in termini sociali, ambientali e politici.

Ci propone di redistribuire la ricchezza tra le varie fasce della popolazione e tra le varie aree del mondo. Ci dice che questa situazione è insostenibile, e che per uscire da questa trappola dobbiamo riconsiderare la distribuzione della ricchezza.

Ci dice che l'eguaglianza di genere non è più rimandabile.E' vero, noi in Europa sulla carta ce l'abbiamo, e forse siamo più avanti rispetto ad altri continenti. Ma non basta averla sulla carta: vediamo il gap salariale, il tasso di occupazione. Non abbiamo ancora capito che la ripresa c'è se ci sono le donne. Perché quando le donne lavorano la produttività aumenta, e se non investiamo sulla loro occupazione difficilmente rialzeremo la testa.

Ci parla di garantire l'accesso a fonti di energia pulita ed a basso costo: perché se è solo per ricchi è un'altra forma di discriminazione.

Ci parla di scuola,di fornire un'educazione di qualità. Io per 25 anni ho lavorato alle Nazioni Unite, in tanti Paesi: non basta dire che si va a scuola. Bisogna capire quale scuola, quale formazione. Ci sono paesi in cui non c'è scuola: c'è alfabetizzazione, che è cosa molto diversa.

E poi si parla di riconvertire il nostro sistema industriale al consumo ed alla produzione di cibo in maniera responsabile.

Se noi riuscissimo a realizzare questi obiettivi, noi vivremmo nel mondo più bello in assoluto. E' il mondo che vorrei, sarebbe un luogo migliore per milioni e milioni di persone. E per fare questo noi abbiamo un lasso di tempo che non è molto lungo: 15 annisembrano tanti, ma sono veramente pochi.

E' uno sforzo che abbiamo il dovere di fare non perché ci siamo impegnati; non perché "ce lo chiedono le Nazioni Unite" -parafrasando il "ce lo chiede l'Europa". Già questo sarebbe abbastanza, perché quando ci si impegna gli impegni bisogna mantenerli. Ma, anche e soprattutto, perché questa è l'unica via per garantire una ripresa economica e un benessere vero e durevole.

Se non riusciremoad attuare questo cambiamento, metteremo a repentaglio i fondamenti stessi del nostro modello di società e forse di quello di democrazia,perché gli assetti attuali non sono più sostenibili. La ricchezza concentrata nelle mani di pochi crea disuguaglianze e ingiustizia sociale;crea rabbia, e la rabbia sfocia in tante forme che minano un sistema organizzato.

Mettere in atto questi punti, dunque, non è un'opzione. E' una via obbligata, e non capirlo in tempo è miope; far finta di niente, business as usual perché quello che c'è fuori non ci interessa, non può funzionare. E a trarre giovamento da un mancato impegno sarebbero coloro che ci propinano una società all'anno zero, la distruzione totale, lo sfaldamento.

Quindi credo che sia nell'interesse di una società lungimirante fare tesoro di queste indicazioni: perché applicare questi principi e seguirli con forza a livello politico vuol dire semplicemente un'Europa più democratica, vuol dire avere a cuore la giustizia sociale, che oggi non c'è.

La nostra Europa nasce su presupposti di giustizia sociale. Come fa un'Europa che nasce su questi principi a essere così ingiusta? Che cosa è successo lungo la strada? Dove ci siamo persi?

Dobbiamo riprendere in mano le sorti del nostro continente, non lasciarlo abbattere da una retorica sempre più nichilista che vede nella distruzione la rinascita. Abbiamo il dovere di rafforzare l'Unione europea, renderla migliore, più sociale, un'Europa con una tripla A sociale.

Con questo obiettivo, in una Dichiarazione firmata da 15 Presidenti di Parlamenti Ue, abbiamo evidenziato la necessità di procedere sul percorso di integrazione politica.

Una proposta che abbiamo sottoposto anche al parere dei cittadini attraverso una consultazione pubblica online, alla quale hanno partecipato migliaia di italiani. Le loro risposte sono state analizzate da un Comitato di saggi. E colgo l'occasione per ringraziare chi ha voluto dedicare le proprie conoscenze e il proprio tempo a questo - tra loro il professor Giovannini e Virgilio Dastoli - mettendo a disposizione di tutti i propri suggerimenti su come rinvigorire questa nostra Europa, che deve essere capace di rispondere alle esigenze sociali perché la crescita è importante, ma non può più mettere in secondo piano l'impatto sociale delle misure economiche.

L'Agenda 2030deve dunque esserein cima alle priorità della politica europea ed italiana. In Parlamento rispetto a questo stiamo andando nella giusta direzione. Mi piace condividere con voi l'introduzione di due importanti innovazioni legislative.

La prima riguarda un allegato al Documento di economia e finanza (DEF) che contiene gli indicatori di benessere equo e sostenibile, i cosiddetti BES, che consentiranno al Governo e al Parlamento di considerare adeguatamente gli obiettivi di sviluppo sostenibile nel momento in cui si definiscono le politiche economiche, da incentrare anche sul miglioramento del benessere collettivo. Questi indicatori, infatti, ci daranno la possibilità di capire meglio come aumentare il benessere dei nostri cittadini.

E poi c'è un' altra novità, un altro strumento che abbiamo voluto inserire a livello sperimentale, ovvero l'adozione del bilancio di genere. Introdotto per la prima volta, ci consentirà di valutare il diverso impatto della politica di bilancio sulle donne e sugli uomini, in termini di denaro, di servizi, di tempo e lavoro non retribuito.

Riguardo all'Agenda 2030 ho anche sollecitato le 14 Commissioni parlamentari permanenti a dedicare un'attenzione specifica a questo tema. Indicazione cui ha dato seguito la Commissione esteri.

Prima di concludere, aggiungo che bisogna riuscire a informare i cittadini degli obiettivi dell'Agenda 2030. La gran parte dei nostri concittadini, infatti, non ne conosce neanche l'esistenza.

Bisogna coinvolgere scuole e associazioni dei giovani, comunicare con i social media e con tutti gli strumenti a disposizione per convincere i giovani ad essere parte attiva di questa Agenda. Ecco, la narrazione fa la differenza.

In conclusione, penso che, nel momento in cui festeggiamo il 60mo anniversario, abbiamo il dovere di rilanciare il progetto europeo in senso federale. A mio avviso dobbiamo mirare a un'unione federale di Stati che ci dovrebbe portare agli Stati Uniti d'Europa: la ritengo l'unica risposta rispetto al futuro, alle grandi sfide, alle competizioni che abbiamo davanti.

In questo tempo sono molti a volere la disgregazione europea, molti anche all'interno del nostro Paese, così come in altri paesi europei e fuori del nostro continente. Fa comodo a molti la nostra debolezza ed è per questo che noi dobbiamo essere capaci di rafforzarci.

Il tempo è ora, è ora che bisogna agire! Bisogna superare lo short-termism. Dobbiamo cominciare a lavorare subito per riuscire a raggiungere quello che ci stiamo prefiggendo in questa occasione e quello che mi auguro diventerà una politica sempre più consolidata del Governo e del nostro Parlamento.

Grazie.